STREAM 4: il portafoglio bilanciato. Un primissimo sguardo alle performances

 

Come tutti i nostri amici lettori sanno, alla pagina SCELTE DI PORTAFOGLIO che state leggendo ora Recce’d raccoglie una serie di qualificati e selezionati contributi, tutti dedicati alle questioni di METODO, alle TECNICHE di gestione del portafoglio, ai MODELLI di valutazione degli asset finanziari, e più in generale alle modalità per operare sui mercati finanziari con successo, per l’investitore privato oppure professionale.

Non trovate per questo, nella pagina SCELTE DI PORTAFOGLIO, contributi dedicati all’attualità.

Come spieghiamo, allora, che oggi si parla di performance? Lo spieghiamo facilmente.

Da un lato, è vero: le performances cambiano ogni giorno.

Dall’altro lato, è altrettanto vero che proprio il periodo che i mercati e gli investitori stanno attraversando dopo l’anno 2020, periodo che è unico nella Storia dei mercati, ci offre una preziosissima opportunità: mostrare al lettore in quale MODO si genera, si costruisce, si produce la performance.

Nel caso specifico, analizzeremo la performance, il risultato, prodotto con la tecnica 60/40, ovvero del “portafoglio bilanciato ad asset allocation statica”, ovvero … quella che ancora oggi le Reti di promotori italiani impongono ai loro Clienti.

L’ampiezza dell’argomento ci costringe a suddividerne la trattazione in una serie di contributi. Quello di oggi è il primo. Riguarda unicamente i portafogli 60/40 ai quali potete accedere attraverso lo strumento ETF.

L’articolo NON offre risposte: ma sicuramente a voi lettori suggerirà una serie di domande. Sulle quali noi di Recce’d ritorneremo, nei prossimi interventi dello STREAM 4.

L’articolo, ve lo anticipiamo, presenta anche una serie di concetti che necessitano di una precisazione, di numeri che necessitano di qualche puntualizzazione, e fa riferimento ad un campione che è sia ristretto e sia arbitrario.

Da qui, noi di Recce’d prenderemo spunto per ampliare, precisare, e completare.

La fonte è un sito Web che si chiama Investire.biz, del quale noi ad oggi non abbiamo maggiori informazioni. Noi di Recce’d giudichiamo sempre e solo il contenuto, e mai la copertina. E come detto, questo breve articolo offre un buon numero di spunti, che vedremo nei prossimi contributi.

Gli ETF bilanciati sono pochi ma si distinguono tra repliche passive, gestioni attive e sostenibilità. Vediamo come stanno andando gli ETF 60-40

Gli ETF bilanciati rappresentano una novità recente nei cataloghi di offerta di una manciata di case prodotto. Ancora poche, probabilmente impaurite dalla corazzata Life Strategy di Vanguard che ha saputo giocare d’anticipo raccogliendo molti consensi e, ovviamente, capitali. La sfida del 60-40, ovvero la tradizionale asset allocation che mette il 60% delle risorse monetarie sulle azioni e il 40% sulle obbligazioni, in Italia è combattuta da tre attori: Vanguard, VanEck e Xtrackers.

 

ETF bilanciati: le proposte di Vanguard, VanEck e Xtrackers

Vanguard propone dalla fine del 2020 una serie di ETF che, passivamente e in modo statico con ribilanciamenti costanti, replicano panieri bilanciati di obbligazioni e azioni. Dal 20% di peso azionario fino al 80%. La caratteristica peculiare dell’ETF è la sua globalità di investimento in termini geografici e, per quello che riguarda la componente obbligazionaria, la copertura dal rischio di cambio euro e l’assenza di strumenti ad alto rendimento come high yield bond ed emerging bond.

VanEck propone tre ETF bilanciati nel suo catalogo che vanno dal 25% al 40% fino al 60% di azioni globali. Quest’ultimo tipo di esposizione (che in realtà salirebbe al 70% se considerassimo anche il 10% di Reits) ha il nome di Multi Asset Growth. La caratteristica peculiare di questo strumento è la presenza di rating di selezione ESG. In questo caso il problema della copertura del cambio non sussiste in quanto gli indici replicati sono relativi a obbligazioni statali e corporate europee oltre ad una piccola componente internazionale.

Xtrackers invece offre uno dei suoi ETF storici a gestione attiva. Una forchetta di esposizione 30%-70% di azionario e bond interscambiabili che crea le premesse per un’asset allocation dinamica. Gestito sulla base di un algoritmo proprietario, Xtrackers Portfolio (esiste anche una versione più conservativa) al momento investe in modo molto democratico 50/50. L’allocazione valutaria anche in questo caso vede una robusta dose di copertura avendo l’euro un peso del 70%. Oltre alla gestione attiva, la peculiarità principale dell’ETF in questo caso è legata alla presenza di tutte le asset type di un tipico portafoglio diversificato. Ad esempio, uno degli ETF più rappresentati è quello che replica il segmento corporate high yield con un peso del 17%.

 

ETF 60/40: chi vince la sfida tra i 3 big player?

Ma chi ha fatto meglio dei tre ETF dalla fine del 2020 ad oggi? VanEck, forse anche per un peso maggiore di azionario, ha raccolto una performance cumulata del 10%. Vanguard si posiziona nel mezzo con il suo LifeStrategy 60/40 con una performance del 4%. Chiude l’attivismo di Xtrackers a +2%. ETF che è anche il più caro dei tre con un costo dello 0,70% annuo. Xtrackers che riesce, anche grazie ad una quota di azionario più modesta, a contenere la volatilità annua sotto al 8%, mentre gli altri due ETF sono poco sopra.

Quella tra le tre società di gestione è tuttavia una battaglia che in quasi tre anni non vede comunque un netto vincitore. Osservando i grafici delle performance si nota una persistente somiglianza tra Vanguard e Xtrackers e un vantaggio di VanEck che probabilmente si ribalterebbe in caso di scenari negativi dei mercati finanziari. Attendendo l’ingresso di nuovi e più importanti attori nell’arena degli ETF bilanciati.

Valter Buffo