Gennaio 2016: i temi di mercato (parte 7). I limiti della asset allocation
Ci ricordava domenica il Financial Times che:
Had it not been for a small group of nifty companies, 2015 would have entered the history books as a terrible year for the US stock market. As it was, stocks were almost exactly flat, as were bonds and cash, meaning that US bonds and equities had their second-worst collective 12 months since 1995 — outstripped only by the disaster year of 2008.
Non è un caso che il FT prenda in esame il periodo dopo il 1995. Non si tratta solo di venti anni esatti: si tratta anche di un periodo, di un'epoca, in cui i mercati sono stati modificati e persino stravolti da fatti che non hanno precedenti storici (dalla internazionalizzazione, dalla esplosione dei Fondi Comuni, da due crisi successive senza precedenti nel 2000-2002 e poi nel 2007-2009, le politiche ZIRP e QE mai sperimentate prima).
I dati qui esposti valgono per un investitore che investiva in dollari USA. Per un investitore in euro, il dato è positivo per il 2015, ma di pochi punti percentuali. Va notato che, tra le performances del 2015, come hanno scritto con grande clamore i quotidiani italiani, spicca il risultato della Borsa di Milano, ma questo entusiasmo ha basi fragili perché rimuove il dato di fatto che, a 21500 punti, la Borsa di Milano ha chiuso ad un livello che non può che essere considerato penalizzante per chi investe, perché è lo stesso di 24 mesi prima.
Qui però noi di Recce'd vogliamo proporvi di tenere lo sguardo alto, lasciare da parte l'Italia (che pesa comunque pochissimo) e ragionare sui portafogli internazionali. I risultati deludenti del 2015, ottenuto in un contesto NON CRITICO delle economie e della politica internazionale, mettono in luce quanto sia vecchia e superata la concezione di allocazione di portafoglio che, partendo da concetti datati come media (di rendimento) e varianza (di prezzo) portano poi sempre allo solita soluzione, ovvero 30% di azionario e 70% di obbligazionario.
Insistiamo ed insisteremo che quella logica di costruzione dei portafogli è superata dai fatti, e vi farebbe probabilmente perdere soldi nel 2016 e negli anni successivi. Vi invitiamo quindi ancora a riflettere, a rileggere alcuni dei nostri Post sul tema, ed infine attivarvi alla ricerca di strategie che siano alternative. Non solo di nome, ma pure nei fatti.