La storia della gestione di portafoglio (parte 1)

E' piuttosto semplice ripercorrere le tappe della gestione di un portafoglio titoli. Le principali sono quattro (più una):

  1. prima dell'era moderna, le obbligazioni erano diffuse come strumenti finanziari ma non venivano scambiate su mercati organizzati; si trattava di strumenti che legavano le due parti (obbligatario ed obbligato) ma per i quali non si poteva definire un "prezzo di mercato"; le Borse funzionavano, essenzialemnte, per la fissazione dei prezzi delle merci; è il TEMPO ZERO della gestione di portafoglio
  2. circa 100 anni fa, all'epoca del Primo Dopoguerra, in Borsa aumentarono in misura importante gli scambi di titoli azionari; l'aumento fu così rapido che si arrivò poi al Crollo del 1929; per gestione del portafoglio titoli a quei tempi si intendeva semplicemente la compravendita di azioni; e proprio in quegli anni fu pubblicato il primo "manuale di Finanza" di una certa importanza, firmato da Graham e Dodd, al quale si deve l'esposizione definitiva della strategia "fondamentalista" per il portafoglio in azioni, strategia che sopravvive fino ad oggi ed ha in Warren Buffett il suo più noto sostenitore
  3. nel Secondo Dopoguerra, si diffuse una concezione più ampia della gestione di portafoglio, articolata tra azioni ed obbligazioni: in questo caso, il teorico di riferimento fu il Nobel Harry Markowitz, seguito poi dal Nobel William Sharpe e dal Nobel James Tobin. Nasce allora, negli anni Cinquanta dello scorso secolo, il concetto di "asset allocation" e quello di "media/varianza"; da qui derivano tutti i modelli di allocazione statica, come ad esempio il Black Litterman modificato che usano tutti i robo-advisors e la maggior parte dei consulenti via web
  4. i limiti di queste strategie sono molto noti e documentati, anche da lavori di ricerca accademici; furono messi in evidenza dalle varie Crisi degli anni Novanta e fu allora che si diffusero gli strumenti finanziari cosiddetti "alternativi", tra i quali i più noti sono senza dubbio i Fondi HEDGE; la strategia, per tutti questi strumenti, non è più quella della "asset allocation", più o meno statica: vengono invece adottate una serie di strategie alternative, il cui scopo principale è quello di "produrre performance positive ed indipendenti dagli indici maggiori di mercato"; mancano qui basi teoriche riconosciute per queste strategie: esiste però una abbondanza di documenti prodotti dai gestori, a cominciare da Ray Dalio
  5. nella quarta ed ultima fase, dopo il 2000, e per varie ragioni (che abbiamo già esposto in Post precedenti) il fenomeno degli "alternativi" perde le sue caratteristiche distintive, prima fra tutte la de-correlazione, negli anni tra il 2000 ed il 2009; oggi i cosiddetti "alternativi" sono in crisi, nel senso che una precisa barriera tra quegli alternativi e gli strumenti tradizionali non ha più ragione di esistere; ma i problemi della "asset allocation" tradizionale, allo stesso tempo, si sono aggravati; ed è quindi aperta la fase di ricerca a soluzioni che sia "alternative" non solo di nome, ma pure nei fatti e nelle loro fondamenta teoriche. Qui si può spazia in una documentazione molto ampia, sia di fonte accademica, sia prodotta dai professionisti dell'industria