NO: non è la Cina (parte 4)
Il 26 agosto, nel terzo Post di questa serie, abbiamo citato un articolo molto efficace del Financial Times, che ci è tornato alla mente oggi, quattro giorni dopo, leggendo una notizia da Bloomberg: il Primo Ministro Li dichiara che non c'è alcuna necessità che la svalutazione dello yuan prosegua e diventi quindi più ampia. Ecco la notizia
Chinese Premier Li Keqiang said there was no basis for a continued depreciation of the yuan after the central bank allowed the currency to devalue 2.8 percent this month. The yuan can remain “basically” stable on a “reasonable and equilibrium level,” said Li, according to a statement posted on the State Council’s website Saturday. Li made the comments at a state council meeting on Friday.
Detto che il Presidente Li non crediamo sia un grosso esperto di cambi, e che in settimana lui stesso era molto chiacchierato (e forse stava per perdere il posto), ciò che ci sembra interessante qui è il contrasto tra la politica (decennale) di progressiva liberalizzazione dei mercati finanziari, e della valuta in particolare, e questa volontà di decidere tra politici dove andrà il cambio dello yuan. Che poi è una aspirazione molto diffusa, e va ad ondate: ci sono periodi in cui i politici, ed i funzionari pubblici, si intestardiscono a voler influenzare, o sarebbe meglio dire "dirigere" i mercati finanziari: e sempre, inevitabilmente, perdono poi la sfida. Mr. Li ha dalla sua il fatto che conosce poco i meccanismi del libero mercato, e quindi sta facendo un accelerato corso si formazione on the job (peccato solo che poi i suoi errori li pagano tutti gli investitori). Stupisce invece che in Paesi dalla forte tradizione mercantile, come quelli anglosassoni, ci sia ancora qualche illuso che crede che le Banche Centrali possano fare "asset price targeting". Come se un funzionario pubblico (di alto livello, ma comunque un membro della burocrazia) fosse capace di capire a quale livello deve stare la Borsa, meglio di quanto non possa fare lo stesso mercato lasciato a sé stesso: questa fa veramente sorridere, perché ci hanno già provato tante volte, ed è sempre finita con un disastro. A meno che non diventiamo tutti come Mr. Li, che se perde la pazienza nazionalizza tutto e fine del discorso (come un bambino che se non vince rompe il giocattolo). Speriamo di non leggere, nelle prossime settimane, qualcosa di simile per l'Europa: del tipo che "le Borse non possono più scendere" e il valore dei Fondi Comuni lo decide un ufficio pubblico a Francoforte o a Roma, il Ministero per lo "asset price targeting".