Effetto Draghi 2021 (parte 3)
Oggi Recce’d pubblica quattro nuovi Post. Siamo preparando un nuovo Longform’d dedicato al tema dei tassi di interesse, dei rendimenti delle obbligazioni, e della Federal Reserve: verrà pubblicato … quando sarà stato completato. Non sentiamo l’urgenza di scriverne oggi (anche se si tratta del tema intorno al quale ruotano, e ruoteranno tutti i mercati finanziari di tutto il Mondo per tutto l’anno (ed oltre) per ila ragione che ne scrivemmo già quattrodici giorni fa, e che ne abbiamo scritto anticipando i fatti di queste settimane fino dallo scorso mese di agosto 2020.. Per questo siamo tranquilli: i nostri lettori hanno già oggi le idee chiarissime su ciò che sta per accedere. Ai nostri Clienti, durante questo weekend, abbiamo spedito una nuova Lettera, all’interno della quale (insieme con la analisi delle performances ottenute) spieghiamo anche le cause autentiche delle tensioni senza precedenti nel mondo delle obbligazioni nel primo trimestre 2021.
Abbiamo subito, ad inizio febbraio, comunicato in modo chiaro ed esplicito, come sempre facciamo, il nostro modo di vedere questa storia.
In merito al tema “Mario Draghi” abbiamo detto a tutti, Clienti e non: “non prendiamo una posizione; non è un fatto importante a sufficienza”.
In particolare, nella nostra Lettera al Cliente di inizio febbraio oggi è stata spedita la Lettera di marzo), noi scrivemmo ai nostri Clienti quello che segue:
Questa lettera si apre con una premessa: nella Lettera, Recce’d non vi scriverà di Mario Draghi, e per più ragioni:
1. Se ne parla già moltissimo dovunque, anche e soprattutto al bar
2. Recce’d non ritiene che Mario Draghi sarà un argomento decisivo, per i mercati finanziari, per le performances, e quindi per il nostro portafoglio (sarà meno importante de “il vaccino” del 9 novembre)
3. Recce’d non giudica Mario Draghi così rilevante neppure per l’economia dell’Italia: il Governo tutta la stampa italiana ha annunsiato (con un unanime entusiasmo che a noi suscita alcune domande) dispone del supporto politico unanime dei primi mesi di Mario Monti, e lascia non risolto il (pericolosissimo) dubbio sul governo “politico” oppure “dei tecnici (ed anche qui, la differenza con Mario Monti è profonda). La nostra previsione perciò è che inciderà meno di quanto dieci anni fa seppe incidere Mario Monti
Allora, un mese e mezzo fa, su questo argomento eravamo soli, isolati, e venivamo accolti in modo scettico: oggi però di “effetto Draghi sui mercati” nessuno parla e nessuno scrive più. Draghi dai media di settore, dalla stampa di settore, e dalle ricerche delle banche di investimento, viene del tutto ignorato.
Figuratevi poi le Reti di promotori finanziari! Quelle sono sempre le più rapide, a cambiare la bandiera, a seconda di dove tira l vento.
Perché allora oggi Recce’d ne parla? L’occasione ci viene offerta da un articolo pubblicato dal quotidiano la Repubblica, pubblicato la settimana scorsa. Lo riportiamo qui di seguito.
Articolo che Recce’d giudica di interesse per due aspetti: prima di tutto per il tono di chi scrive, e poi per i contenuti.
Esaminiamo prima il tono del giornalista: abbiamo isolato due frasi, che vedete anche più sotto evidenziate in grassetto.
Ma quando c'è lo spessore, l'esperienza e il pensiero i concetti escono fuori anche non volendo. E Mario Draghi, per chi ama e segue i fatti economici e il relativo dibattito, ha buttato lì quattro affermazioni che chiudono con saggezza e semplicità …
Come un giocatore della nazionale nel campetto dell'oratorio.
Nel Mondo, non mancano esempi di “esaltazione del leader politico” allo scopo di “rappresentare la persona del leader sovra-umana”: ad esempio, accade in Corea del Nord.
Ci ha colpiti, e molto, ritrovare un atteggiamento del tutto simile in un quotidiano italiano: e più precisamente, in un quotidiano italiano a grandissima tiratura.
Il giornalista si è trattenuto, ma avrebbe voluto completare l’articolo scrivendo “… e Draghi è anche un bell’uomo”.
Lo abbiamo messo in evidenza fin dai giorni dell’incarico: quasi tutta la stampa italiana ha lavorato per creare intorno a Draghi un clima di “consenso sociale senza opposizione”.
Alcune testate in modo particolare si sono spinte all’esaltazione acritica della persona, esaltazione che prosegue anche oggi, come leggete qui sotto.
Siamo a disagio, e persino in imbarazzo, nel leggere toni e frasi di questo tipo, Ci domandiamo (e suggeriamo questa domanda anche al lettore) quali interessi siano alla base di questo atteggiamento, di cui non ricordiamo alcun precedente nella Storia nazionale..
Ammettiamolo: fa anche un po’ ridere. Leggere di “spessore, esperienza, pensiero … saggezza e semplicità” in una sola frase, e poi vedere Draghi messo sul piedistallo mentre i suoi colleghi politici vengono definiti “giocatori da oratorio” ci ricorda un recente film del comico Sacha Baron Cohen, che rappresenta il Generale Ammiraglio Aladeen, dittatore dello Stato di Wadiya, in visita negli Stati Uniti.
Detto dell’atteggiamento dell’articolista, passiamo ai contenuti: che naturalmente hanno maggiore importanza.
La lettura dell’articolo (si fa in fretta, è molto breve) a noi suscita una domanda: se è questa la linea del Governo Draghi in materia di politica economica, sotto quale aspetto il Governo Draghi si differenzia dai Governi che lo hanno preceduto?
i punti evidenziati in questo articolo sono quattro: niente MES, niente austerità, più debito e revisione del Patto Europeo di Stabilità.
Ognuno dei precedenti Capi di Governo, da Berlusconi a Renzi, da Conte con Salvini fino al più recente Conte con Zingaretti si ritroverebbe del tutto a suo agio con un piano di questo tipo.
“Spendiamo di più, facendo più debito, e senza sopportarne le conseguenze”: chi non sarebbe d’accordo? Una linea di politica economica come questa mette d’accordo destra e sinistra, LEU con Meloni, Salvini con Letta, e naturalmente i 5 Stelle con sé stessi.
Conte sarebbe ancora in carica. Salvini sarebbe ancora al Governo,. Persino Renzi sarebbe ancora Presidente del Consiglio.
Ci fermiamo qui: la politica non è tra le nostre competenze. Siamo solo stupiti, di fronte al fatto che adesso va benissimo ciò che per tutti i precedenti Presidenti del Consiglio era invece impossibile, vietato, irraggiungibile.
Al lettore, Recce’d si limita a ricordare che proprio seguendo una linea di politica economica come questa l’Argentina è diventata … l’Argentina.
Per questo, noi pensiamo che la linea di politica economica descritta qui sotto non sia la linea di politica economica del Governo Draghi. Sicuramente, il giornalista di Repubblica ha preso un abbaglio, e la sua Direzione approvando l’articolo ha preso un abbaglio, e l’Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio ha sicuramente protestato, e chiesto una rettifica.
Rettifica che noi di Recce’d ci attendiamo di leggere quanto prima. In quanto cittadini italiani, chiediamo che il Paese non venga condotto lungo questa strada che porta, inevitabilmente, al disastro finanziario.
Ci porta in Argentina. Ci porta a Wadiya.
Noi siamo certi che Draghi, uomo di esperienza e di conclamate competenze, non intenda raccontare al popolo italiano favole come queste, e che non intenda travestirsi da Dittatore di Wadiya.
ROMA - Con un certo understatement Mario Draghi in un passaggio della conferenza stampa di ieri, la sua prima da premier, ha detto che questo non è il momento delle grandi visioni economiche, di esprimere concetti di fondo sullo Stato e sull'economia ma di affrontare l'emergenza. Pragmatismo dunque, ed anche necessario. Ma quando c'è lo spessore, l'esperienza e il pensiero i concetti escono fuori anche non volendo. E Mario Draghi, per chi ama e segue i fatti economici e il relativo dibattito, ha buttato lì quattro affermazioni che chiudono con saggezza e semplicità un dibattito che si è protratto negli ultimi mesi con più o meno competenza, a vari livelli.
Numero uno: il Mes
"Al momento il livello dei tassi d'interesse è tale (cioè basso, ndr) per cui prendere il Mes non è una priorità". Il banchiere centrale più importante del mondo con poche semplici parole ha chiuso la diatriba sul "costa meno, costa più" sul Mes, il meccanismo salva Stati. Solo Draghi poteva rivelare una verità assai semplice ma impossibile da pronunciare da altri: i soldi del Mes, ha aggiunto, sono per la sanità. "Dunque - ha concluso - quando avremo un piano della sanità condiviso dal Parlamento allora verrà il momento di chiedersi se vale la pena prendere il Mes, altrimenti sono soldi buttati".
Numero due: austerità a tutti i costi
Non è proprio il momento. "E' un anno in cui non si chiedono i soldi, si danno". Perché è necessario accompagnare imprese e lavoratori nel percorso di uscita dalla pandemia
Numero tre: il debito
"Non bisogna guardare al debito, non è questo il momento, c'è la recessione. Verrà quel momento". Draghi aveva già detto in un celebre articolo sul Financial Times che per uscire dalla crisi sarebbe stato necessario utilizzare il debito e anche che questo debito deve essere "buono", cioè destinato ad investimenti produttivi. Ora va anche più avanti.
Numero quattro: Patto di Stabilità
Da anni ci si accapiglia sul Patto di stabilità che presiede la moneta unica e il sistema europeo e che limita deficit e debito. Oggi sono in molti a volerlo più morbido. Draghi dà la sua linea; all'Europa si direbbe. "Le regole del Patto di Stabilità verranno discusse ed è difficile che restino uguali: in Germania è stata avanzata una richiesta di debito, in Francia e Spagna anche".
Come un giocatore della nazionale nel campetto dell'oratorio.