Il disastro del Monte dei Paschi (parte 7): tutti gli uomini del Presidente
Nel bel film con Dustin Hoffman e Robert Redford, due giornalisti di inchiesta mettono in crisi la Presidenza degli Stati Uniti: ed è la ricostruzione cinematografica di fatti realmente accaduti
In Italia, il giornalismo di inchiesta è una specie in via di estinzione: si contano pochi casi, isolati, più spesso operanti alla Rai che nei quotidiani; molti di questi sono poi rientrati nel gregge dei talk show. Per questo, è difficile che in Italia il lettore "venga a sapere qualche cosa" direttamente dai giornali. I giornali ne scrivono solo dopo che sono stati costretti dai fatti.
In ambito economico e finanziario, poi, la figura del giornalista indipendente proprio non esiste: ognuno scrive per riconoscenza a qualcuno e per mandare messaggi per conto di qualcuno ad altri. Da sempre è così.
Per questo, noi nel terzo Post di questa serie, solo due giorni fa, avevamo messo in evidenza l'atteggiamento "collaborativo e compiacente" dei maggiori mezzi di informazione italiani, incapaci anche solo della minima critica di fronte al fatto che 5, oppure 7, oppure 9 miliardi di euro vengono tolti dalle tasche dei cittadini italiani per essere affidati al dottor Morelli e ai suoi associati del CdA di Monte dei Paschi. Come sempre anche in passato, destra e sinistra e nuovi partiti, tutti d'accordo: "l'operazione va fatta, è nell'interesse nazionale, è prioritario salvare i risparmiatori. Si: magari!
Prendendo appunti sotto dettatura
Per questa stessa ragione noi oggi ve ne riparliamo. Perché da oggi, 28 dicembre 2016, qualche cosa è cambiato. Come rispondendo ad un richiamo del pastore, tutti i quotidiani si sono mossi ed hanno cambiato atteggiamento: adesso tutti sono più critici, e tutti mettono in luce le (enormi e sfacciate) ambiguità di questa vicenda.
Che dite? e' solo che hanno compreso con ritardo? Oppure, è un risveglio di coscienza del giornalista indipendente?
Non la vediamo così, in Recce'd, ed abbiamo una diversa sensazione. Questi sono segnali, e segnali mirati. Segnali che il vento è cambiato.
Prendiamo di nuovo ad esempio un articolo del maggiore quotidiano nazionale, precisando che avremmo potuto scegliere in alternativa pezzi da La Stampa, La Repubblica, oppure dal Sole 24 Ore. Oggi si leggeva che:
Venerdì scorso in serata, dopo mesi di preparazione di una «ricapitalizzazione precauzionale» pubblica, nessuno ai vertici del Tesoro se l’aspettava. Quando il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha riunito un gruppo di amici per un saluto prima di Natale, sembrava convinto che l’aumento necessario sarebbe stato di cinque miliardi.
Voci e sussurri: chi mai c'era in quel "gruppo di amici" che è andato a raccontarlo all'articolista? Bella figura, per il professor Padoan! Ma non c'è solo questo:
In questo momento infatti un piano non c’è, dopo la caduta dell’unico fin qui disponibile: l’aumento di mercato con la cessione di prestiti in default per quasi 28 miliardi.
Questa è (finalmente) una cosa vera: ma allora ... di che cosa stiamo tutti discutendo? E perché solo cinque giorni prima il medesimo quotidiano scriveva che la crisi di MPS è stata "consegnata alla storia"? Questo articolista, con un coraggio che non è solito trovare sulle prime pagine dei nostri quotidiani, mette in discussione anche l'operato del Governo:
Le vicende delle ultime ore rivelano che i contatti del governo con la Bce sono stati insufficienti. Anche la trattativa con la Commissione Ue per tutelare le 40 mila famiglie detentrici delle obbligazioni più esposte, in caso di aiuto di Stato, era ancora da definire.
Tutto condivisibile: se si fa eccezione per quel "delle ultime ore", che fa un po' ridere. Il meglio, però, viene dopo:
Marco Morelli, l’amministratore delegato, pensava ne valesse la pena. Era giusto dare tempo a un aumento sul mercato, si spiegava, data la «disponibilità» di alcuni nomi celebri: il fondo di George Soros e il fondo sovrano del Qatar. Persino Turicchi, dirigente generale del Tesoro, aveva votato per chiedere quel rinvio alla Bce e concedere alla soluzione di mercato un’altra chance. Anche per questo, prima di decidere sul rinvio, la Bce voleva vedere le manifestazioni d’interesse dei grandi investitori. Da Siena non è arrivato quasi nulla, secondo due persone che hanno seguito la vicenda. Non una parola da Soros, il cui interesse sembra non esserci mai stato. Un operatore conferma che all’anziano finanziere era stato proposto in ottobre di valutare l’offerta Mps e lui l’aveva girata alla sua squadra per un esame. Alla fine, il fondo Soros aveva deciso che la proposta non era valida e già nella prima metà di novembre lo aveva comunicato alle banche globali che gestivano l’operazione di Siena. Quanto al Qatar, spiega una persona vicina alla vicenda, il documento arrivato in Bce era così pieno di distinguo e scappatoie da risultare «shallow»: superficiale.
L'articolista, che qui utilizza i toni del "retroscenista", di quello che parla con gli insiders ("un operatore", "persone che hanno seguito la vicenda": sembra davvero un romanzo giallo), ci informa che sono stati commessi reati penali perseguiti da sempre nei Paesi anglosassoni. L'articolista però dovrebbe saperlo: sta scrivendo di reati penali, anche quando, poco più sotto, attacca in modo diretto l'operato dell'Amministratore Delegato in carica:
Né è chiaro perché Morelli — il cui compenso concordato in settembre di 1,4 milioni superava nella parte fissa quello del suo omologo della prima banca d’Europa, Bnp Paribas — abbia cercato di prendere tempo senza avere niente in mano. Ora che il suo azionista di controllo diventerà lo Stato, potrà forse spiegare le fughe di notizie su quei grandi protagonisti dei mercati globali: i loro nomi rischiavano di attrarre tanti piccoli risparmiatori italiani in un’offerta che intanto centinaia di professionisti del settore avevano già respinto.
L'articolista ha ragione: non è chiaro. A prima vista, si sta parlando di reati gravissimi. Ed in aggiunta, non è per nulla chiaro il perché il Corriere della Sera scrive queste righe oggi 28 dicembre, dopo che per settimane aveva presentato lui stesso le ipotesi di Soros e del Qatar come esistenti, reali, operabili. Il reato a cui noi abbiamo fatto cenno si può estendere anche all'operato dei mezzi di informazione.
Il tocco di classe arriva però alla fine dell'articolo di oggi:
Al punto che alla fine non ha attratto molta attenzione una delle condizioni indicate da Bruxelles per il suo via libera: «Le autorità devono agire concretamente per affrontare alla radice le cause della vendita abusiva (dei bond alle famiglie, ndr)». Molti titoli delle ultime due emissioni a rischio, due «Lower Tier 2» in scadenza 2020, sono stati venduti agli sportelli di banca mentre a guidare la Consob era già l’attuale presidente Giuseppe Vegas. Anche Bruxelles vuole capire che cosa non ha funzionato nella tutela del risparmio.
A Bruxelles, sembra, si sono svegliati alla fine della favola, quando arriva il bacio del Principe Azzurro: certo che anche i quotidiani italiani non hanno dimostrato un grande intuito, se c'è stato bisogno di Bruxelles per scrivere che "qualcosa non ha funzionato nella tutela del risparmio".
Conclusione: come abbiamo scritto più in alto, questi sono segnali. Segnali che confermano ciò che Recce'd scrive da mesi: la storia del Monte dei Paschi segna la fine di un'epoca, per l'Italia, perché ha dimostrato che non c'è più modo di "mettersi d'accordo", di "mettersi intorno ad una tavola apparecchiata" a Roma e risolvere le crisi. E' finita: gli accordi non reggono più di cinque giorni, quelli trascorsi dalla delibera del Consiglio dei Ministri ad oggi.
Questi che arrivano dai quotidiani sono segnali: il "popolo" adesso ha diritto di "sapere" (persino quanto guadagna Morelli!), non basta più scrivere che "tutto va bene", e che l'accordo è "nell'interesse superiore del sistema". Se arrivano segnali come questi, Recce'd ritiene che l'accordo imbastito per Banca MPS potrebbe anche saltare a breve termine: oggi ancora non c'è, potrebbe non esserci mai.
Se qualche lettore si domanda chi potrebbe avere interesse a fare saltare l'ipotesi di accordo, ve lo spieghiamo subito:
- in Italia, chi non ama il nuovo Governo e punta alle Elezioni a marzo (anche se in pubblico non lo dirà mai)
- in Europa, chi non accetta di veder nascere un "caso Grecia" più grande di 100 volte, e che andrebbe gestito per i prossimi 50 anni
- nel Mondo ... l'elenco è troppo lungo.