La fine di un'epoca: la fine di cosa?
Facciamo qui un breve ma significativo elenco delle cose che sono finite nel 2015: alcune le avete già lette, con uno sviluppo più ampio, nelle nostre pubblicazioni e nel Blog, ma forse è utile rivederle oggi nel loro insieme.
Utilizziamo il termine inglese "hype" perché è il più efficace nel descrivere qualche cosa che sta a metà tra la moda e la patologia.
E' finita la "hype" sulle Borse: le Borse che possono solo salire, i dividendi sempre più ricchi, le Società che sostengono i prezzi con operazioni di buyback, le valutazioni molto al di sopra delle medie storiche "perché i tassi sono bassi" (?????): tutto questo è finito. Ora dobbiamo aspettare solo più che la maggior parte degli investitori si renda conto che quel ritornello delle Reti di vendita, il ritornello che dice che "nel XX secolo gli indici di Borsa non sono mai scesi ed hanno recuperato ogni perdita" è qualche cosa che ci racconta come è stato il XX secolo (Giappone a parte), e che non ci dice nulla, invece, su quello che accadrà nel XXI secolo. Quella non è una caratteristica delle Borse, ma di una fase storica.
E' finita la "hype" sulle Banche Centrali: le Banche Centrali esistono da secolo, sono enti gestiti da funzionari pubblici, e non hanno né i mezzi, né le conoscenze, né l'esperienza, né la forza per "risolvere ogni problema" e soprattutto per "guidare i mercati finanziari". Sono, molto più semplicemente, uno dei tanti attori sulla scena dei mercati finanziari globali: e "whatever it takes" a quattro anni di distanza è solo più una frase, senza alcuna implicazione pratica.
E' finita la "hype" sulle grandi banche globali: negli ultimi sette anni ci hanno venduto questa storia, che certi grandi nomi sulla scena internazionale fossero infallibili ed indistruttibili. Curioso, perché proprio questi stessi nomi furono salvati dal fallimento, otto anni fa, solo dal denaro pubblico, ovvero grazie ai nostri soldi. Curioso anche che questi stessi nomi siano stati spesi, da molte Reti, come una scommessa sicura: "i loro Fondi Comuni saranno i migliori al mondo". Rileggendo oggi certe affermazioni, e visti i risultati, ci sarebbe da sorridere: ma soprattutto chi investe, che sia una famiglia che sia un professionista, deve fare attenzione al fato che non cambieranno solo i mercati, nei prossimi anni, ma pure molti operatori.
E' finita la "hype" sulle materie prime: per anni i fondi hedge e le banche di investimento ci hanno fatto grossi profitti, semplicemente perché si trattava di un mercato molto piccolo, riservato a pochi, e quindi poco trasparente e facile da manipolare; ora che il giocattolo si è rotto, le conseguenze come sempre le pagano però tutti, anche quelli che non ci giocavano
E' finita la "hype" sull'Unione Europea: la vicenda della Grecia 2015 ha messo alla luce distanze abissali e differenze non sanabili. Come se non bastasse, poi sono arrivati i migranti, e infine Brexit: è chiaro che bisogna girare pagina, ed è chiaro che oggi nessuno ha la statura politica per gestire un ridisegno complessivo delle Istituzioni europee. Neppure Mekrel ce lo ha più, dopo le sconfitte del 2015.
E' finita la "hype" sulle obbligazioni di scarsa qualità: per tutti gli intermediari, ma specie per quelli meno capaci e più spregiudicati, è stata una grandissima festa: per anni si è venduta carta di scarsa e anche scarsissima qualità, ed in grande quantità, perché i poveri risparmiatori sono stati costretti da (inutili) politiche monetarie ad acquistare cartaccia (obbligazioni corporate ed high yield) visto che le Banche Centrali hanno deciso di azzerare i rendimenti. Quando però sulle obbligazioni high yield l'investitore finale perde il 20%, la Banca Centrale lui non lo rimborsa: la Banca Centrale interviene per salvare dal fallimento Morgan Stanley oppure UBS oppure Royal Bank of Scotland, ma il cittadino investitore le perdite se le tiene, perché lui "non è sistemico" (prima usciremo da questa situazione paludosa, e meglio sarà per tutti: a qualsiasi costo).
I vostri portafogli sono pronti, ad affrontare questa nuova realtà?