Come gestire il panico del settore obbligazionario

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Situazioni mai viste. Livello record. Toccati i limiti.

Fino a quando si continuerà a leggere di situazioni come queste sui mercati finanziari, potete essere certi che per chi investe in modo tradizionale, con una tradizionale asset allocation, e coi prodotti finanziari venduti dalla Reti di promotori finanziari, sui mercati c’è soltanto da perdere e niente da guadagnare.

“Ma se sale tutto …” potrebbe pensare qualcuno tra i nostri lettori.

Noi vi chiediamo: vi siete già messi in tasca questi guadagni? No, vero? Siete ancora investiti nei Fondi Comuni dai nomi indecifrabili.

E prima che riusciate a venderli, e a mettervi in tasca quei “guadagni” vi renderete conto che erano guadagni fasulli ed inesistenti. Soldi che non sono mai esistiti. Numeri su pezzi di carta.

Ricordatelo: oggi non si può avere il lusso di essere pigri, neppure in un mercato come quello delle obbligazioni. Ve lo dimostriamo con due grafici. Può accadere che ieri avete visto il grafico che segue, che vi segnala un minimo da 28 anni, e poi …

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… oggi vi svegliate ed il medesimo grafico vi racconta una storia ben diversa.

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Permetteteci di ricordarvi che oggi, nel mercato attuale, le obbligazioni NON sono più il “rifugio dal rischio” oppure la “protezione contro la volatilità” che continuano a raccontare i venditori di Fondi Comuni. Oggi si vedono cose che si sono viste solo per quattro volte negli ultimi 30 anni. Fate attenzione a dati di fatto come questi.

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Cosa dimostrano queste evidenze? Che non è vero, non è più vero, che le obbligazioni nei vostri portafogli hanno un contenuto di rischio inferiore a quello delle azioni. Ve lo dimostriamo anche qui con un grafico.

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Troppi investitori chiudono gli occhi davanti alla realtà di fatti come quelli che avete appena visto. Si rifiutano di vedere.

Ed è umano, a tutti piace sognare cose belle. Questo porta però la maggior parte degli investitori ad ignorare segnali che sono … grandi come una casa. Anche perché al loro fianco c’è sempre qualche interessato consulente pronto a giurare che “stavolta è diverso, non ti preoccupare, questi segnali contano poco o nulla”.

Anche quando, come nel grafico qui sotto, contraddicono proprio ciò che loro, proprio questi venditori, per oltre due anni, vi hanno raccontato: ovvero, che l’economia globale era entrata in una fase di forte crescita.

Il mercato, oggi, ci dice che era tutta … una balla di fumo. Il grafico non mente.

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Questa lunga premessa ci porta a commentare il rialzo dei prezzi delle obbligazioni (lo vedete nel grafico sopra: il ribasso dei rendimenti equivale al rialzo delle quotazioni): nel 2019, tutti a comperare obbligazioni. Di nuovo. Per gli Stati Uniti, ve lo racconta il grafico che segue, di Merrill Lynch.

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E’ un rialzo che noi abbiamo scelto di NON cavalcare, e dal quale ci teniamo e ci terremo ben lontani.

Perché? Perché è falso. Le sorprese sono proprio dietro l’angolo.

Ve lo dimostriamo, parlando oggi in particolare di obbligazioni corporate, ed ancora di più di quelle high yield. Americane, ed ancora di più europee: una bomba sul punto di esplodere, nonostante le mosse disperate delle Banche Centrali nel 2019.

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Come vedete qui sopra, Bloomberg come moltissimi altri ci sottolinea che il panico osservato nel segmento dei Titoli di Stato NON ha prodotto (fino ad oggi) un allargamento degli spreads, ovvero dei differenziali di rendimento che premiano quegli investitori che detengono obbligazioni ad alto rischio.

Un segnale di fiducia nel futuro? Un segnale quindi positivo?

Il contrario, esattamente il contrario. Un segnale di panico. Come vedete qui sotto, e come abbiamo mostrato anche in un grafico più in alto, il denaro affluito nel comparto delle obbligazioni è denaro del pubblico degli investitori IN USCITA dai Fondi azionari.

Ripetiamo, ancora una volta, che il panico degli investitori lo si vede sia nei flussi di vendita, sia a volte nei flussi di acquisto.

Il dato qui sotto, quindi, è un buon segnale? Sì, ma soltanto se nel 1999 era un buon segnale la corsa ai titoli dot.com.

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Vi ricordiamo, con l’ultimo grafico del Post di oggi, un tema già trattato: l’importante quota del mercato obbligazionario costituita da obbligazioni con rating BBB sia negli Stati Uniti (a cui si riferisce il grafico) sia in Europa.

Queste obbligazioni BBB saranno le prime ad essere declassate, se nei prossimi mesi l’economia continuerà a rallentare.

Ma se fossero declassate, anche soltanto alla classe BB, perderebbero la qualifica di “investment grade”, obbligando le Compagnie di Assicurazione ed i Fondi Pensione a venderle, tutte insieme e tutti insieme.

Rifletteteci, e fatelo presto.

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Mercati oggiValter Buffo