La crisi dei Fondi Hedge: e come Recce'd vi costruisce la performance giorno per giorno

Sulla stampa specializzata, ed anche su quella generalista, si scrive da mesi della crisi dei Fondi Hedge, che è stata prima una crisi di risultati ed è oggi una crisi di raccolta. Quasi ogni giorno, si legge di grandi Fondi Pensione che decidono di ridurre la loro allocazione ai Fondi Hedge.

Quando, alla metà degli Anni Ottanta, si diffusero i primissimi Fondi Hedge, la motivazione alla base era chiarissima: il fallimento della tradizionale modalità di investimento, ovvero della asset allocation classica centrata su criteri come diversificazione e premio al rischio, era già allora evidente agli investitori più attenti, che reclamavano quindi dai loro gestori una maggiore presa di responsabilità. Si diffusero così,  trenta anni fa, i primi fondi promettevano al cliente di generare un risultato non rimanendo ad attendere che gli indici di mercato salissero, bensì per conseguenza delle scelte di investimento, e di disinvestimento (ovviamente) del gestore stesso.

Quei Fondi hanno prodotto in effetti eccellenti risultati, per almeno quindici anni: ed hanno dimostrato, in modo concreto, che la tradizionale asset allocation, la "diversificazione", il "premio al rischio", presi alla lettera erano niente di più che un vecchio armamentario commerciale, inutile oppure controproducente per il Cliente investitore, sfruttato fino all'ossa dalle Reti e più di recente anche da certi "robot".

Torniamo agli Hedge. Negli Anni Duemila, i mercati sono cambiati, mentre i Fondi Hedge si sono fermati: rimanendo uguali a sé stessi, sono finiti fuori dal loro tempo. Negli ultimi anni poi, ai loro problemi di eccessiva rigidità ed eccessivi costi si è aggiunto un problema esterno, ovvero la decisione delle Banche Centrali di mantenere in vita la vecchia industria con una spregiudicata azione di politica monetaria che ha creato una artificiale rivalutazione degli indici di mercato.

I "miracolati", o se vogliamo essere più pungenti, gli "zombie" che grazie a questa spregiudicata politica monetaria sono ancora oggi nel business (da cui sarebbero fuori da anni, senza i regali di Bernanke e compagnia) oggi possono fare gli arroganti, ed  affermare che la crisi dei Fondi Hedge una vittoria della "vecchia industria" e della vecchia asset allocation, con tutto l'ambaradan di diversificazione, premi al rischio e chincaglieria varia.

Questa illusione è però destinata a durare ancora pochissimo tempo, perché già nel 2015 e ancora di più nel 2016 abbiamo visto, e toccato con mano, che quella fase di mercato, quella dei QE, è finita e che gli zombie dovranno ritornare da dove sono venuti. Commette un grave errore chi pensa che la politica di Bernanke abbia dimostrato che "nel lungo termine" tutto si aggiusta, e le performances sono sempre positive. E commette un grave errore chi pensa che la crisi dei Fondi Hedge sia la dimostrazione che quelle esigenze degli anni Ottanta, che li fecero nascere trenta anni fa, siano state messe da parte.

Proprio quelle stesse esigenze saranno invece la forte ed unica istanza intorno alla quale si formerà la nuova industria del risparmio, quella che nascerà nei prossimi anni in parallelo con la dissoluzione dei vecchi cartelli e delle strutture di vendita obsolete e delle strategie di portafoglio tradizionali e inefficienti. L'istanza sarà quella di un Cliente investitore che non si accontenta più, che pretende di più, che comprende di più quello che gli capita intorno, giorno dopo giorno e non due volte l'anno.

E così, chi si presenterà dicendo "ci mettiamo dentro un po' di tutto" si sentirà messo contro il muro da un Cliente che chiederà di sapere "ma tutto ... cosa? cosa è il tutto? e quando? e con che strumenti? e per quanto tempo? e con che obiettivi?"