Se il Presidente degli Stati Uniti scende in campo sul tema del prezzo del petrolio, sarà certamente perché la tensione generata dal recente rialzo è molto elevata.

Eppure a nostro giudizio il recente rialzo NON è particolarmente significativo. Resta del tutto aperta la questione su quali siano, in questo momento, le determinanti del prezzo del petrolio, e delle altre materie prime. Le scorte? la domanda finale? Il cambio del dollaro USA? I tagli alla produzione? Le tariffe sul commercio internazionale? Tra poche settimane, anche noi avremo le idee molto più chiare.

Come vedete sopra, il Presidente Trump è sempre più "arrabbiato".

Dove ci porteranno le sue iniziative? Lui stesso, quanto è forte, stabile, capace di incidere?

E soprattutto: sui mercati finanziari, la sua influenza, decisiva nel 2017, oggi è ancora così importante?

Che tipo di estate sarà per l'Eurozona?. Oggi non lo sa dire nessuno. Neppure Draghi, che venerdì 20 aprile ci ha informato che "l'economia europea potrebbe avere cominciato a rallentare".

Se vi siete distratti, e non vi ricordate della Cina, è il momento di pensarci. Prima che la Borsa decida da che parte andare

Se vi siete dimenticati del Giappone, è il momento di pensarci. prima che si dimetta il Governo Abe che oggi e più debole che mai nella sua storia.

Nella nostra serie dedicata ai "treni che arrivano in ritardo" abbiamo messo in evidenza il rapido, improvviso e all'apparenza immotivato cambiamento di atteggiamento di tutte le banche globali rispetto alla crescita economica.

Siamo passati nello spazio di poche settimana da un coro generale dedicato al "boom economico" ad una generale paura del "rallentamento". Anche i dati sono peggiorati (grafico in alto) ma il vero, autentico e sostanziale problema è che NON ERANO MIGLIORATI così tanto sei mesi fa. Il "boom economico" non lo ha mai visto nessuno.