UBS, JP Morgan e Barclays. E Deutsche Bank e BNP Paribas e Credit Suisse. E tutte le altre (parte 5)
I primi segnali alla situazione che via abbiamo messo in evidenza nelle precedenti 4 parti di questo Post si cominciano a vedere. Naturalmente non in Italia, dove tutto viene messo a tacere dagli uffici stampa e dal potere delle commissioni: ma negli Stati Uniti le cose si sono messe in moto. Via abbiamo già raccontato del Congresso, e vi abbiamo già segnalato alcuni contenuti del dibattito per le Presidenziali 2016.
Oggi prendiamo spunto da una iniziativa sicuramente naif ma non per questo priva di un formidabile supporto nella realtà. Parliamo del sito http://jpmadoff.com/ che pubblicizza un volume dallo stesso titolo ed al tempo stesso sollecita i cittadini (ma soprattutto i risparmiatori e gli investitori) a scrivere al proprio rappresentante in Parlamento per fermare questo stato di cose, che il sito descrive molto sinteticamente così:
In the past four years alone, JPMorgan Chase has paid out $28,902,150,000 in fines and settlements for fraudulent and illegal practices. You could be next.
Ed in effetti: quello che proprio non si capisce (se non dopo averci riflettuto) è proprio il fatto che, grazie alla grandissimi abilità dei loro uffici legali, tutte queste (ormai centinaia) di sanzioni per attività illegali siano a tutto oggi presentate come "casi isolati". Perché se non fosse così, se non fossero casi isolati, sarebbe allora necessario intervenire e fermare queste attività: ma qui, ovviamente, il cartello di settore (che include anche la Banca Centrale) si fa forte dell'argomento che un sistema bancario è indispensabile per il funzionamento del sistema economico. Cosa che è vera: ma che non implica necessariamente che QUESTO sistema bancario, così come è oggi, sia indispensabile oppure sia l'unico possibile. Le forze della concorrenza e del mercato, come in ogni altro settore, dovrebbero essere libere di spazzare via vecchi dinosauri improduttivi, che fanno "utili record" solo quando la Banca Centrale di turno regala soldi, oppure con pratiche illegali. Ed invece, dal 2008 ad oggi, come ha scritto di recente anche il Wall Street Journal (vedi uno dei precedenti Post) la politica economica, che è stata per intero affidata alle Banche Centrali, ha avuto come principale obiettivo quello di fermare le spinte concorrenziali ed il libero mercato nel settore delle banche e della finanza, regalando agli attuali players dominanti sette anni di bonanza, in nome di un preteso welfare collettivo che però fino ad oggi nessuno ha visto e men che mai toccato con mano. Ben vengano quindi anche le iniziative naif, se servono a rompere la cortina di silenzio e portare in pubblico una anomalia di queste proporzioni, che toglie efficienza al sistema economico nel suo complesso premiando attività a scarso valore aggiunto. Come dicevamo all'inizio, qualche segnale si comincia a vedere: ad esempio venerdì scorso a New York nove banche globali hanno patteggiato un risarcimento a favore dei Clienti di 2 miliardi di dollari USA, per avere danneggiato gli interessi di questi Clienti nel comparto delle transazioni in valuta. Le nove banche globali sono: UBS, JP Morgan, Barclays, Goldman Sachs, RBS, HSBC, Bank of America, Citigroup, BNP Paribas, mentre per altre sette il processo continua, e tra queste ci sono Deutsche Bank e Morgan Stanley.
Come abbiamo già scritto, a noi sembra incredibile che queste stesse banche vengano poi proposte al Cliente risparmiatore come "il massimo della sicurezza e della competenza", solo perché almeno fino ad oggi queste indagini non hanno coinvolto il settore Fondi Comuni e il settore Private Banking. A noi pare incredibile perché non regge la teoria secondo cui si tratta di "episodi isolati": una tale frequenza e gravità è una prova del fatto che siamo di fronte ad un sistema, ad un metodo, e ci sono ragioni sufficienti per dubitare ce questo metodo sia lo stesso in tutti i rami, le divisioni ed i compartimenti delle banche coinvolte. Gli investitori, sempre così tanto diffidenti verso le nuove proposte, dovrebbero riflettere bene su che cosa si nasconde dietro a queste "vecchie etichette". Come scrive il sito citato sopra, You could be next.