Indice S&P 5000
Come abbiamo scritto in decine di precedenti occasioni, e come abbiamo scritto anche ieri, alla pagina del sito che abbiamo chiamato TWIT - TWOO, i numeri tondi non ci emozionano. Ancora meno, i numeri tondi influenzano le nostre valutazioni dei mercati, dei singoli titoli, e soprattutto le nostre decisioni per i portafogli modello di Recce’d.
C’è un solo aspetto che ci interessa: si tratta del modo in cui la grande massa degli investitori reagisce, sul piano emotivo.
In Recce’d, svolgiamo un certo numero di pratiche, ogni giorno (e non soltanto quando arriva quota 5000) per misurare la “temperatura emotiva” della massa degli investitori. Non che questo fattore abbia un peso significativo, per le nostre scelte di investimento: per noi di Recce’d Tesla è una azione che rappresenta un’Azienda, e la valutiamo per i benefici che in futuro un investitore potrà ottenere investendo in quella Azienda. Per noi di Recce’d, Tesla vale esattamente lo stesso, sia che sul mercato vada fino a 400, sia che scenda poi a 100, sia che risalga a 250, sia oggi che vale 150 circa. Semmai, alla peggio, possiamo concludere che quel titolo lo escludiamo dall’universo investibile, dato che neppure la grande massa è in grado di dire se vale 400, oppure 100, oppure 200 dollari USA (ed una ragione, ci sarà).
Non è diverso per lo S&P 500: non ci sentiamo di escludere, oggi 11 febbraio, che 5000 di S&P 500 valga tanto quanto valeva, due anni fa, il segnale di Tesla a 400 dollari USA ed oltre.
Come tutti sapete, poi i media si adeguano, i titoli cambiano, sul Web si cambia idea, e poi l’amico alla macchinetta del caffé cambia idea. E i social? Al momento sono occupati con la Ferragni, ma domani?
Per la verità, ci sembra impossibile escludere che la situazione dello S&P 500 oggi sia ancora peggiore, rispetto a Tesla del gennaio 2022.
Come detto, in Recce’d ogni giorno abbiamo da svolgere una serie di pratiche disciplinate, per “misurare la temperatura” delle emozioni di massa.
E con riferimento a “quota 5000” ci siamo sforzati di leggere, in gennaio e nei primi giorni di febbraio 2024, quanti più commenti possibili.
A noi, in Recce’d, non interessano i contenuti di questi commenti. Noi in Recce’d li leggiamo tutti con attenzione, ma solo per comprendere come la storia viene costruita e confezionata.
Dalle nostre migliaia di letture degli ultimi dieci giorni, per il lettore del sito ne abbiamo scelta una di due giorni fa, che a noi risulta sufficientemente rappresentativa. La riproponiamo (dal sito Investing.com, frequentatissimo dai fai-da-te ma pure dagli investitori che si affidano alle Reti come Fideuram oppure FINECO oppure Mediolanum).
Leggiamo insieme.
Borse avanti piano. Gli indici mondiali flettono leggermente mantenendosi comunque sui massimi storici. L'S&P 500 ha superato la soglia dei 5mila punti, un segnale psicologicamente molto rilevante. Anche Milano ha chiuso in territorio positivo mantenendosi sopra la soglia dei 31mila punti, massimo da 16 anni. Ma sempre inferiore di oltre il 30% rispetto ai massimi storici. Torna il segno positivo per l’indice delle banche regionali statunitensi, che recupera dopo la crisi esplosa all’improvviso con il declassamento a “spazzatura” della New York Community Bank. Cattive notizie arrivano invece dalla Cina. Il dato sui prezzi al consumo ha deluso le attese dopo il crollo del pezzo del maiale. Sono diventati 16 i mesi consecutivi di calo dei prezzi. Il segnale che le pressioni deflattive che si stanno allargando oltre le previsioni. I cinesi viaggiano anche molto poco nonostante la stagione delle vacanze del capodanno lunare. Non è ancora chiaro se la debolezza sia temporanea o radicata a causa del sentiment debole dei consumatori cinesi post pandemia e la mancanza di iniziative politiche da parte del Governo. Anche in Europa l’inflazione è in calo ma non abbastanza per spingere la Bce ad abbassare il costo del denaro. Un segnale è arrivato questa mattina alle 8:00 con il dato sui prezzi al consumo in Germania a gennaio in linea con l’attesa ovvero dato inferiore al 3% su base annua e dello 0,2% su base mensile. Alle 11:00 è atteso invece un riscorso del Presidente della Buba (la banca centrale tedesca) Nagel.
Arrivano i gufi
In un rapporto diffuso tra i propri clienti JPMorgan afferma che il rally dei mercati azionari degli ultimi 12 mesi ha il fiato corto. Secondo gli esperti: " il potenziale di aumento delle quotazioni azionarie da questo momento sembra limitato e prevediamo che i mercati azionari subiranno un calo del 20-30% rispetto ai massimi previsti nel 2024". Nonostante queste “fosche” previsioni, JP Morgan (NYSE:JPM) esprime un giudizio positivo sulle mid-small cap, suggerendo che questi titoli offrono una migliore possibilità di investimento rispetto alle loro controparti più grandi nelle economie avanzate, Giappone escluso. "Le azioni a piccola capitalizzazione – continua il rapporto - potrebbero sottoperformare di un massimo di 200-300 punti base, ma hanno il potenziale per generare un rendimento in eccesso del 34-59% nei prossimi due o tre anni". Una posizione condivisa da Integrae SIM che, con attraverso il proprio ufficio studi ha una copertura su circa 70 società quotate su Euronext (EPA:ENX) Growth Milan, le Pmi ad alto potenziale di crescita che dopo avere sottoperformato nel corso del 2023, trattano su valutazioni molto basse in assoluto ovvero cca 6 volte gli utili attesi nei prossimi 12 mesi, con la possibilità di essere “riscoperte” dagli operatori nella prospettiva di un calo dei tassi di interesse e soft landing.
Mamma li Houti
Moller-Maersk, colosso danese del trasporto marittimo ha annunciato un piano di ristrutturazione per fare fronte degli alti livelli di incertezza nel Mar Rosso in seguito agli attacchi alle navi mercantili nel Golfo di Aden iniziati a novembre da parte dei pirati Houti. In particolare ha annullato il piano sul buyback da $1,6 miliardi e tagliato il pagamento del dividendo dell’88%. Il mercato ha reagito negativamente all’annuncio: le azioni sono crollate fino a perdere al 14% dopo aver ceduto il 29% nel corso dell’ultimo anno. Maersk ha affermato che se da un lato gli attacchi Houthi, compresi quelli contro due delle sue stesse navi, hanno favorito l’attività nel 2023 determinando un aumento dei prezzi dei noli, dall’altro l’incertezza rappresenta un rischio per l’anno in corso, soprattutto se combinato con una discesa più a lungo termine del settore. Gli analisti di JPMorgan si aspettano infatti che l’eccesso di offerta nel trasporto marittimo avrà probabilmente un impatto a lungo termine sui profitti di Maersk. Il Baltic Dry Index, che misura il prezzo dei noli di carichi secchi, ovvero i container, ha perso oltre il 2% nella giornata di ieri, portando la perdita da inizio anno al 30%.
Come vedete, si tratta di un articolo di cronaca. Racconta le cose, non ne fa un’analisi, e quindi non aiuta il lettore a capire meglio che cosa sta accadendo sui mercati finanziari, e ai suoi stessi soldi..
Allo stesso tempo, però, l’articolo ci racconta di una analisi. Ed è un’analisi che colpisce: perché arriva dalla banca più grande del Pianeta, e pure per il tipo di conclusione a cui arriva JP Morgan.
Se questo è il modo in cui JP Morgan (ed i Clienti di quella grande banca) vede le cose allora …CHI ha comperato, la settimana scorsa a Wall Street?.
Abbiniamo questo articolo ad un secondo articolo, pubblicato a fine gennaio, ma oggi ancora più interessante per la gestione del nostri portafogli modello.
L’articolo in questione, che noi qui riportiamo, è stato pubblicato dal Sole 24 Ore il giorno 29 gennaio scorso. Chi scrive è a capo della più grande Azienda di gestione di Fondi Comuni in Europa, che si chiama Amundi.
«Gli investitori stanno proiettando sul futuro uno scenario ideale, senza che vi sia una recessione significativa, né uno shock inflazionistico avverso, ma quello che vedo è una fiducia estrema e un eccessivo compiacimento». Dall’alto della propria esperienza Vincent Mortier non sembra proprio volersi fidare di un mercato che si attende un nuovo balzo degli utili societari, in media del 10%, per il 2024. Con la consueta calma che lo contraddistingue, ma anche con sicurezza e precisione il responsabile degli investimenti di Amundi è pronto a esporre le ragioni in base alle quali occorre procedere con massima cautela, passando in rassegna ciascun singolo settore.
I fattori esterni
«Gli eventi recenti in Medio Oriente rischiano di influire in modo di nuovo significativo sulla catena degli approvvigionamenti, mentre la rincorsa dei salari non si è certo arrestata, soprattutto in Europa dove il mercato del lavoro si aggiusta con un certo ritardo e le richieste dei sindacati sono ancora molto forti in Paesi come Francia e Germania», spiega in primo luogo Mortier a Il Sole 24 Ore, che lo ha incontrato a Milano nei giorni scorsi. Quello che l’esperto francese delinea è un tema legato ai costi delle imprese, che sono destinati a restare elevati «e che gli investitori stanno sottostimando nelle loro previsioni». Al tempo stesso l’inflazione potrebbe non essere del tutto domata e in questo modo «esercitare un impatto sulla capacità dei consumatori di continuare a spendere come nei mesi scorsi».
Logico quindi che vi sia più di un dubbio sulla possibilità di mantenere elevata la redditività tanto per le società del comparto industriale, quanto per chi è legato al settore dei consumi. Nel 2024 il vento soffierà invece un po’ meno contrario ai titoli del settore energetico, che hanno battuto in ritirata sugli utili lo scorso anno. “La nostra previsione – precisa Mortier - è che il prezzo del barile di petrolio si manterrà attorno ai 90 dollari: un livello ideale per le case produttrici, soprattutto per le maggiori, perché non eccessivamente elevato da influire sulla domanda e non troppo basso da rendere poco conveniente la produzione attraverso lo shale oil o impedire lo sviluppo di energie alternative e rinnovabili da parte delle compagnie che stanno provando a diversificare le fonti”.
Destino da decifrare
Resta ancora tutto da decifrare lo stesso destino di quel settore finanziario che ha tenuto in alto la barra nel corso del 2023 e contribuito a tirare la volata a Piazza Affari verso il record di profitti. In questo caso la sfida non si gioca però secondo Mortier soltanto sul piano dei margini e sulla capacità di mantenerli elevati anche dopo che la spinta del rialzo dei tassi garantita dalla Bce si sarà esaurita. «La redditività del comparto del credito – assicura – dipende in prima battuta dallo stato di salute del ciclo economico, perché se vi sarà recessione dovremo comunque mettere in conto un costo del rischio più elevato, soprattutto per le banche commerciali, che al momento il mercato non sta prendendo in considerazione».
Se al contrario dovessero prevalere segnali di tenuta della crescita, o si prospettasse il tanto auspicato «atterraggio morbido», le possibilità di vedere ancora una volta sovraperformare i protagonisti del settore finanziario riprenderebbero vigore. «In Europa le valutazioni restano a buon mercato e il rendimento cedolare vale in molti casi attorno al 6-7% annuo rendendo i titoli quotati una buona alternativa alle obbligazioni di livello senior», ammette Mortier, indicando nell’appena citata spada di Damocle del costo del rischio, oltre che nei vincoli «sempre più stringenti» della regolamentazione, i principali motivi della relativa sottovalutazione di parametri chiave quali il prezzo di Borsa delle stesse banche rispetto a utili o patrimonio netto.
Bicchiere pieno “solo a metà”
La prudenza riappare però inevitabilmente quando si vanno a tirare le somme finali sulla dinamica dei profitti delle società europee. «Il mercato tende a vederlo sempre mezzo pieno, ma a nostro parere il bicchiere resta comunque riempito fino solo a metà», sostiene Mortier, che fuori di metafora si dichiara pronto a scommettere sì su un segno «più» anche per il 2024 degli utili, ma preferisce accompagnarlo anche a un numero più vicino allo zero che alla doppia cifra: «Ci saranno vincitori – avverte - ma di sicuro anche perdenti nel mondo societario».
Come esempio dell’eccessivo ottimismo che si avverte sul mercato, soprattutto negli Stati Uniti, l’esperto di Amundi arriva a scomodare i quasi «intoccabili» big della tecnologia: «Gli investitori dei Paesi occidentali sembrano proprio non riuscire a vedere la crescente concorrenza che arriva dall’Asia - non solo Cina ma anche Taiwan, India, Corea e perfino Giappone - dove si sta investendo in maniera massiccia nello sviluppo di nuove tecnologie nell’ambito dei semiconduttori, degli smartphone, della batterie ma anche del commercio digitale» avverte Mortier, che invita a non dimenticare il precedente della fine degli anni 90: «Molte società ritenute leader nel settore internet adesso non esistono più - conclude - e questo potrebbe accadere in futuro anche ai vincitori di oggi».
Non ci dilungheremo oggi su questo argomento, che come abbiamo spiegato per noi di Recce’d rileva soprattutto sul piano della emotività collettiva. S&P 5000 non cambia le cose. Non cambia nulla, nella realtà delle nostre vite, nella realtà delle economia e nella realtà della geopolitica internazionale
Il nostro obbiettivo, che crediamo di avere raggiunto anche grazie ai due articoli che abbiamo riportato, è di spostare l’attenzione dei nostri lettori, allontanarli dai titoli dei siti Web, dalle chat, dai social e dalle community. Abbiamo inteso richiamare l’attenzione dei nostri lettori su uno degli aspetti notevoli della attuale situazione, che probabilmente a molti è sfuggito: il rialzo della Borsa americana di novembre 2023, dicembre 2023, e gennaio 2024, suscita ampie e profonde perplessità, anche tra coloro che (JP Morgan e Amundi) questo rally delle Borse lo devono vendere (perché vendono Fondi Comuni azionari in tutto il Mondo).
Vi invitiamo a fermarvi a riflettere, estraniandovi per mezz’ora dal chiasso dei media, dei giornali e dei social. E farvi una domanda: CHI sta comperando la Borsa di New York, negli ultimi tre mesi? E perché?
Noi in Recce’d ci siamo dati una risposta, e poi abbiamo deciso che cosa fare sui nostri portafogli modello..