Suleimani ed i nostri portafogli

 

L’evento di cui tutti avete letto il 3 dicembre modifica, in modo non reversibile, le prospettive di breve e medio termine.

Non è nostra intenzione addentrarci in un’analisi di politica internazionale per la quale non abbiamo le competenze.

Abbiamo però competenze adeguate per analizzare le implicazioni di questo evento sulle strategie di investimento del 2020 ed anche oltre.

Abbiamo trovato in un articolo del 4 gennaio del Corriere della Sera, in poche righe, tutto ciò che per noi è rilevante in questo preciso momento.

Con riferimento alla gestione dei vostri portafogli, tutti siete messi alla prova: nel senso che dovete oggi dare una risposta alle (molte) domande ed ai molti “forse” che leggerete nelle righe qui in basso.

Il nostro suggerimento è di non cadere con tutti e due i piedi nella trappola che sta proprio davanti a voi: quella di credere che “ormai i mercati finanziari sono del tutto insensibili a ciò che accade nel Mondo reale”.

Questa scarsa sensibilità, che pure c’è stata per alcuni mesi, è artificiale e proprio per questa ragione fragile. La sensibilità tornerà a farsi vedere da un momento all’altro, ed in modo improvviso.

Per questa ragione, dopo avere letto domandatevi se siete pronti, voi e soprattutto i vostri portafogli titoli.

Vediamo cosa scrive il Corriere.

3) Qual è l’obiettivo di Trump? Difficile decifrare la strategia del presidente, che è passato dalla denuncia del trattato sul nucleare iraniano alla richiesta (respinta) di un incontro con Rouhani, dall’annuncio del ritiro dalla Siria a un cambio di 180 gradi con il dispiegamento di combat troops, gli attacchi alle milizie filo iraniane e l’uccisione di Soleimani. Il generale poteva essere eliminato anche in passato, ma l’America aveva perfino collaborato con lui in funzione anti Isis e anti Al Qaeda. È possibile che il presidente abbia colto in modo estemporaneo la possibilità di colpire un obiettivo di cui, anche nella distrazione con cui segue i briefing, ha capito la grandezza. Forse gli serve per la campagna elettorale. Forse si prepara alla guerra.

4) Qualcuno nell’amministrazione ha un piano? Fino a quattro mesi fa Trump era circondato da falchi nel National Security Council, poi ha licenziato John Bolton. Ora attorno a lui «c’è a malapena uno scheletro di staff professionale e soprattutto un gruppo di adulatori». Ha ancora le migliori forze armate e la migliore intelligence del pianeta, «ma nessuno capace di pensiero strategico». Potrebbe quindi infilarsi in una guerra feroce senza un piano. L’America è mille volte più potente «ma l’Iran, dal 1979, si è dimostrato in grado di sfruttare ogni esitazione, ogni errore e ogni vuoto temporaneo da parte delle amministrazioni Usa». Per questo siamo nel regno dell’imprevedibile. «Un presidente vanaglorioso e una leadership iraniana che ha perso il suo esponente più saggio — entrambi in lotta per sopravvivere — si affrontano sull’orlo del precipizio».

Mercati oggiValter Buffo