Italexit: are you serious?
La stampa nazionale ha ripreso da una settimana il tema dell'uscita dall'euro. Questo risveglio a noi non sembra del tutto casuale: potrebbe (ma il condizionale è necessario in casi come questo) essere un segnale di Elezioni Politiche più vicine.
Sul tema dei benefici e dei costi dell'adesione alla Unione Monetaria, che implica il passaggio all'euro, il dibattito politico in realtà non si è mai spento. E ci sono ragioni forti sia da una parte sia dalla parte opposta.
Noi di Recce'd che guardiamo a questo tema esclusivamente dal punto di vista degli investimenti di portafoglio e dei mercati, ci sentiamo di affermare a proposito una sola cosa: oggi, l'Italia non potrebbe affrontare una uscita dall'Unione Monetaria, e quindi dall'euro, senza subire conseguenze dolorosissime, al limite dell'insostenibile.
La vicenda Trump ha insegnato al Mondo che oggi si possono vincere le Elezioni con slogan molto aggressivi, e con obbiettivi annunciati con grande clamore, che forse poi non verranno MAI raggiunti. Potrebbe accadere anche in Italia, che una parte politica vinca le Elezioni spingendo l'acceleratore su una uscita dell'euro: dovrebbe poi rendersi conto, una volta al Governo che ... semplicemente non possiamo farlo.
Su questo, nei dibattiti in tv non c'è mai il tempo di un approfondimento: dettano legge i "tempi televisivi" e poi gli argomenti con i numeri annoiano il pubblico: purtroppo però la questione sta tutta nei numeri (l'Unione Monetaria si libererebbe volentieri di un partner scomodo fin dai primi giorni).
Oggi 31 gennaio il Corriere della Sera, che sostiene anche lui la "di fatto impossibilità" per l'italia di uscire dalla Unione Monetaria, affronta la questione dei numeri:
(...) le porte dell’Unione si chiuderebbero quasi subito. Tornerebbero le barriere doganali verso i primi due mercati di sbocco: la Germania, verso la quale esportiamo per oltre 50 miliardi l’anno; e la Francia che assorbe 40 miliardi di made in Italy (con un forte surplus commerciale a nostro favore). (...) Ci accorgeremmo presto di dover spendere almeno 14 miliardi di euro l’anno in più — secondo la visione di Trump — solo per garantire il nostro posto nella Nato. E vedremmo minacciato il nostro export verso l’America che oggi fattura 40 miliardi di euro l’anno (anche qui, con forte surplus a favore dell’Italia).
Tutte affermazioni condivisibili e puntuali: ma qui manca qualche cosa. Ed in generale, anche al di là di questo articolo, oggi nel dibattito in Italia prevale un atteggiamento che in Recce'd risulta difficile da capire.
Molti parlano come se fosse possibile "lasciarsi alle spalle il passato": intendendo i debiti. Sembra quasi che in molti si siano convinti che "quello che stato è stato": il debito accumulato non conta più, e "chi si è visto si è visto". Ce ne andiamo, e arrivederci.
A puro titolo di esempio, noi vi alleghiamo qui un nostro documento interno di lavoro, che presentiamo senza formalità, appunto come un appunto di lavoro. Si tratta di un articolo, annotato da noi di Recce'd (le note solo di colore rosso) durante uno scambio interno di opinioni, che poi è servito per altri scopi. Si tratta di un argomento "tecnico", ma allo stesso tempo di attualità, visto che tutta la stampa nazionale ha messo sulla prima pagina la frase di Draghi sui "350 miliardi di euro di debiti Target 2".
L'articolo che abbiamo commentato e che trovate con il link è tratto da un sito che è italiano ma è basato a Bruxelles, e che opera probabilmente in quella città anche per esercitare un (legittimo) lobbying politico. Il sito si dichiara anti-euro: ma la pubblicazione di interventi così tanto imprecisi e grossolani, a nostro parere, è un danno per la stessa causa per la quale era stato scritto.
Recce'd in chiusura, e per ritornare alle tematiche di investimento, vi dice che la vera ragione per la quale l'Italia non potrà uscire dall'euro è la dimensione del debito. L'alternativa è quella di saldare prima i debiti, oppure pagare poi l'interesse sui medesimi debiti (contratti in euro).
La linea "quello che è stato è stato" è del tutto irrealistica. Chi argomenta in quel modo (e parla ad esempio di "ridominare in lire il debito") non dispone delle conoscenze elementari di economia e finanza: non si rende conto che anche se l'Italia prendesse una strada tanto azzardata, verrebbe poi comunque ed in ogni caso costretta a pagare quanto dovuto.