Cina: quando il "buying time" non funziona più
In un Post di inizio agosto 2015, abbiamo commentato una frase del Grande Capo di Goldman Sachs, che diceva esattamente così: “We still have the same problems, we keep kicking the can down the road, but we do seem to be able to live with that,”. Dicevamo allora, e ripetiamo oggi, che non ci convince per nulla questa affermazione: le cose forse possono andare bene per lui e per la sua Goldman, ma il prezzo di questo benessere è che il mondo intero è stato inondato di carta straccia a prezzi assurdi, e questo per ognuno di noi e per tutti noi costituisce un rischio enorme, di tipo sistemico. Questo eccesso dovrà in qualche modo rientrare a breve: e in quel momento il costo lo pagheranno tutti gli investitori finali (e non solo Goldman e le sue "sorelle", che pure ne hanno beneficiato in modo smodato e sgradevole). Lo possiamo affermare senza timore, perchè i fatti degli ultimi giorni in Cina sono una (ulteriore) conferma che la fase storica dei QE e della "excess liquidity" è già finita, morta a causa delle sue stesse debolezze. Abbiamo una (ulteriore) conferma materiale che spostare i problemi "un po' più in là" nel tempo, oppure un po' più in là in Asia, non funziona, o funziona solo per un breve periodo. Dopo, le conseguenze e i danni sono ancora peggiori di quando si è iniziato: prendete un libro di storia economica, e vedete che cosa vi spiegherà sulle politiche definite beggar-thy-neighbour. Del problema della Cina, in questo Blog, avete letto fin dal mese di marzo. E questo problema è centrale, come state vendendo, anche per chi non è investito in Cina: perché la Cina è la seconda economia del Pianeta, perché la Cina non è una economia di mercato e quindi è molto più rigida, perché la Cina era il motore dell'economia globale, perché la Cina è in Asia. Ormai è tardi per piangerci sopra: la crisi è arrivata, ora va gestita al meglio che si può. Soprattutto per quello che riguarda il proprio portafoglio ed i propri investimenti. E mai come in un momento come questo le vecchie ricette di investimento (dalla asset allocation strategia, alla diversificazione, fino ai recenti ai "fondi Multi Asset") appaiono inadeguate, inefficaci e spesso dannose. Ed oggi, in questa situazione, hanno nulla da dirvi, zero, zip. Noi invece siamo qui, con i portafogli posizionati in modo corretto, con le nostre analisi in tempo reale sui singoli investimenti, e con la disponibilità ad adattare le varie soluzioni alle vostre esigenze. E con i nostri criteri fondamentali, che tornano molto utili in questa fase: il primo è che la carta di cattiva qualità resta di cattiva qualità, anche se la Banca Centrale distorce i prezzi di mercato, e quindi è meglio non averla in portafoglio; il secondo criterio è diffidare dei consigli interessati, del tipo "dei problemi della Cina se ne parla da anni, ma poi tanto non succede mai nulla: quindi non stiamo a perdere tempo sui dati, e mettiamoci in scia al trend". C'è un mondo di differenza tra i nostri servizi e la vecchia industria, ed oggi lo toccate con mano.