Gestione del portafoglio titoli (parte 1): l'equity di Eurozona

Questo Post è il primo di una serie dedicata alla costruzione del portafoglio ed alle strategie di gestione

Dopo essere entrato, la settimana scorsa, in territorio di "correzione", l'indice di Borsa tedesco DAX ha recuperato il 5%. Ancora più ampio il recupero dell'indice italiano FTSE MIB, che dai minimi è rimbalzato del 8%. Intanto la Borsa di New York ha fatto segnare nuove chiusure record, ma anche così la performance del 2015 resta molto vicina allo zero. Alla fine del primo semestre, aumenta la volatilità anche in Borsa (valute e tassi si erano mossi già prima), e questo dato fa sorgere molti dubbi tra gli investitori. Le Case di Fondi e le Reti di vendita, in modo unanime, continuano ad esprimere il massimo ottimismo, e quindi spingere sull'equity Eurozona: ne abbiamo scritto in un Post solo tre giorni fa. Ed in quel Post abbiamo chiarito anche la nostra posizione operativa su questa classe di asset: mentre nel Post di oggi l'equity di Eurozona ci serve solo come spunto per  affrontare una questione di metodo, che è molto attuale proprio in una fase di volatilità elevata come quella di questa fine di semestre. Ripartiamo quindi dall'equity Eurozona: chi spinge su questa classe di asset ci dice che l'equity Eurozona resta da comperare sui ribassi (e molti lo hanno fatto sulle notizie dalla Grecia) per due ragioni principali, ovvero il QE della BCE che durerà fino al settembre 2016 e la ripresa dell'economia in Eurozona. Il primo tema è un classico: ogni anno, a gennaio, siamo sempre tutti avvisati che "sta arrivando la ripresa economica": a fine anno, poi la ripresa non è arrivata, ma "arriverà l'anno prossimo". Tutti gli investitori ricorderanno il 2014, e il 2015 potrebbe fare la stessa fine. Su questo argomento, ovvero sugli intermediari finanziari che sono "obbligati all'ottimismo", abbiamo già scritto in un Post precedente. Occupiamoci invece del primo argomento, ovvero il QE di Draghi, che buttando sui mercati liquidità ci "costringerebbe" ad acquistare equity, perché "tutto il resto non rende più nulla". Qui il punto è molto più delicato, molto più intigante e molto più importante: vediamolo con attenzione. Questo argomento sta in piedi solo se si ha fiducia in un "medio lungo termine" in cui tutto sale sempre. In altre parole, in un medio lungo termine che è quello rappresentato nel grafico qui in basso: in un mondo come questo non ha senso stare in cash ("rende meno di tutto") e si deve sempre essere "fully invested" e "long". Peccato che non è vero: un grafico come quello qui in basso mette in luce le meraviglie del "rendimento cumulato o composto", ma ha senso solo se il nostro investimento lo abbiamo fatto nel 1950. Se siamo partiti nel 1970, i risultati sarebbero molto diversi. Se poi facessimo partire il grafico nell'anno 2000, i risultati sarebbero ancora più sorprendenti. In breve: il grafico qui in basso è solo una corretta rappresentazione di una certa epoca storica, il Secondo Dopoguerra, e nulla di più: non è uno strumento di previsione, e sarebbe totalmente sbagliato, se non dannoso, fare le proprie scelte di portafoglio sulla base di questi dati.

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Torniamo allo spunto iniziale: comperare equity perché c'è abbondante liquidità. Questa è una interpretazione delle politiche di QE che è stata cavalcata, con grande intensità, dalle banche di investimento di tutto il mondo, che hanno rivitalizzato il proprio business di negoziazione dopo il 2009 proprio grazie a questo supporto delle Banche Centrali, che ha fatto "muovere i portafogli". Per gli investitori finali come noi, è stata una "manna"? Dipende da come finirà: tutti gli asset finanziari traggono il loro valore dai flussi futuri di reddito, e vedremo quindi se il QE farà effettivamente aumentare il reddito prodotto in futuro. Se in futuro il reddito dovesse diminuire anzichè aumentare, gli investitori, che fino ad oggi guadagnano, finirebbero con il perdere tutto. La partita è ancora aperta, ed è proprio questo momento, che alcuni hanno definito come un "major inflection point" (vedi un Post di sei giorni fa) che è utile chiedersi se continuare a "seguire il gregge" oppure rivedere il modo in cui si gestisce il proprio portafoglio.