Il lungo periodo non è il nostro forte.
Non amiamo il lungo periodo, in Recce’d: non siamo neppure sicuri che esista, il lungo periodo, quando si ragiona sugli investimenti.
Ma, come in ogni altra cosa della vita, esistono le eccezioni.
Occorre essere flessibili, ed adattarsi ai tempi che si vivono.
In un’epoca come quella attuale, che è una fase di passaggio (via da una vecchia Era dei mercati, e dentro una Nuova Era dei mercati) anche per noi di Recce’d diventa indispensabile affrontare il tema del lungo periodo.
Perché tutti noi investitori siamo chiamati ad affrontare un cambiamento epocale.
Per questa ragione, abbiamo deciso di ampliare il nostro palinsesto di pubblicazioni, e di creare un nuovo trimestrale dedicato al lungo periodo.
I Clienti lo riceveranno in settimana.
Per guardare al lungo periodo senza perdere la bussola, l’orientamento e le connessioni con il breve periodo che stiamo attraversando, servono ancoraggi soldi, forti.
Per questo nel Post di oggi celebriamo, prima di tutto,. la ricorrenza di Luigi Einaudi, nato 150 anni fa a Carrù, in provincia di Cuneo.
Il quale, senza alcun dubbio, si sarebbe ritrovato a suo agio leggendo ciò che Recce’d scrive in questo Post.
Ricordiamo tre fatti fondamentali dei mercati finanziari.
I mercati finanziari NON salgono sempre: chi sostiene questa cosa è un ingenuo, un incompetente, oppure un malintenzionato, un mascalzone, un truffatore che sta cercando di fregarvi.
I mercati salgono SOLO se le cose vanno migliorando NELLA REALTA’: e se voi investitori non avete ancora ben compreso questa cosa, allora siete destinati a passare brutti momenti, tra poco.
I mercati scendono se le cose vanno peggiorando: e anche in questo caso, se voi lettori non avete capito come funziona, avrete pessime sorprese a breve. purtroppo.
Da vent’anni, gli Stati ed i Governi hanno provato ad introdurre una QUARTA variante, che dovrebbe funzionare come segue:
le cose nella realtà vanno migliorando PER CONSEGUENZA del fatto che i mercati finanziari salgono.
Prima, si fanno salire i prezzi sui mercati finanziari. E solo dopo, migliorerà la realtà.
Si tratta di una cretinata, una sciocchezza così tanto grande, che si fatica a credere che una massa di investitori ci abbia scommesso i propri risparmi: eppure è andata proprio così.
Nessuno se ne è reso conto?
Al contrario: tutti sanno che la situazione attuale è questa. Ma ci sono interessi forti, che vanno in una direzione ben diversa, rispetto agli interessi di noi investitori finali.
E’ stata una festa, per le banche di investimento: che vendono crescere, a dismisura e senza avere creato alcun valore aggiunto per l’economia reale, le commissioni che incassano sulle loro operazioni.
E’ stata una festa, per le Case di Fondi Comuni, i cui guadagni sono proporzionali alle masse in gestione, e non al vostro risultato, amici lettori.
E’ stata una festa per i promotori finanziari, i financial advisors, i private bankers, i wealth managers, che facendo leva sui rialzi degli indici possono vendere ai loro Clienti “prodotti finanziari” del tutto inefficienti, che funzionano solo se la bolla continua a gonfiare i prezzi degli asset. Facendo pagare, ai Clienti investitori, commissioni del 3%, 4%, 5%, e 6% per alcuni prodotti come in particolare le polizze..
La ricaduta più vistosa e più commentata di tutto questo movimento è stata, come tutti sapete, una grande euforia social, sfruttata per il proprio personale beneficio da molti, ed in misura particolarmente ampia da alcune menti geniali.
Si potrebbe dire, se volessimo adottare la definizione di Fruttero e Lucentini, vecchia di quaranta anni, che è stata una grande “festa dei cretini”.
Ce lo ha spiegato di recente anche il noto giornalista Pierluigi Battista, che leggiamo qui di seguito.
Quando scrissero La prevalenza del cretino, Fruttero & Lucentini non conoscevano l’epopea del social network. L’avessero conosciuta, non avrebbero parlato più di “prevalenza”, ma di “dittatura universale”.
Scrivevano:
«Una società che egli si compiace di chiamare “molto complessa” gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a destra come a sinistra, gli ha procurato innumeri poltrone, sgabelli, telefoni, gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite moltitudini di seguaci e molto denaro. Gli ha insomma moltiplicato prodigiosamente le occasioni per agire, intervenire, parlare, esprimersi, manifestarsi, in una parola (a lui cara) per “realizzarsi”».
Avevano in mente la televisione, i giornali, le radio. Non potevano pensare che, tra le “innumeri poltrone” e gli “infiniti interstizi”, il “cretino” avrebbe avuto a disposizione i vertiginosamente vasti spazi della “blogosfera”.
Curiosamente, NON è stata invece una festa per l’investitore finale, il cui valore del patrimonio investito è rimasto in buona sostanza sempre lo stesso: ed infatti, in giro si ripete che tutti gli indici sono ai massimi, ma noi NON guadagniamo mai.
Lo scriveva il 4 aprile 2024 anche il Wall Street Journal (sotto).
Noi di Recce’d lo abbiamo dimostrato il 26 gennaio 2024. producendo un dettagliato documento di 76 pagine, dedicato proprio ai rendimenti dei diversi portafogli e “prodotti finanziari”: dalle GPM ai Fondi Comuni alle Polizze ai certificati.
Quel nostro lavoro dimostra che, anche se negli ultimi anni la politica dei Governi ha gonfiato i prezzi dei diversi asset finanziari, il beneficio per l’investitore finale è stato … nulla (lo dimostra l’immagine sotto che propone un esempio qualificato, tra le centinaia che si possono produrre, su vostra richiesta).
Il risultato dell’investitore medio che si affida a questo tipo di soluzioni diventerà negativo, da oggi in avanti.
Noi di Recce’d in questi anni abbiamo scritto, detto, e fatto l’opposto: noi NON abbiamo partecipato a quella festa, la Festa delle Bolle.
Per scelta: abbiamo scritto e detto, in centinaia di occasioni, che se si tratta di guadagnare 100 rischiando 500, allora quello NON è mai un buon investimento. E’ appunto una cretinata. Sarà meglio il casinò a St. Vincent, e di molto; oppure investire scommettendo sulle partite del Campionato di calcio.
Il NON partecipare alla Festa delle Bolle, notatelo bene, NON ha penalizzato il nostro Cliente. Noi NON siamo rimasti indietro, rispetto a quelli che hanno messo i loro soldi sul “pivot della Fed” oppure sui “SETTE tagli dei tassi nel 2024”.
Come è stato possibile? Perché noi ne siamo capaci, e lo abbiamo dimostrato.
Ora, che quella festa, nel 2024, è finita, per noi le prospettive migliorano decisamente.
Che la Festa delle Bolle sia finita lo state già venendo sui mercati, anche se ancora oggi lo S&P 500 sta sopra i 5000 punti.
Ma è davvero finita, e non torna più.
I segnali che arrivano dai mercati finanziari, in questo inizio di aprile sono particolarmente significativi: proprio perché inattesi e (per moltissimi) del tutto inspiegabili.
Che cosa ha fermato la fase che tutti chiamano Riccioli d’Oro (goldilocks)? Che cosa ha messo fine alla favola? Dove è Nvidia? Parlateci ancora di Nvidia, per carità!
Secondo un veterano del mercato, fattori geopolitici e strutturali hanno messo l’oro sulla buona strada per raggiungere i 2.600 dollari l’oncia entro un anno.
Il metallo prezioso ha raggiunto massimi record consecutivi quest'anno, compreso un altro giovedì, quando l'oro spot ha superato i 2.300 dollari prima di rallentare leggermente. All’inizio di venerdì veniva scambiato intorno a 2.278 dollari l’oncia.
Le ragioni dietro la sua salita – e quanto in alto potrà arrivare nel breve e medio termine – sono temi scottanti tra gli investitori, soprattutto perché i guadagni del mercato azionario rimangono robusti.
Juerg Kiener, chief investment officer di Swiss Asia Capital, ha dichiarato mercoledì al programma "Street Signs Asia" della CNBC che la sua analisi della curva prospettica dell'oro "sembra fantastica".
“Se guardi la curva forward per un anno è di circa 26 [$ 2.600]. Penso che potremmo essere molto veloci se prendiamo 23 [$ 2.300], c’è molta domanda repressa”, ha detto.
Ha aggiunto che un crollo delle scorte nel mercato dell’oro sta mettendo a rischio “molte strutture derivate”.
“Probabilmente mette a rischio anche molte strutture che sono sul mercato e giocano all’oro, perché [i trader] potrebbero non essere in grado di coprire [le loro posizioni corte]. E se dico che 26 per me è solo una curva in avanti, nel caso in cui si verificasse una breve compressione i numeri andrebbero molto più in alto”.
Uno short squeeze si verifica quando il prezzo di un asset aumenta bruscamente e coloro che detengono posizioni corte – che scommettevano sul calo dei prezzi – sono costretti ad acquistare l’asset per evitare ulteriori perdite, in genere facendo salire ulteriormente il prezzo.
Kiener ha anche citato la geopolitica, il passaggio a un “mondo multipolare” e il cambiamento delle strutture del commercio internazionale come ragioni del suo atteggiamento rialzista sul prezzo dell’oro. Un’altra era che i governi “stampassero denaro come se non ci fosse un domani”, ha aggiunto.
L’oro è generalmente visto come un cosiddetto bene rifugio e anche come una potenziale copertura contro l’inflazione.
La geopolitica è stata citata da diversi analisti come base per un’ipotesi rialzista a medio termine per l’oro, tra le guerre a Gaza e in Ucraina, le imminenti elezioni statunitensi e la possibilità di recessione nelle principali economie.
Un altro fattore comunemente citato è la probabilità di tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve americana, di cui tre sono previsti quest’anno. I minori costi di finanziamento tendono ad aumentare l’attrattiva dell’oro poiché gli investitori si allontanano dagli asset a reddito fisso come le obbligazioni.
“Abbiamo un flusso massiccio di metalli preziosi in partenza dall’Occidente”, ha detto, aggiungendo che c’è stato un “vero spostamento” verso una domanda crescente di preziosi in Asia e nei paesi BRIC più in generale.
Secondo il World Gold Council, gli investitori e le famiglie cinesi hanno mostrato un aumento della domanda di oro nel 2023, mentre il mercato immobiliare del paese è rimasto in turbolenza e i mercati azionari sono crollati.
Le banche centrali hanno anche aumentato le loro riserve auree nell’ultimo anno, sostenendo i prezzi.
Il segnale non ci arriva soltanto dall’oro. Ci sono altre cose che si muovono, oggi.
The Bottom Line
Alcuni dei soliti sospetti di rifugio sicuro (safe haven) sono stati relativamente popolari questa settimana.
Oro prima di tutto: i prezzi hanno raggiunto nuovi massimi questa settimana. Anche lo yen giapponese, in ribasso da mesi, ha ottenuto una rara tregua, recuperando giovedì da livelli contro il dollaro che molti temono possano innescare l’intervento del governo.
Sono state citate le crescenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente, mentre i prezzi del petrolio sono saliti ai livelli più alti in più di cinque mesi.
Secondo quanto riferito, Israele si sta preparando ad attacchi di ritorsione dopo che un presunto attacco aereo israeliano sul complesso dell’ambasciata iraniana a Damasco ha ucciso diversi generali iraniani.
Tutto questo mentre i mercati azionari statunitensi – che hanno avuto performance straordinarie negli ultimi 12 mesi – hanno corretto questa settimana in un debole inizio del secondo trimestre.
I successivi commenti dei funzionari della Federal Reserve americana questa settimana hanno anche temperato le speranze di un primo taglio dei tassi, che i mercati si aspettano avvenga durante la riunione della Fed di giugno.
Con l'indice CBOE Market Volatility che ha toccato il livello più alto dalla fine dello scorso anno, alcuni investitori sembrano coprire le proprie posizioni in previsione di una maggiore volatilità futura.
Il sentimento di avversione al rischio è inconfondibile.
Avversione al rischio, si dice qui sopra: ok, capito. ma da dove viene? Come avete appena letto nel brano precedente, in giro c’è grande confusione: ad esempio, tra il “rischio di inflazione” e allo stesso momento i “tagli dei tassi della Federal Reserve”. Mah …
Il nostro parere è che è più utile guardare ai “tassi di interesse in termini reali”, per capire meglio ciò che sta succedendo: cosa che con i Clienti abbiamo già fatto nella settimana che si è appena conclusa, nel quotidiano The Morning Brief.
L’impennata dell’oro ai massimi storici è straordinaria, nonostante gli elevati rendimenti reali che normalmente lo farebbero crollare.
Ciò segnala che è probabile che il metallo inverta rapidamente la salita di quest’anno, a meno che gli asset rischiosi non crollino a causa di una crisi economica o finanziaria.
Il rendimento reale a 10 anni è ancora intorno al 2%, un livello mai visto dal 2009.
Ciò dovrebbe danneggiare un asset non fruttifero come l’oro, ma non è così.
Le due volte precedenti, prima dell’impennata attuale, quando l’oro ha raggiunto livelli record, sono stati periodi di rendimenti reali negativi: durante la pandemia e nel 2011-2012, quando le difficoltà del debito sovrano europeo seguivano la crisi finanziaria globale.
Prima che l’introduzione dei TIPS consentisse di monitorare prontamente le aspettative del mercato per i tassi reali, l’ascesa del metallo prezioso a un record nel 1980 avvenne quando i rendimenti nominali a 10 anni erano ben al di sotto del tasso di inflazione.
Ciò rende vulnerabile il rally dell’oro quest’anno, anche se potrebbe anche segnalare che gli investitori stanno cominciando a temere l’arrivo di grandi turbolenze.
L’impennata che ha raggiunto il picco nel 2011 ha superato il massimo dell’oro del 1980 all’inizio del 2008, ben prima del crollo di Lehman Brothers.
È possibile che il vero vantaggio per il metallo giallo sia il sentiment negativo, piuttosto che i rendimenti reali negativi
Molti, e siamo sicuri che lo stesso si può dire di voi lettori, sono stati colpiti dal leggere di un “sentiment negativo”.
Sentiment negativo? Con lo S&P 500 a 5200 punti?
Sentiment negativo? Con la Borsa a Milano a 35000 punti?
Sentiment negativo? Con i magnifici sette tutti ai massimi storici … ah, no, quello ora non è più vero.
Abbiamo chiamato in causa, più in alto, anche Elon Musk, un abilissimo manipolatore che ha però di recente una parte dei suoi superpoteri.
Noi investitori (anche Recce’d, che mai ha investito in Tesla) siamo ora costrette a chiederci: ci può essere una Festa, se non partecipa Elon Musk?
Il mercato può stare in piedi, può reggere, all’assenza di Elon Musk?
Non sarà che il citato “sentiment negativo” è una conseguenza del fatto che Musk ora produce meno tweet?
La risposta la lasciamo ai social.
Chiudiamo il Post suggerendo ai nostri lettori, in alternativa al fare surf sui social e leggere soltanto frasi di due righe al massimo, di leggere finalmente un libro, che vedete pubblicizzato dall’Autore (l’amico Lawrence Mc Donald) nell’immagine qui sopra.
E il libro di Recce’d? A tempo debito, ve ne parleremo.
La frase che accompagna l’immagine qui sopra si collega a ciò che abbiamo scritto proprio in apertura del nostro Post di oggi.
L’amico Mc Donald vi anticipa che è in arrivo il conto da saldare: ed è il prezzo degli eccessi degli ultimi venti anni.
Perché il conto va saldato? Proviamo con questa sintesi ripartendo dallo scorso giovedì 4 aprile 2024: si scrive e si dice regolarmente nelle chat e nelle community quanto segue:
sul mercato c’è chi la vede bianca e chi la vede nera, c’è chi dice che succede questo e c’è chi dice che succede quello, ed hanno tutti ragione di tanto in tanto
Affermando questo, però, si dimentica (ed è davvero una grave dimenticanza) che la realtà, quella è una sola, ed è vero che c’è chi dice che tagliano i tassi e c’è chi dice che non li tagliano ma è ancora più vero che poi però NON li tagliano.
Ed allora, uno solo avrà avuto ragione. O è vero, oppure non è vero.
An armada of FedSpeak today was pretty much all in the same direction - need more time on inflation, no rush to cut (but will cut), jobs strong - with the only divergence being the degree (Gooslbee, more dovishly worried about labor market due to rising delinquencies; to Kashkari, more hawkishly questioning any need to cut rates at all given how economy is doing).
In order of their appearance:
*BARR: BANKS' OFFICE COMMERCIAL REAL-ESTATE ISSUES TO TAKE TIME
*KUGLER: `SOME LOWERING' OF RATES THIS YEAR LIKELY APPROPRIATE
*FED'S HARKER SAYS INFLATION IS STILL TOO HIGH
*BARKIN: FED HAS TIME TO GAIN MORE CLARITY BEFORE LOWERING RATES
*GOOLSBEE: WORTH STAYING ATTUNED TO DETERIORATION IN JOBS MARKET
*KASHKARI: QUESTION OF WHY CUT RATES IF ECONOMY REMAINS STRONG
*MESTER: NEED MORE PROGRESS ON HOUSING, CORE SERVICES INFLATION
Everything was going swimmingly early on. Stocks saw jobless claims data and algos greenlit the buying panic (read all about the farce that is jobless claims here).
The gains survived the various Fed speakers early on until Kashkari spoke and hinted at the potential of no rate-cuts and that seemed to trigger a wave of selling in stocks.
“In March I had jotted down two rate cuts this year if inflation continues to fall back towards our 2% target,” Kashkari said in a virtual event with LinkedIn on Thursday.
“If we continue to see inflation moving sideways, then that would make me question whether we needed to do those rate cuts at all.”
Un buon investitore, a questo punto, ha già capito.
Un buon investitore, poi, non dimentica, e mai dimenticherà ciò che disse Neil Kashkari nel mese aprile del 2021, quando i tassi della sua Fed stavano a zero (e pochi mesi dopo abbiamo visto il 10% di inflazione). Questa è la medesima persona che oggi dice le cose che avete letto proprio qui sopra.
E quindi, un buon investitore oggi ha già fatto ciò che va fatto, per proteggere il patrimonio ed allo stesso tempo guadagnare.
Chiamateci, che ne parliamo: e commentiamo insieme anche i dati che seguono, che riguardano il debito e che sono il risultato di un milione di esercizi di simulazione.
Simulazioni di questo tipo sono il lavoro attraverso il quale Recce’d stima sia il rendimento sia il rischio di tutti gli asset che stanno nel nostro universo investibile. dati dai quali derivano le scelte di portafoglio e le performances.
Pericolo del debito
C’è un po’ il problema del “ragazzo che grida al lupo” con gli avvertimenti sulla sostenibilità del debito americano.
Tali preoccupazioni abbondano da anni. Ma i bassi tassi di interesse hanno contribuito a mantenere la situazione nascosta e vari scenari alternativi sembravano sempre possibili. L’inflazione contribuirà a erodere il peso del debito. La produttività accelererà. I tagli fiscali stimoleranno la crescita e le entrate del Tesoro aumenteranno.
Ora, una nuova analisi di Bloomberg Economics offre una prospettiva che fa riflettere. Aggiungendo tutta una serie di diverse potenziali combinazioni di variabili economiche – circa 1 milione di esse – e nell’88% dei casi, i risultati mostrano che il rapporto debito/PIL è su un percorso insostenibile.
Cosa è insostenibile? La definizione iniziale è quella che vede il rapporto salire più in alto nel prossimo decennio rispetto alla cifra del 97% registrata lo scorso anno, che era quasi il doppio rispetto al 2009.
E perché la questione è urgente adesso? Le preoccupazioni stanno aumentando perché gli Stati Uniti hanno ormai registrato anni di solida crescita, con il mercato del lavoro effettivamente in piena occupazione. Eppure le proiezioni ufficiali del Congressional Budget Office mostrano che il rapporto debito/PIL raggiungerà il 116% nel 2034, un massimo storico.
Le simulazioni mostrano una gamma di incertezze attorno alle previsioni del CBO
Risultati del 10° e 90° percentile di un milione di scenari
Fonti: Congressional Budget Office, Bloomberg Economics
Il CEO di BlackRock Larry Fink ha dichiarato la scorsa settimana che la situazione del debito pubblico americano “è più urgente di quanto possa mai ricordare”. Lunedì, il fondatore di Citadel Ken Griffin ha detto agli investitori in una lettera agli investitori dell’hedge fund che il debito nazionale degli Stati Uniti è una “preoccupazione crescente che non può essere trascurata”.
E ricordiamo che il presidente della Federal Reserve Jerome Powell è intervenuto in modo insolito all’inizio di quest’anno con il suo ammonimento secondo cui “probabilmente è giunto il momento, o forse è passato il tempo” che i politici affrontino la situazione fiscale.
Il segretario al Tesoro Janet Yellen ha sostenuto che i piani fiscali dell’amministrazione Biden tengono la situazione sotto controllo. E afferma che il suo parametro preferito per la sostenibilità del debito – il rapporto tra spesa per interessi aggiustata per l’inflazione e Pil – rimane gestibile.
Yellen ha indicato che preferirebbe vedere tale parametro al di sotto del 2% del PIL. Anche Bloomberg Economics ha effettuato simulazioni su questo argomento. Lì i risultati sono stati più promettenti: la soglia è stata violata solo nel 30% delle simulazioni.
I costi degli interessi statunitensi aggiustati per l’inflazione potrebbero salire oltre il 2% del PIL
Risultati del 10° e 90° percentile di un milione di scenari
Fonti: Congressional Budget Office, Bloomberg Economics
Ciononostante, con la spesa per la difesa che quasi sicuramente supererà le proiezioni ufficiali e i tassi di interesse che permangono ben al di sopra dei livelli pre-pandemia, i rischi stanno crescendo. Sebbene non sia possibile conoscere un esatto “limite superiore” per il debito federale, l’economista dell’Università di Harvard Kenneth Rogoff ha avvertito il mese scorso che ci saranno sfide con l’aumento del livello.
“Washington in generale ha un atteggiamento molto rilassato nei confronti del debito di cui penso che se ne pentiranno”, ha detto Rogoff, ex capo economista del FMI.
Questa settimana, per chiudere il nostro Post, chiediamo aiuto all’amico Mohamed El Erian, che ha rilasciato proprio oggi un’intervista in italiano al quotidiano La Repubblica: numerosi degli spunti che trovate in questa intervista sono alla base delle nostre prossime operazioni sui portafogli modello di Recce’d, ed è per questo che verranno riprese già da lunedì mattina, 8 aprile, nel nostro quotidiano The Morning Brief.
Come in ogni precedente occasione, condividiamo una parte e siamo in disaccordo su altre: ma si tratta in ogni caso di spunti ed osservazioni qualificate ed utili, decisamente superiori a quelli delle chat e delle community.
Ed è proprio per questo che per voi investitori sono utilissime.
CERNOBBIO — Al Forum Ambrosetti il clima è «più positivo» che negli ultimi anni: gli effetti della guerra in Ucraina, la crisi energetica e i picchi inflazionistici sembrano archiviati. Ma il presidente del Queens’College di Cambridge, Mohamed El-Erian, invita a mantenere la guardia alta. Il crescente abisso tra Europa e Stati Uniti, secondo l’ex numero uno di Pimco, nasconde ragioni che non bisogna sottovalutare. Mentre sull’eventuale arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump, El-Erian smorza gli allarmi.
Com’è l’umore al Forum Ambrosetti?
«È più positivo che negli ultimi due anni. L’Europa ha attraversato lo shock economico molto meglio di quanto ci si aspettasse. E gli Usa stanno andando molto meglio delle attese».
Merito dei pacchetti di stimolo di Biden come l’Inflation reduction act?
«Certo, ma anche dell’aumento dell’immigrazione che ha spinto l’offerta mantenendo bassi i salari. E della spinta delle imprese e dei risparmi accumulati durante la pandemia dalle famiglie».
La Germania è l’anello debole dell’Europa?
«Ciò che la Germania ci sta dicendo va ascoltato molto attentamente. Il modello di crescita europeo ha bisogno di essere riformato. La Germania è un’economia aperta, dipende dalle esportazioni, e l’automotive è trainante, e il mondo sta evolvendo in una direzione in cui questi due fattori diventano avversi. In più ha freno al debito che ne limita i margini di manovra. Ma il messaggio vero è che l’Europa preoccupa perché dovrebbe investire più in settori che conteranno in futuro per la crescita: nella tecnologia e l’intelligenza artificiale, nella biotecnologia, nella difesa e nell’energia sostenibile. E deve farlo al livello comunitario».
Però i paletti di Karlsruhe imbrigliano la Germania, il Patto di stabilità l’Europa: come possono essere coniugati con il bisogno di una maggiore spesa in difesa, nella transizione energetica e nella rivoluzione tecnologica?
«L’Europa, più di ogni altro Paese o continente, ha bisogno di partnership intelligenti tra pubblico e privato».
Basterebbe?
«Può darsi. Ma dovranno essere definiti al livello comunitario».
Se Donald Trump vincesse le elezioni, ha già detto che imporrà dazi pesanti, del 10%, e persino più pesanti sulla Cina. Al Forum di Cernobbio il 40% degli imprenditori e manager teme effetti negativi sulle proprie attività.
«Vero. E la gente pensa subito al protezionismo. Ma quella misura sarebbe anche un generatore straordinario di entrate. Ne produrrebbe 300 miliardi di dollari».
Distruggendo il commercio globale.
«Certamente sarebbe un’enorme sfida al commercio globale. Ma le sfide sono tante. Siamo in un mondo frammentato, in cui le catene di valore si stanno ridisegnando. La globalizzazione come la conoscevamo finora cambierà».
Quindi lei non è troppo pessimista su Trump?
«Anteporrà gli Stati Uniti a tutto. Cercherà di aumentare la divergenza con il resto del mondo. Non ci si rende ancora bene conto di quanto gli Usa stiano crescendo già adesso. Ieri è uscito il rapporto mensile sull’occupazione: le attese erano di 200mila nuovi posti di lavoro, l’economia ne ha creati 303mila».
Un ambito in cui Europa e Stati Uniti non stanno divergendo è la politica monetaria. Ci si aspetta taglino i tassi sia la Fed sia la Bce. Ma ci si può fidare di questo calo di inflazione?
«L’inflazione sta scendendo più rapidamente in Europa che negli Usa. Ma ciò di cui nessuno parla è l’aumento dei prezzi del petrolio».
È tornato a 90 dollari.
«Esatto. E l’aumento da 80 a 90 dollari e avvenuto unicamente per l’attacco dell’ambasciata iraniana a Damasco da parte di Israele. La percezione è che sia stata superata una linea rossa, che il conflitto possa allargarsi. E quando vado in giro sento molta delusione per l’incapacità degli americani di contenere Israele. In termini di vite umane perdute, distrutte, di bambini uccisi, della completa distruzione di case e infrastrutture, guarderemo alle guerre in Ucraina e Israele con un totale senso di fallimento come esseri umani»