Svelato un mistero: avevano ragione i "falchi della Germania" (parte 2)
Leggiamo con grande soddisfazione, sul principale quotidiano del Paese, parole che (finalmente!) somigliano alle nostre: è tempo di farla davvero finita, e per sempre, coi "falchi della Germania" che vogliono, per crudeltà tipica del bullismo, punire il Popolo italiano.
Non solo si tratta di un argomento infondato, semplicistico per non dire puerile, è una fesseria: "i bambini che ci vogliono male" non esistono, ma se ci mettiamo in condizioni di debolezza è normale che verremo attaccati. Noi italiani come chiunque altro.
Ed è sbagliato parlare di "attacchi speculativi": un tema che ci è stato suggerito da un attento Cliente proprio questa settimana. Chiariamo bene: chi ha aperto posizioni SHORT sulle banche italiane, negli ultimi 10 anni, non era un "perverso speculatore", era semplicemente qualcuno che vedeva meglio, e più lontano, del nostro Governo, della Banca d'Italia, dei quotidiani italiani in blocco, delle Reti di promotori e dei private bankers. Erano investiori più capaci, punto: speculatori lo siamo tutti, anche chi si è sempre limitato ai BOT ha fatto una speculazione.
Torniamo però all'articolo letto sul Corriere oggi: Bini Smaghi scrive (finalmente, lo ripetiamo: la linea del Corriere è sempre stata un'altra):
Da quest’analisi emerge una conclusione semplice. Contrariamente a quanto sostiene chi propone di uscire dall’Europa, o dall’euro, o chi denuncia i danni dell’«austerità imposta da Bruxelles», non c’è nessuna evidenza che i problemi dell’Italia nascano dall’Europa. I problemi dell’Italia nascono in Italia, in particolare: dal rinvio, anno dopo anno, del risanamento dei conti pubblici per ridurre in modo sostenibile il peso del debito, che crea nei cittadini e nei risparmiatori un senso di incertezza e scoraggia consumi e investimenti; dalle difficoltà, o dalla mancanza di coraggio, per realizzare riforme strutturali incisive, che consentano di invertire la dinamica negativa della produttività (-0,6% negli ultimi tre anni, contro +2% nell’area euro); dall’incapacità di realizzare investimenti pubblici, e togliere gli impedimenti a quelli privati, per attivare un effetto moltiplicatore sul sistema economico, ecc. Fin quando il pensiero prevalente, soprattutto della classe politica italiana, continua ad attribuire la colpa di tutti i mali del Paese all’Europa, siamo destinati a rimanere il fanalino di coda. Più isolati, e più poveri.
Tutto vero, tutto giusto e tutto bello: lo aveva scritto anche Recce'd ma sei mesi fa. Ci sembra meno giusto, e meno bello, che Bini Smaghi nella sua analisi non si chieda il perché.
Poche righe sopra, Bini Smaghi aveva infatti scritto in questo articolo che:
L’Italia è tra i Paesi che hanno tratto maggior beneficio della riduzione dei tassi d’interesse, prodotta dalla politica monetaria messa in atto dalla Banca centrale europea, in particolare con il quantitative easing. Nell’ultimo triennio il peso degli interessi sul debito pubblico si è ridotto di circa 1 punto percentuale di Pil, contro un calo dello 0,6% per la media dell’area euro. L’Italia è inoltre il Paese che ha messo in atto la politica fiscale più espansiva. Il surplus primario di bilancio pubblico — cioè al netto degli interessi sul debito — è sceso dal 2,1% nel 2013 all’1,7% lo scorso anno, ed è previsto diminuire ulteriormente nel 2017. L’espansione fiscale è ancor più evidente se si corregge questo dato per gli effetti ciclici.
Avremmo (molto) apprezzato da Bini Smaghi un piccolo sforzo in più: uno sforzo di intelletto. Possibile, ci chiediamo, possibile che a Bini Smaghi, uno che alla BCE c'è stato, e su una poltrona grande, non sia venuto in mente di collegare la seconda frase che abbiamo citato qui sopra alla prima che è riportata più in alto?
Non gli viene in mente proprio nulla? Neppure adesso che le rilegge?