Ancora sulla calma allarmante
Abbiamo messo all'attenzione ieri il fatto che da un mese tutti i maggiori indici di Borsa si sono fermati, ed anche i rendimenti delle obbligazioni e i maggiori cambi. E' un segnale di massima tranquillità? Noi crediamo il contrario: dal mese di febbraio, il maggiore indice azionario del pianeta, che è lo S&P 500 di New York, oscilla tra 2050 e 2110 punti: sembra ... finto. Ed ancora più significativo, in un orizzonte temporale più lungo, è il fatto che (grafico) dopo il 2012 si è modificato il range di oscillazione dello stesso indice. Nei 100 anni precedenti, la variazione anno-su-anno dell'indice ha oscillato tra il +25% ed il -10%, con un certa regolarità. Dopo il 2012, questo intervallo si è ristretto in modo drammatico: ora si va da +25% a +9%. Che senso attribuire a questo dato, che cosa ci può dire? Le Banche Centrali, i media ed anche (ovviamente) tutta l'industria dei fondi comini di investimento, quelli long only, si sono trovati d'accordo nel definire la volatilità "il peggiore di tutti i mali" e quindi il nemico numero uno da combattere ed eliminare. Questa impostazione "filosofica" deriva certo da interessi contingenti (più gli indici salgono più i fondi comuni guadagnano e le banche insieme a loro), ma pure dalle teorie della finanza nella tradizione di Markowitz, teorie in cui la volatilità dei prezzi degli asset è intrinseca negli stessi asset, una caratteristica congenita e quasi "naturale". Questo, purtroppo, è un grave errore: la volatilità dei prezzi dei titoli riflette, semplicemente, l'incertezza nei dati reali che determinano gli stessi prezzi. Sui mercati, i prezzi variano perché il mondo reale è incerto, l'economia è incerta come i profitti, l'inflazione, la crescita economica. Eliminando la volatilità dei mercati finanziari, non si elimina la volatilità dell'economia reale: semplicemente si reprime la naturale volatilità dei prezzi, e quindi si danneggia, forse in modo irrimediabile, un potente meccanismo per la trasmissione e la diffusione delle informazioni economiche, quale era il mercato finanziario internazionale prima del 2009. Un danno economico incalcolabile, quindi: tutto il contrario di qualcosa che "ha salvato il mondo" come sostengono in tanti. Ma soprattutto, un rischio incalcolabile: perché così come i prezzi possono stare senza ragione su livelli altissimi, allo stesso modo e per le medesime ragioni potrebbero scivolare a prezzi minimi.