Un po' di spiacevole aritmetica (lezione dal caso Apple)

L'indice S&P 500 della Borsa di New York si trova oggi a 1700 circa, e l'utile per azione calcolato sullo stesso indice negli ultimi 12 mesi è stata di circa 90 dollari: si arriva così al P/E di 19 recentemente commentato anche dal WSJ, secondo cui il mercato "comincia a sembrare sopravvalutato". Per la verità, a questo livelli è carissimo, se rapportato alle medie storiche, ma è qui che interviene la investment bank   di turno (scegliete una sigla di pura fantasia, come ad esempio JP, o MS, oppure DB, o GS, o CS, oppure UB, insomma una a caso: l'unanimità è bulgara) che spiega che il mercato non è caro perché se si utilizzano le stime per i prossimi 12 mesi il P/E scende a 15. Se ne ricava una crescita attesa degli utili, nei prossimi 12 mesi, del 20% circa (quattro punti di P/E su 19). Però ... come direbbe un bambino delle elementari, se in quel periodo salirà anche (come previsto dalle medesime banche) il livello dell'indice S&P 500, ci ritroveremmo punto e d'accapo, con un P/E elevatissimo! No bambino, tranquillo, dice allora la banca: anche l'anno successivo gli utili cresceranno del 20%, e quindi si torna a 15. Il finale quindi è "tutti felici e contenti" come in una bella fiaba. Tranne che ... potrebbe arrivare l'orco cattivo, sotto forma di una revisione delle previsioni (ad esempio, per l'ultimo trimestre, le stime sono scese del 10% in soli sei mesi). Un esempio molto efficace, concreto, e recentissimo è offerto dal titolo Apple, che a parità di tutte le altre condizioni (tassi, crescita, eccetera), negli ultimi 8 mesi ha raggiunto un massimo di 700$ e poi un minimo di 385$: non perché la Società ha dimezzato gli utili, bensì solo perché il mercato ha rivisto al ribasso le aspettative, ovvero la capacità di Apple di mantenere negli anni una crescita degli utili tale da giustificare un prezzo di mercato così tanto alto. Gli investitori dovrebbero leggere i suggerimenti delle investment banks (che oggi poggiano per intero su una impennata degli utili dello S&P 500 di cui, ad oggi, non ci sono segnali) tenendo bene a mente questo esempio: quando, come nel caso di Apple, si è trattato di "scaricare le posizioni", le banche di investimento non hanno preavvisato i Clienti con le loro "ricerche". Fino ai 500$, silenzio assoluto.

Mercati oggiValter Buffo