Quelli che proprio non vogliono capire
Ci sorprende l'atteggiamento di molti, analisti delle banche di investimento sulla sell side, e soprattutto gestori di portafoglio sulla buy side, che fingono di non avere capito ciò che è successo in Eurozona negli ultimi tre mesi. Ci sarà, come in ogni altro settore, una percentuale di ottusi, ed un'altra percentuale di faciloni: ma la maggioranza è fatta di persone professionalizzate, che si ostinano però a sostenere ciò che ormai non è più sostenibile. Ormai lo scrivono anche i quotidiani, quello che voi avevate letto in questo Blog da almeno due mesi: ovvero che l'Eurozona ha subito un colpo non reversibile, che Merkel è in trappola, che Hollande è in trappola (per ragioni diverse), e che tutto noi investitori dobbiamo attenderci mesi e mesi di scontri e trattative. Non più con la Grecia, ma per decidere che fine farà l'Eurozona. Chi continua a sostenere che "la BCE ha tutti gli strumenti" oppure che "la Grecia pesa molto poco sul totale" finge di non capire che non è la Grecia ad avere messo in difficoltà l'Europa (non ne avrebbe avuto la forza) ma è la stessa Europa vittima di sé stessa. Comunque finisca con la Grecia, così non si andrà avanti: se poi si arrivasse a episodi di instabilità politica in una maggiore economia (Francia, Italia, Spagna), la crisi sarebbe ancora più rapida. Su tutto questo poi pesa l'incognita mercati: mercati che fino ad oggi si sono aggrappati (disperatamente, ed inutilmente) al sogno di un Draghi salva-tutto, ma che come sempre è successo si sveglieranno dal sogno nel giro di una notte. Draghi non potrà fare nulla, questa volta, perché la natura del problema non permette di risolverlo stampando altra moneta. Leggiamo da Bloomberg:
For European leaders gathering in Brussels Sunday to find a way to keep Greece in the euro, the credibility of a half-century of economic and political unification is on the line. Failing to find a solution to Greece’s five-year debt crisis would be arguably the greatest setback in the history of what proponents call “the European project.” Europe’s integration, born in the aftermath of World War II, was always designed to be permanent and irrevocable, the better to make future conflict impossible. A so-called Grexit would dramatically undermine those principles. Even as a proposed deal has taken shape, the European Union’s cohesion is under assault on multiple fronts.
(...) a Greek departure would provide a vivid example of the flaws of the European project for a British public that often conflates the problems of the single currency with those of the broader EU. Conversely, even a deal for Greece to remain that included significant concessions to Tsipras could strengthen the hand of anti-EU parties. They would be galvanized to seek a better deal too, said Sara Hobolt, a professor at the European Institute of the London School of Economics.
(...) If you want a sign of how close Greece is to exiting the euro, listen to Mario Draghi. Three years after the European Central Bank president pledged to do “whatever it takes” to save the single currency, he’s now showing doubts he keep can keep it whole. As Draghi arrived in Rome on Wednesday morning after late-night talks in Brussels, he was asked by Italian reporters if he would be able to close the dossier on Greece. “I don’t know,” he replied, according to Il Sole 24 Ore and Corriere della Sera. “This time it’s really difficult.”