Come finirà? Esattamente come la Superlega (parte 1)
Nel mondo dello sport professionistico, ed in particolare del football o soccer ovvero il calcio, l’episodio che tutti abbiamo seguita la settimana scorsa costituisce il culmine di una parabola, di un processo avviato dieci e forse venti anni fa.
Per tutti noi investitori, l’episodio Superlega costituisce un utilissimo precedente: ci viene offerta in regalo una lezione, sulla quale tutti noi investitori siamo chiamati a riflettere, per poi agire.
Nell’episodio Superlega si sono sfogati, in un modo solo all’apparenza improvviso, traumi, tensioni e spinte che erano in atto da decenni. Non solo: si tratta di tensioni e spinte contrapposte delle quali tutti, ma proprio tutti, erano al corrente. Sia i professionisti del settore, sia i non addetti ai lavoro.
Recce’d non ha competenze, e neppure entrature adeguate, per esercitarsi in un giudizio su questa complessa vicenda.
Giudizi però se ne sono letti ed ascoltati a centinaia, sia sui quotidiani sia alla TV, ed immaginiamo che i nostri lettori a questo punto abbiamo già tutti formulato un proprio giudizio.
Nei tre Post di oggi, però, vogliamo mettere alla vostra attenzione quegli aspetti per i quali la vicenda Superlega ha molto da insegnare, anche nel momento in cui si guarda al più ampio mondo dei mercati finanziari e del risparmio.
Per ammissione dei diretti interessati, l’intera vicenda si spiega con la situazione di gravissimo indebitamento nel quale si trovano tutte le squadre di football, ma in modo particolare le squadre più conosciute.
Non tocca a Recceì’d ricostruire come si è arrivati a questa situazione di grave indebitamento: qui sarà sufficiente dire che fattori diversi hanno spinto le squadre a ricorrere al debito per sostenere una crescita dei costi superiore alla crescita dei ricavi.
Per ammissione degli stessi protagonisti, a questa forte crescita del debito si è accompagnato un calo dell’interesse e dell’attenzione del pubblico. Molto è stato scritto e detto anche sui quotidiani ed in TV. In particolare si è parlato di rapporto tra costi e ricavi fuori controllo, di situazione debitoria a rischio di defuult, per concludere che “nessuna azienda potrebbe pensare di sopravvive in queste condizioni di bilancio”.
Noi aggiungiamo: nessuna azienda, e nessun sistema economico.
Che voi lettori siate a favore oppure contrari al debito delle squadre di football, resta in ogni caso un dato di fatto. Indebitarsi molto non ha prodotto una adeguata capacità di attrarre attenzione, e di fare quindi aumentare i fatturati.
E questa è una prima, importante lezione che va applicata alla realtà di questi giorni, settimane e mesi. Alò di fuori del mondo del pallone.
Lezione alla quale noi di Recce’d ne affianchiamo subito una seconda.
Le squadre indebitate hanno buttato addosso al COVID-19 tutta la responsabilità della crisi debitoria. Ma proprio in questi giorni, è stato scritto e documentato che questa affermazione è falsa, non è supportata dai dati. la crisi, c’era già prima. Il COVID-19 ha soltanto messo in maggiore evidenza ala fragilità del sistema.
Per noi investitori, questa è una seconda lezione importante. da applicarsi al di fuori del mondo del pallone.
Ma c’è poi anche una terza, importantissima ed utilissima lezione.
Seguiteci nel ragionamento, ed ascoltate con attenzione le parole di Christine Lagarde alla conferenza stampa di 48 ore fa a Francoforte, facendo click sull’immagine qui sotto.
Nel video ascoltate Christine Lagarde pronunciare parole che sono autentiche menzogne, ovvero affermazioni smentite fai fatti. La ascoltate mentire, mentire in modo goffo, mentire davvero molto male. Dice Lagarde che “i tassi di interesse negativi sul debito degli Stati penalizzano solo una singola categoria di persone”, ma che invece è necessario “guardare alle cose nel loro complesso, nella loro globalità”, e comprendere che “i tassi di interesse negativi aiutano le famiglie a comperare la prima casa ed aiutano le persone a trovare lavoro”.
Si tratta di frasi semplicistiche, se non sciocche, si tratta di argomenti da imbonitore che vende la pomata per la ricrescita dei capelli alla Fiera di paese. Non c’ìè un solo dato che Lagarde, e quelli come lei, possono esporre dicendo “ecco, vedete, questi sono gli effetti positivi delle nostre politiche monetarie”.
A riprova di questo, potete voi stessi verificare che la sola affermazione a supporto di queste grossolane bugie è sempre una sola: “senza di noi, sarebbe andata peggio”. La controprova ovviamente non esiste. E quindi “bisogna avere fede”, avere fede in Lagarde.
Ma perché Lagarde si riduce a mentire in modo così goffo ed evidente? Semplicissimo:: perché è disperata, e come lei sono disperati tutti i banchieri centrali, dopo due decenni di fallimenti documentati dai fatti (dalla crescita del PIL, all’inflazione, alla disoccupazione, alla stabilità dei sistemi bancari, alle bolle in tutti i mercati finanziari).
Ad un futuro Tribunale chiamato a giudicare i danni prodotti dalle politiche “non convenzionali”, Lagarde risponderebbe sicuramente: “mentivo perché costretta dal mio ruolo”.. E questa la abbiamo già sentita nei Grandi processi della Storia.
Lasciamo però da parte i giudizi morali: quelli, li darà appunto la Storia.
Restiamo al nostro mestiere di gestori del portafoglio titoli.
La grande lezione a cui tutti noi dobbiamo guardare è la velocità con la quale un accordo tra i “massimi esponenti” del mondo del football ovvero calcio ovvero soccer, preparata come tutti sanno almeno per dieci anni, si è sgretolata in sole 24 ore.
Il “patto di sangue” di cui si parla nell’articolo qui sotto si è rivelato per quello che era: ovvero parole senza legami con la realtà. Come tante altre, come quelle che avete ascoltato nel video qui sopra.
Ritorniamo a Lagarde: lei come tutti i suoi colleghi, racconta al pubblico, ma in modo particolare ai mercati finanziari, che “tutti siamo d’accordo sulla linea da seguire, e tutti siamo compatti e coesi, perché tutti siamo certi del risultato finale”.
Vedrete invece accadere sotto ai vostri occhi, in 24-48 ore, i mercati finanziari dimostreranno quanto vale quell’accordo, dimostreranno che non esiste alcun patto di sangue. Dimostreranno, al primo accenno di stress, che ognuno va per la sua strada.
Una minima parte dei portafogli titoli, oggi è costruita in modo tale da risultare gestibile in quella eventualità. Una minima parte degli investitori ha compreso quello che sta per accadere.
Proprio per questo, le conseguenze saranno inimmaginabili.
Chiudiamo il nostro Post riportando un articolo a firma Mario Sconcerti pubblicato dal Corriere della Sera lo scorso 22 aprile 2021. Ci ritroverete il tema 2della disperazione”, e altri spunti che lasciamo a voi di applicare nel modo migliore al vostro portafoglio di investimenti. Specie nel passaggio nel quale Sconcerti cita l’inflazione: il nostro tema quotidiano di discussione, nel 2021.
C’è una morale, una conseguenza gestibile, nel grande fallimento della Superlega? Qualcosa da cui si possa ripartire per un traguardo che possa costruire un futuro comune migliore? Direi di sì. La discussione, vista a posteriori, ha detto tre cose: la prima è che un accordo su qualcosa d’importante e meno grossolano tra grandi società europee si può comunque trovare. La seconda, è che siamo davanti alla conferma che i giovani si stanno interessando del calcio molto meno delle generazioni dei loro padri. La terza è che la Superlega è crollata in due giorni perché alla base non aveva un’idea industriale corretta, ma era spinta soprattutto dalla disperazione.
Questa disperazione va usata perché è di tutti e dimostra che nel calcio c’è un errore non più sostenibile. La soluzione non è fare un club privato di lusso e lasciare buone mance ai camerieri, la soluzione è rendere gestibile l’azienda collettiva. Lo sproposito è negli stipendi dei calciatori, cresciuti all’infinito per la voglia delle squadre di farsi concorrenza. L’asta continua provoca squilibri e necessita di mediazioni altrettanto costose. Si sono tentati accordi, nessuno ha retto. Ora si può riprovare, la situazione è matura, la disperazione aiuta, la gente ha capito. Serve il tavolo di una ventina di società, non di più, le altre centinaia operano su altri livelli. Organizzarlo sotto il mantello dell’Uefa sarebbe un ottimo nuovo inizio. Per trovare soluzioni al disincanto giovanile, bisogna rendersi conto che siamo davanti a un grande equivoco. Fino a 25 anni fa, si poteva vedere calcio solo negli stadi e solo quello della nostra squadra. Oggi tutti vedono tutto, il risultato elementare è l’inflazione. Più prodotto dai, più quel prodotto si svaluta. Il calcio vive da 20 anni solo dei soldi di chi lo inflaziona. È un giro vizioso che dobbiamo finalmente imparare a gestire. Detto questo non si può chiudere questa storia con un’intervista. Agnelli, Marotta, Gazidis, sono tesserati di un’associazione a cui sono affiliati e hanno lavorato per danneggiarla. Non si può fare. Non serve un processo dei vincitori, ma il rispetto del regolamento dove si parla di lealtà e correttezza, questo mi sembra necessario.