Primi segnali di cambiamento (parte 2)

Il 4 settembre scorso, abbiamo pubblicato il primo Post di questa serie, che tenta di anticipare i temi di mercato delle prossime settimane.

Il passaggio dall'estate all'autunno è stato spesso (non sempre) traumatico per i mercati finanziari: nelle ultime due settimane, gli appassionati di "ricorrenze stagionali" hanno riempito le pagine di curiose statistiche, spiegando che settembre è un mese nero per la Borsa americana.

Per fortuna i mercati non sono così meccanici e semplici: e non ci sono ricorrenze come "la Festa del Santo Patrono" dove sparare i mortaretti.

Va invece utilizzata al massimo la proprio capacità analitica, per individuare i segnali più forti e più anticipatori. Recce'd il 4 settembre scorso scriveva della reazione dei mercati al dato di venerdì 2 per gli occupati negli USA. Oggi, a sette giorni di distanza da quel dato, siamo ancora del medesimo parere: ovvero che la Borsa USA, ma pure tutte le Borse del mondo, devono augurarsi che la Fed a settembre ALZI il costo del denaro.

I molti lettori attenti e preparati che seguono Recce'd ricorderanno perfettamente che solo un anno fa, quando la Fed decise di NON alzare i tassi ufficiali, ci fu una reazione negativa di tutti i mercati: la decisione della Fed fu interpretata come un "voto di sfiducia" nell'economia USA, e quindi globale.

Oggi, ad un anno di distanza, il problema si ripresenterebbe in modo ancora più evidente, marcato e forte: lo ha spiegato benissimo oggi un Governatore della Federal Reserve, Barry Rosengren, dicendo:

“A failure to continue on the path of gradual removal of accommodation could shorten, rather than lengthen, the duration of this recovery,” 

“Modest increases in wages and salaries seem to me consistent with tightness in labor markets beginning to appear more strongly in the wage data,”

“Monetary policy has not been a precise tool, capable of gently guiding the economy back to full employment in periods when we have exceeded sustainable, full employment,”

Non possiamo certo sostenere che Rosengren sia il solo a decidere sui tassi: ma ci pare, allo stesso tempo, che il tono del suo discorso anticipi argomenti che all'interno della Fed sono ampiamente condivisi. E sui quali abbiamo poco da aggiungere.

Mercati oggiValter Buffo