Facciamo un nuovo Albo!!! Dei "giornalisti & consulenti"

 

L’albo dei Consulenti Finanziari era una cosa seria. All’inizio. Più di dieci anni fa.

Poi è stato svilito dal Parlamento Italiano: che lo ha trasformato in una cosa totalmente diversa, rispetto alle intenzioni.

Al grido di “siamo tutti figli di mamma” l’Albo dei Consulenti è stato trasformato in una bella mano spessa di vernice su un muro cadente: ed è così’ che un intero esercito di promotori finanziari (che notate bene, resta un esercito di promotori finanziari, che fanno il mestiere che è proprio dei promotori finanziari: piazzano la loro merce al Cliente) si è rivestito bene per la festa, ovvero per fare la festa agli investitori, e adesso è l’esercito dei “consulenti finanziari”.

Torniamo alla questione dell’Albo. Un Albo ha senso di esistere in un solo caso, ha un solo scopo nella vita: l’Albo dovrebbe, se stiamo alla lettera dello scritto, circoscrivere il perimetro di chi è autorizzato dalla normativa a dare consigli e pareri sugli investimenti finanziari in condizione di correttezza professionale, e quindi in primo luogo di protezione del’interesse del Cliente..

In Italia al contrario si è appiccicata l’etichetta di “consulente finanziario” a centinaia di migliaia di operatori che, a tutto oggi e da sempre, operano in PALESE CONFLITTO DI INTERESSE. Ma le lobbies, lo sappiamo, sono pagate moltissimo proprio perché sanno come fare breccia nel cuore, e nei portafogli, dei nostri Parlamentari.

Detto tutto questo, ovviamente la conseguenza è una specie di “liberi tutti: e infatti, capito che il sistema è come minimo poco selettivo (se non un sistema che premia al contrario), e che a nessuno in Parlamento interessa dell’investitore finale, adesso tutti vanno all’assalto della consulenza finanziaria. Se siamo tutti figli di mamma, allora perché non anche noi, dicono tutti?

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Da questo punto di vista, si fa notare nel 2019, in particolare, la categoria dei giornalisti (in attesa dei sarti, dei lattai, dei dentisti e dei commercianti di legname).

I giornalisti tutti si stanno spostando dal mestiere dell’informazione, ovvero di portare al lettore la notizia nel modo più imparziale possibile, al prendere una posizione, sbilanciarsi, prendere una parte, azzardare commenti e parerei, su tutto. E in particolare sugli investimenti finanziari.

Assistiamo quindi alla comparsa di (subdole, non dichiarate) forme di qualche cosa che aspira ad essere consulenza finanziaria, almeno nei titoli di richiamo (sopra e sotto due esempi dell’ultima settimana).

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Non lo è, ovviamente: non può trattarsi consulenza. Mancano il metodo, gli strumenti, le conoscenze, le analisi e gli obbiettivi. E sopra ogni cosa, manca il senso di responsabilità: sono idee buttate lì, e tra tre mesi chi se ne ricorda?

Dal punto di vista del giornalista e del suo giornale però, il punto sta da un’altra parte: se riesci a mettere nel titolo una serie di termini di richiamo, del tipo “guadagnare”, “perdite, “Federal Reserve”, Powell”, “crollo” e cigno nero”, il click arriva assicurato.

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E che importanza ha il fatto che, alla fine dell’articolo, il lettore è più confuso di prima? Tanto, il click ormai è arrivato, “la fiammella si è accesa” (come quelle sotto le candele, in chiesa, da 50 centesimi). per il lettore, l’articolo è del tutto inutile, mentre per il giornalista aiuta, quando si discuterà l’aumento di stipendio.

E allora, oltre alle forme mascherate di consulenza finanziaria di cui abbiamo parlato sin qui, ecco apparire una nuova specie di articoli di giornale.

Si potrebbero definire articoli “a minestrone”: articoli scritto passando il giorno sul Web, al solo scopo di trovare le idee che non si hanno. Articoli che mettono inseme (meglio se alla rinfusa ed in modo incomprensibile per il lettore) spunti ed idee che circolano sul Web, a cui poi si aggiunge qualche grafico con le righe colorate, per chiudere poi con un commento che non è chiaro e neppure vuole esserlo.

Lo scopo di questi articoli, infatti, non è quello di farsi capire da chi li legge, che è meglio se non capisce. Lo scopo invece è unicamente quello di poter dire poi al direttore della redazione: “io ne ho parlato prima di quell’altro giornale”.

L’unico e solo scopo è quello, amici lettori: piantare un paletto da far vedere poi al Direttore. Di voi lettori, importa assolutamente nulla. Tanto tra sei mesi, chi tornerà poi a vedere che cosa diceva questo o quel giornale (noi in Recce’d lo facciamo per il nostro sistematico lavoro di selezione delle fonti e valutazione della credibilità: ma il lettore che poi è l’investitore finale NON lo fa, non ne ha il tempo né la voglia).

E allora avanti! Tutti si buttano! Facciamo un bel minestrone con ingredienti come Powell e Draghi, mettiamoci un grafico che sale, e poi parliamo Cina e tariffe, buttiamo dentro un grafico che scende, e poi ancora buttiamoci dentro Trump, Lehman Brothers, i tassi a zero, e adesso un altro grafico (che c’entra nulla coi precedenti) e poi magari un pizzico di esotico, la Turchia e il petrolio. La ricetta si perfezione con qualche termine in inglese dove assolutamente NON sarebbe necessario, tipo new normal o buyback oppure leveraged (naturalmente, dove NON serve).

(“E chi se ne frega, se proprio non ci capisco di macroeconomia, microeconomia o Finanza: tutti, ma proprio tutti, possono scrivere di mercati finanziari, così come del Campionato di calcio e di quello che succede al Parlamento”).

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Visto con gli occhi di chi per professione si occupa di questi temi, è uno spettacolo penoso: costretti a inseguire ciò che proprio non si capisce, sempre costretti a rincorrere, questa specie nuova, di giornalisti cum consulentia, si affanna al solo scopo di occupare spazio.

Va precisato, a beneficio dei lettori che seguono il nostro Blog, che Recce’d in passato (e da molti anni) utilizzava i dati nella forma di grafici e tabelle per la propria comunicazione di contenuti. L’utilizzo di grafici e tabelle era intensivo, anche in questo Blog: lo facevamo, però, sulla base di una impostazione analitica e di obbiettivi del tutto differenti da quelli che vi abbiamo appena descritto. Non siamo ricorsi a confusi Post-minestrone.

Oggi invece, come molti lettori del sito di Recce’d hanno già notato, abbiamo e di molto ridotto i commenti ai grafici, almeno nel Blog. I nostri commenti ai dati, e le relative analisi grafiche, sono per lo più concentrati e limitati ai lavori di analisi che vanno ai nostri Clienti.

La ragione di questa nostra scelta? Molto semplice: per non confonderci, con quelli che non hanno idee e copiano le idee di chi le ha.

In conclusione torniamo all’Albo dei consulenti, e ci rivolgiamo a quelli che ormai per professione si sono ritagliato uno spazio nella burocrazia come “creatori di nuovi Albi professionali”. A loro suggeriamo di procedere, ma subito, alla creazione del nuovo Albo di “Consulenti finanziari cum giornalisti”. Aderirebbero a decine di migliaia! E quante commissioni di iscrizione arriverebbero!

Ma vogliamo chiudere chiarendo perché questo argomento è rilevante per noi di Recce’d e per i lettori investitori.

A noi in Recce’d, questa nuova ondata di “giornalisti aspiranti consulenti finanziari” rende un grande servizio: proprio grazie ad articoli come quelli che abbiamo descritto, ai lettori risulterà evidente (immediatamente, e senza bisogno di particolare concentrazione) la differenza tra chi si inventa consulente dalla sera alla mattina ed un professionista che agisce sulla base di metodo e conoscenze specifiche. Quindi ben vengano! Anche perché, ammettiamolo, qualche volta ci aiutano a chiudere la giornata di lavoro … con una sana risata.

E ai nostri lettori? Che cosa importa di questa storia? Che importanza ha, sul piano pratico? In primo luogo, li invitiamo a selezionare le fonti di informazione, sulla base della loro credibilità e professionalità: se si tratta semplicemente di lavori di “taglia e incolla”, la soluzione è semplicemente quella di saltare a piè pari ed andare alle fonti originali. In secondo luogo, occorre schermarsi, evitare di farsi distrarre, ed eventualmente influenzare nelle proprie scelte, dal vero e proprio diluvio di fake news, come quelle di sette giorni fa sul “bazooka di Draghi”.

Quanto alle Autorità di competenza, che naturalmente fino ad oggi hanno del tutto ignorato la questione: a loro suggeriamo di cercare con un motore di ricerca il termine russo “disinformaya”, ed intervenire se del caso sui meccanismi che distorcono la formazione dei prezzi sui mercati finanziari.

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Mercati oggiValter Buffo