Shanghai bear market: un problema di medio termine
Chiudendo a 2900 punti venerdì 15 gennaio, la Borsa di Shanghai è tornata in quello che tecnicamente si chiama bear market, ovvero una discesa più ampia del 20% dai massimi di mercato più recenti. Non ci sorprende: noi di Recce'd siamo stati tra i pochi ad insistere, settimana dopo settimana, sul tema Cina, quando la maggior parte delle banche sosteneva che dopo la crisi di agosto la situazione fosse tornata "sotto controllo". Niente di meno vero, uno sbaglio grave per chi si occupa (dovrebbe occuparsi) dei vostri investimenti: grave perché segnala che non si è capito che il problema che tocca oggi la Cina (economia e finanza insieme) è un problema di medio termine, che resterà un fattore per i mercati (e per i nostri investimenti) per anni.
Quale è il problema? Il problema è questo: si è interrotta, ed anzi ha già svoltato, la marcia della Cina verso l'apertura al mercato della propria economia. L'esplosione del credito interno, negli ultimi cinque anni, sulla scia di ciò che hanno fatto le altre Banche Centrali, ha determinato una situazione di "fuori controllo", alla quale le Autorità hanno dovuto fare fronte con interventi di tipo "dirigistico". Quelli sulla Borsa sono stati i più commentati, ma è molto più importante ciò che è successo nell'ultima settimana sullo yuan. Lo yuan è stato da pochi mesi incluso dal Fondo Monetario tra le valute di riserva, ma il tasso che le Autorità cinesi hanno imposto sui suoi prestiti (che oggi equivale al 70% annuo) lo rende di fatto indisponibile per gli investitori esteri.
E qui si arriva al punto: non si può avere una valuta che è al tempo stesso "valuta di riserva" ma con un "cambio amministrato": avanti così, non si potrà andare. Tassi overnight pari al 70% implicano che già oggi lo yuan vale molto meno di quanto non dicano i cambi ufficiali, ed il mondo non è pronto ad una svalutazione così ampia. Aspettiamoci dunque ulteriori, e forti scossoni internazionali, e forse qualche shock sul piano politico: la Cina oggi non solo non è più la "locomotiva della crescita", è un fattore di incertezza per i mercati.