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Uno sguardo al secondo semestre (parte 8)

Come vedete benissimo nel grafico che segue, il prezzo del petrolio WTI, trattato sul Nymex (e su cui si investe sui mercati) ha recuperato dai minimi del 2016 raddoppiando di prezzo alla fine del 2017. Poi, si è registrata una nuova fase di aumento nel 2018, fase sulla quale noi di Recce'd siamo molto dubbiosi, per ragioni che ai Clienti abbiamo già dettagliato.

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Le contraddizioni, in questa fase, sono evidenti, e trovano una sintesi nella parte bassa del grafico che segue: dove vedete l'andamento del Commodity Index di Bloomberg.

Prima di fare qualsiasi mossa sulle materie prime, cercate almeno di capire bene cosa sta succedendo in queste settimane.

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Uno sguardo al secondo semestre 2018 (parte 7)

Perché, a differenza del mese di agosto 2015, e poi del gennaio 2016, la Borsa di New York NON reagisce al calo della Borsa di Shanghai?

Ed è un bene? Oppure un segnale che "c'è qualche cosa che non va"?

Recce'd ha una forte opinione al proposito, che ci aiuta a prevedere quello che ci aspetta nei prossimi mesi.

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Qui ci limiteremo, però, a segnalare ai lettori che c'è chi si aspetta un rapido peggioramento di questa situazione. Un esempio ve lo offriamo con il grafico che segue.

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Le nostre previsioni si basano su uno spettro molto ampio di elementi sull'economia e la finanza in Cina, che possono trovare una sintesi, ad esempio nell'indice di Goldman Sachs che vedete nel grafico che segue.

Anche se i giornali per ora non ve ne parlano (per ora), è nel vostro interesse comprendere meglio questa situazione.

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Uno sguardo al secondo semestre 2018 (parte 6)

Questo Post riprende Post il precedente (la parte 5 della Serie), aggiungendo un approfondimento.

Il punto debole delle affermazioni di chi oggi vuole a tutti i costi spingere le Borse lo vedete bene nel grafico che segue.

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Come abbiamo già messo all'attenzione di chi ci legge, anche in questo grafico manca del tutto il 2019. Tutta l'enfasi viene messa sui dati 2018, e sul forte incremento degli utili reso possibile dal fatto che Trump ha tagliato le tasse sugli stessi utili.

Ci sono molte domande, che nessuno si fa ma che noi invece vi suggeriamo di farvi, ed una in particolare: cosa succederà, una volta che nel gennaio 2019 sarà finito l'effetto dei tagli alle tasse? Gli utili cresceranno ancora?

Senza l'effetto "push-up" di Trump, tutto tornerà a dipendere da un fattore solo, ovvero la crescita del business, dei ricavi, dell'economia. E qui, si apre un mondo.

Le nostre analisi di dettaglio, su questo tema, sono ovviamente nella disponibilità dei nostri Clienti. Qui, ci limitiamo a segnalarvi che nel Mondo le stime per gli utili nel 2018 sono in DISCESA, come vedete ad esempio nel grafico sotto che riguarda le Borse Emergenti.

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Siamo già intervenuti sulla quota Emergenti dei nostri portafogli modello, proprio nelle ultime settimane. Dove però avremo più da lavorare sarà sulle Borse europee, a cui The Morning Brief la settimana prossima dedicherà un dettagliato approfondimento.

La domanda è questa: il calo del 2018 le rende più convenienti, e quindi più attraenti, come dice il grafico che segue? Oppure, al contrario, il calo del rapporto P/E (che si legge sulla scala di sinistra) dell'indice Stoxx 600 non è un vero calo, visto che stanno per essere tagliate anche le stime degli utili (che sono poi la E in P/E)?

In pratica, il mercato in Europa ha già fatto lui il taglio delle stime?

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Un discorso del tutto analogo si può fare (e faremo per i nostri Clienti) sulle Borse Emergenti.

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La sintesi di questa analisi la si legge nel grafico che chiude il Post: e la domanda che noi ne ricaviamo riguarda la linea gialla di questo grafico, che è una specie di "ultima linea di resistenza" per quelli che 12 mesi fa scrivevano del "boom economico" e della "crescita globale sincronizzata". Ma la linea gialla è sostenibile, alla luce di ciò che sappiamo oggi? Voi ci credete? Chi vi consiglia, ci crede?

Rispondendo a questa domanda potete evitare di perdere molti soldi da qui a fine 2018.

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Uno sguardo al secondo semestre (parte 5)

Questo Post riprende i temi trattati nel secondo Post di questa serie. In quel Post abbiamo riportato un articolo del Financial Times, scritto dal Direttore Generale della Banca dei Regolamenti Internazionali. Ne riportiamo, di seguito, un breve estratto.

Central banks still find it hard to forecast financial markets, just as meteorologists are not always successful in predicting the weather. At the BIS, we have come to appreciate how unrewarding it can be to flag risks when markets are running hot. Yet that is precisely when risks tend to be highest. Indeed, our analysis indicates that the risks ahead are material. A decade of unusually low interest rates and large-scale central bank asset purchases may have left many market participants unprepared, and have contributed to a legacy of overblown balance sheets. Financial conditions are easier than before the financial crisis, when many investors, households, corporations and sovereigns were caught out in the rain with no umbrella. And there is no denying that the room for manoeuvre in terms of monetary and fiscal policies is narrower today than at that time.

Affrontare i prossimi sei mesi, e in generale i prossimi anni, con criteri di valutazione e di scelta di portafoglio analoghi a quelli che sono stati utilizzati in passato sarebbe (sulla base di queste e molte altre considerazioni) un errore gravissimo, e potenzialmente fatale.

Le stesse banche di investimento, in questo primo semestre del 2018, pur continuando ad insistere con i loro Clienti sulla "assoluta necessità di comperare equity" sono state poi costrette a constatare che:

  1. le Borse non vanno più da nessuna parte, e che NESSUNO PIU' compera in Borsa (se escludiamo i "buybacks" che la riforma fiscale di Trump ha finanziato, togliendo soldi al Bilancio Federale); e che
  2. l'atteggiamento dei Clienti, che per loro sono principalmente i Fondi Comuni, è decisamente cambiato, come ci racconta il grafico che segue
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Come abbiamo scritto sopra, lo sforzo delle banche di investimento è massimo, per convincere il pubblico a mettere altro equity in portafoglio. Come si vede nel grafico qui sotto, gli "strategisti" delle banche di investimento spingono sulla Borsa, con aspettative di rialzi "mostruosi" nella seconda metà del 2018.

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Ma fate bene attenzione: nessuna di queste banche, nessuno dei "grossisti del mercato", parla mai, ma proprio mai, del 2019: non troviamo un solo grafico che comprenda il 2019, quando si scrive di valutazioni di Borsa. Sapete perché? Perché basta alzare di poco lo sguardo, e l'entusiasmo svanisce da solo. 

Un esempio? Morningstar, autorevolissima Società di analisi che tutto il pubblico conosce, stima pari a ZERO il rendimento più probabile per la Borsa USA NEI PROSSIMI 10 ANNI. Lo vedete sotto nel grafico, e vi suggeriamo di rifletterci bene.

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Per questo, è utile il contributo che potete ricevere da Recce'd, come supporto alle vostre scelte di gestione. Perché noi di Recce'd abbiamo lavorato, sperimentato, testato e realizzato strategie di investimento che vi permettono di evitare questa trappola.

Una trappola per i risparmiatori che, come spiegato benissimo dalla BRI nel brano che abbiamo citato sopra, è stata studiata, e realizzata, dalle Banche Centrali. Per finalità che restano, in buona parte, da spiegare ai risparmiatori finali.

Non fatevi ingannare da ciò che vedete, e leggete, in un grafico come quello che segue. Chi afferma una cosa simile ("Nell'ultimo decennio, le azioni hanno avuto più probabilità di generare un profitto che una perdita") pur sapendo che nell'ultimo decennio, dall'esterno del mercato, si è intervenuti in modo pesantissimo per fare salire i prezzi, sta cercando semplicemente ... di fregarvi.

E se costruite un portafoglio su queste basi, le conseguenze non potranno che essere disastrose per voi.

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Uno sguardo al secondo semestre (parte 4)

Questo Post riprende, aggiornando e completando, l'analisi del primo Post di questa serie: all'interno del quale, e aiutandoci in quella occasione con un grafico molto chiaro, scrivevamo quello che segue

Se anche si arrivasse, nel secondo trimestre, al 3,5%, la media del primo semestre non supererebbe il 3%. Notate inoltre che un dato trimestrale vicino al 4% si è registrato in numerose occasioni durante gli ultimi anni: e non ha mai avuto un significato particolare per i trimestri successivi.

Si parlerà sempre più spesso di questo dato (il PIL del periodo aprile-giugno), la cui PRIMA stima ufficiale arriverà a fine luglio. In particolare, la Amministrazione Trump ci ha puntato tutto, allo scopo di potere dire che "la previsione della crescita al 4% è stata confermata". Sotto, potete vedere la stima più aggiornata della Federal Reserve di Atlanta.

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Recce'd afferma due cose. La prima è che questo dato NON ha una grande importanza, e la ragione la abbiamo esposta nel primo Post, e poi ripetuta più in alto. La seconda cosa è che il dato annualizzato per il Q2 potrebbe essere anche più alto del 3,8%, ma allo stesso tempo potrebbe essere MOLTO più basso. Perché? Una ragione è spiegata dai due indici ISM che gli Stati Uniti hanno pubblicato la settimana scorsa, come si ricava leggendo l'immagine che segue.

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La componente che potrebbe avere dato il maggiore impulso al dato trimestrale per il PIL USA è quella del commercio estero, che come vedete dal grafico che segue è tornata nel trimestre a livelli di deficit commerciale in linea coi dati medi dal 2009 ad oggi (dopo un trimestre nel quale il deficit si era molto ampliato, rallentando la crescita interna). 

Ma proprio questa componente, per le ragioni che sapete tutti, risulta del tutto imprevedibile nei prossimi due trimestri del 2018, e ancora di più nel 2019. Non è questa, la base per un "boom economico" che ad oggi nei numeri NON ESISTE.

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