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Beyond stupid
 

Siamo certi che la grandissima maggior parte dei lettori del nostro Blog conosce il film “Una pallottola spuntata” e la serie che poi ne è seguita.

Il film viene in genere etichettato come “umorismo demenziale”: e senza dubbio nel film vediamo accadere cose paradossali ed assurde, non realistiche.

In questo Post, cercheremo di capire le ragioni per le quali oggi, nel settore della finanza e del risparmio, si incontrano con sempre maggiore frequenza situazioni al confronto delle quali il film “Una pallottola spuntata” deve essere rivalutato come “film realistico”.

In questo Post, cercheremo una risposta a questa domanda: per quale ragione, un grande numero di operatori del settore e della finanza e del risparmio oggi si comporta come se stesse recitando in “Una pallottola spuntata”?

Per quale ragione, nel settore del risparmio, dall’intermediazione fino alla vendita di “prodotti finanziari” all’investitore finale, abbondano situazioni paradossali ed assurde, così tanto assurde che nel film “Una pallottola spuntata” sarebbero apparse eccessive?

Del film “Una pallottola spuntata, è notissima la scena nella quale il solerte tenente Drebin (avendo alle spalle l’esplosione di una fabbrica di fuchi di artificio) invita il pubblico a muoversi, a scorrere, pronunciando la celebre frase: “Non c’è niente da vedere qui”.

Il tenente Drebin qui sopra ripete, in modo meccanico e senza rendersi conto della realtà intorno a lui, una delle “solite frasi”: che è esattamente quello che fanno sia le Banche Centrali, sia le banche di investimento come JP Morgan e Goldman Sachs e UBS e BNP Paribas e Nomura, sia le Reti italiane che vendono Fondi Comuni e polizze UCITS, avendo anche loro, alle proprie spalle una scena che è completamente diversa da quello che le loro parole vorrebbero fare intendere.

Hanno perso il collegamento con la realtà? In parte, sì.

Ma in parte, ne hanno coscienza, e nonostante questo vogliono ingannare il pubblico dei risparmiatori, rappresentando uno scenario di fantasia, che non esiste e mai esiterà in futuro.

Ricordate nel 2021 la storia inventata della “inflazione è transitoria”?

Quel malessere collettivo oggi si ripresenta, ma in una forma ben più grave. Ed ora, Recce’d ve lo dimostra attraverso i fatti.

L’immagine qui sopra a noi serve per riepilogare l’ultima settimana della Borsa di New York.

Niente di drammatico, come vedete: banali oscillazioni prima verso l’alto e poi verso il basso.

Ma quanto ci siamo divertiti, in questa banale settimana!

Ci siamo divertiti, ed alla grande, nell’ultima settimana e anche negli ultimi dieci giorni.

L’esito finale non è mai stato in dubbio: nessun dubbio su come sarebbe andata a finire. Eppure, come i gattini ciechi, sui mercati finanziari in tanti continuavano a ripetere, ed a scrivere le medesime cose, cose del tutto inventare, cose del tutto slegate dalla realtà. Irreali. fantasie, sogni ad occhi aperti, speranze. In modo particolare (lo avete notato?) il vostro financial advisor. Tutti i financial advisor: private bankers, wealth managers, robo advisors. Adeguatamente imbeccati “dall’alto”, nel modo che più avanti documentiamo.

Tutti, come i gattini ciechi, a ripetere che “rallenta il rialzo dei tassi”, tutti a ripetere che “l’inflazione ha raggiunto il picco”, tutti a ripetere che “si avvicina il pivot sui tassi”. Affermazioni basate su che cosa? Sul nulla più assoluto. Queste persone non sanno di che cosa parlano, ma sanno invece benissimo che, a tutti i costi, a voi devono vendere una storia, la storia che dice “adesso rimbalza, tra un mese rimbalza, tra un anno rimbalza”.

E se invece poi NON rimbalza, per 15 anni? Oppure per 25 anni? Voi investitori che cosa fate? State li fermi ed aspettate?

“La prossima fase di rialzo” per le Borse era stata data per certa a metà ottobre 2022: almeno, da chi lavora per le grandi banche di intermediazione, che si chiamano Goldman Sachs, JP Morgan, UBS, BNP Paribas, Nomura, per fare soltanto qualche nome, di qua e di là dell’Oceano.

Vale la pena di approfondire: che cosa avrebbe dovuto innescare “la prossima fase di rialzo delle Borse”? Abbiamo letto spiegazioni a centinaia: e tutte le spiegazioni fornite da Goldman Sachs e compagnia facevano riferimento a fattori INTERNI al mercato di Borsa, come ad esempio i “buybacks” oppure il posizionamento dei Fondi Comuni di Investimento della categoria CTA.

Fate attenzione a questo punto. La realtà? Non esiste e neppure viene presa in considerazione. Le sale operative delle grandi banche di investimento ragionano su ciò che accade … dentro alle loro stanze, ovvero dentro le sale operative.

Quello che accade fuori, la realtà dell’economia e della vita sociale, neppure viene preso in considerazione.

Questo tipo di argomento viene subito ripreso, con entusiasmo, da una certa categoria di “financial advisors”, da sempre fermamente piazzati nel campo degli “ottimisti”, per la semplice ragione che se la Borsa non sale, hanno niente altro da dire, da proporre, da suggerire. Sono gli ottimisti “per interesse personale”.

La banalità degli argomenti utilizzati nelle immagini qui sopra riporta alla mente alcune situazioni del film “Una pallottola spuntata”.

Non tutti agiscono in questo modo. C’è chi, pur collocandosi nel medesimo campo, quello degli “ottimisti per interesse personale” utilizza argomenti che, almeno in apparenza, sono meno banali e più “sofisticati”. Ad esempio ci sono le opzioni.

Il pubblico “retail”, i piccolo investitori che utilizzano E-Toro, gli ossessionati degli smartphone, che fino a 12 mesi fa si concentravano su TINA, FOMO, buy-the-dip e Tesla e il Bitcoin, hanno cambiato abitudini, ed oggi si ossessionano con le opzioni.

Questo, di per sé, sarebbe un fatto del tutto irrilevante, se non fosse che le banche di investimento se ne sono immediatamente appropriate, allo scopo di fare intendere (ma non è vero) di essere in grado di ricavare, dai dati per le opzioni, la tendenza futura del mercato di Borsa.

Ecco qui sotto, ad esempio, JP Morgan spiegare che “Adesso siamo ritornati in un regime buy-the-dip”.

Sempre JP Morgan, sempre ottimismo e positività: e in questo caso, entriamo decisamente in un ambiente che ricorda “Una pallottola spuntata”. Dice infatti JP Morgan nell’immagine che segue: “Immaginare una Borsa che scende è come tentare di tenere un pallone da spiaggia sott’acqua”.

E allora, perché non aggiungere una foto di una spiaggia?

Proprio come facevano in “Una pallottola spuntata”-

Ci sono segnali chiarissimi che vengono dallo stesso mercato di Borsa: o almeno, così sembra a JP Morgan, che ci racconta che “Gli investitori stanno diventando nervosi a causa del fatto che dopo i dati trimestrali i prezzi di Google e Microsoft NON sono scesi”. Lo leggete nell’immagine che segue.

Questa affermazione JP Morgan la fece il giorno successivo alla pubblicazione delle trimestrali delle due società: se solo avessero aspettato qualche ora, avrebbero evitato un (ennesimo) errore.

Ancora altre banche di investimento utilizzano altri argomenti: Nomura ad esempio ritorna sui buybacks, e specifica che ci stiamo avvicinando a quei livelli (dell’indice S&P 500) toccati i quali le coperture da futuri ribassi (opzioni put) cominciano a costare troppo, fatto che (se fosse vero: ma non lo è) costringerebbe alcune categorie di investitori ad effettuare operazioni di segno opposto (vendere le opzioni put), un fatto che spingerebbe l’indice verso ulteriori rialzi.

E qui, siamo ancora una volta del tutto DENTRO il mercato finanziario: anche qui, ciò che succede FUORI non conta nulla.

Se non sono sufficienti le opzioni, e non è sufficiente neppure la ricopertura, si può sempre tirare fuori un altro argomento, decisamente più forte e comprensibile, andando in questo caso a cercare un argomento al di FUORI del mercato finanziario: ed arriviamo quindi alla Federal Reserve.

Le sale di negoziazione delle banche di investimento (JP Morgan, Goldman Sachs, UBS, BNP Paribas, Nomura, e tutte le altre allo stesso modo) mettono in giro “voci” e “rumors”, come quelli che leggete nell’immagine qui sotto: “La gente sempre di più è convinta che qualcosa sta per arrivare” (intendendo qui una nuova iniziativa da parte delle Banche Centrali, iniziativa sicuramente benigna verso le Borse).

C’è poi chi utilizza la propria “autorevolezza” (mah …) per comunicare ai Clienti, ed ai mercati, che loro “hanno informazioni privilegiate e sanno che cosa sta per succedere”.

E qui, le risate diventano incontrollabili: leggete ad esempio qui sotto.

Loro, in Goldman Sachs, lo sanno: loro sanno che cosa pensano nelle Banche Centrali. E ci regalano questi preziosi “insight”, riservatissimi e preziosissimi. Dice l’immagine sopra che “le Banche Centrali hanno il prurito per rallentare la crescita dei tassi di interesse”. Questo, lo affermavano come vedete il 29 ottobre, in questo modo facendoci credere di essere in grado di anticipare ciò che poi sarebbe successo durante la riunione dello 1-2 novembre alla Federal Reserve. E provocando in questo modo il movimento al rialzo delle Borse durato fino al giorno 1 novembre.

Purtroppo (per quelli che vanno dietro a Goldman Sachs ed alle altre banche di investimento), la cosa era totalmente inventata, e quindi totalmente falsa, e quindi del tutto fuori dalla realtà.

Se avete perso qualcosa, degli eventi dell’ultima settimana, potete recuperare il nocciolo della questione leggendo alla pagina TWIT - TWOO del sito: noi qui non ci ripeteremo.

A proposito di ripetizioni. Ricordate quando, per un anno intero, il 2021, Goldman Sachs continuava a ripetere che “l’inflazione è transitoria” (insieme a tutte le altre grandi banche)? La cosa si ripete, oggi, e si ripeterà in futuro: ed è facile capire perché. Stiamo parlando di soggetti (le banche globali di investimento) disperati perché non trovano una via di uscita, sono in parabola discendente e per loro il destino è segnato.

Per conseguenza, per gli investitori, anche nell’ultima settimana, sono arrivate le delusioni, ed un brusco risveglio, come documenta l’immagine che segue.

Alla delusione ed al brusco risveglio si aggiungono ovviamente poi i problemi di scelta e di decisione: come modificare il portafoglio titoli? Come investire oggi il proprio denaro?

Oggi si aggiungono poi altri, nuovi problemi, come ad esempio quello citato qui sotto nell’immagine: un problema che Recce’d aveva anticipato anche qui nel Blog la settimana scorsa, scegliendo di dare massima evidenza ai risultati trimestrali dei cosiddetti Big Tech in una settimana nella quale tutto il Mondo ed il suo cane scrivevano e parlavano solo di “picco dei tassi di interesse” e di “pivot”.

Quei risultati trimestrali modificano, totalmente, le prospettive sia di rendimento sia di rischio di tutti gli asset azionari, anche (non solo) per le ragioni qui sotto illustrate.

Arriviamo adesso alla sintesi finale: coma ha notato anche El Erian questa settimana (immagine che segue), l’investitore oggi ha di fronte una situazione analoga a quella della “inflazione transitoria”, che già ha prodotto danno gravissimi nei vostri portafogli di investimento.

Con la differenza che oggi la situazione è molto più grave, e non riguarda unicamente l’inflazione (che anzi oggi NON è il principale problema degli investitori per la gestione di portafoglio).

Per voi investitori, tutto ciò che noi abbiamo appena documentato che rilevanza ha? Come influenza i vostri rendimenti futuri? E quali rischi aggiunge al vostro portafoglio titoli attuale? Che operazioni dovreste fare?

Noi di Recce’d siamo qui per dirvelo, ma certamente non nel Blog. Nel Blog possiamo soltanto fare uno sforzo per aiutarvi, del tutto gratuitamente, a comprendere quello che stanno facendo dei vostro soldi con i vostri attuali investimenti in polizze assicurative, certificati e Fondi Comuni di Investimento.

Leggete con massima attenzione nell’immagine che segue, che è la più importante dell’intero Post.

L’immagine racconta che il 27 ottobre scorso “gli economisti di Blackrock raccontano ai loro financial advisors che per la prossima riunione della Federal Reserve loro prevedono un linguaggio favorevole al pivot”.

Attenzione: il termine “economisti” utilizzato in questa immagine deve essere inteso nel modo corretto. Quelli sono “economisti” tanto quanto nel film “Una pallottola spuntata” la Regina di Inghilterra è veramente la Regina di Inghilterra.

I vostri soldi, quelli che voi avete risparmiato ed investito, vengono dunque impiegati in questo modo:

  • persone che si fanno chiamare “economisti”, sulla base di ordini ricevuti dal Vertice delle loro Società, inventano una “notizia”

  • in questo caso, i presunti “economisti” di Blackrock inventano che “la Federal Reserve utilizzerà un linguaggio favorevole al pivot”

  • sulla base di che cosa? sulla base di nulla; non ci sono fatti, dati, dichiarazioni, niente, di niente, di niente

  • è solo immaginazione, interessata, distorta da interessi privati; lo inventano per aiutare chi vende i Fondi Comuni di Blackrock; per interesse privato, si diffondono voci e indicazioni falsi

  • che cosa è Blackrock? è la più grande Azienda di Fondi Comuni al Mondo

  • voi investitori che leggete questo Post siete sicuramente stati invitati (obbligati) ad investire sui Fondi Comuni Blackrock dalla Rete di distribuzione, che sia la vostra Banca, che sia FINECO, oppure Mediolanum, oppure Allianz, oppure Generali (l’elenco potrebbe continuare: tutte agiscono nello stesso identico modo)

  • il financial advisor, quello che parla con voi lettori, quello del quale si parla nell’immagine qui sopra, riceve l’imbeccata dall’alto: che (guarda caso) è “ottimistica” e che (guarda caso) vi spinge verso Fondi Comuni ed UCITS a contenuto azionario

  • che sono gli strumenti a più alto margine (o più precisamente di costo per il Cliente investitore); i più redditizi per chi li vende, ma NON per chi ci investe

  • poi, il giorno 2 novembre, scoprite sul Web oppure leggendo i quotidiani che si trattava di pure invenzioni, di pura fantasia: quello che affermava Blackrock, ed anche Goldman Sachs, insieme a tutti gli altri (ma proprio tutti) era, in una parola, la solita balla: come quando a gennaio 2022 vi raccontavano che “sarà ancora un anno favorevole”, ricordate?

  • ma ormai, purtroppo per voi …

Che cosa si può dire, con quali termini si possono qualificare i presunti “economisti” di cui sopra, e tutta intera la catena di vendita che segue?

Voi amici lettori avete qualche idea, un suggerimento?

Per questi signori di cui abbiamo scritto nel Post, per tutta la catena di pura vendita che va da Blackrock fino al vostro private banker, ovvero la catena “fabbrica di prodotti finanziari + Rete di vendita di prodotti finanziari”, sono tempi difficilissimi: il giochetto è ormai svelato, con le sue false informazioni, i suoi artifici, i suoi inganni, e (quasi) tutti ormai lo hanno capito.

Per gli investitori finali, ai quali Recce’d da sempre si rivolge, invece non mancano le opportunità: la festa è finita per i “venditori di prodotti finanziari” e per quel tipo di prodotti finanziari, perché l’inganno è svelato, ma gli investitori consapevoli possono da subito liberarsi di quei lacci e lacciuoli, che li costringono nelle scelte, e riprendere il controllo del loro portafoglio titoli.

Invece di stare lì come merluzzi al sole, ad attendere “il prossimo rimbalzo” per “recuperare le perdite subite”, gli investitori finali oggi farebbero bene ad agire. Per ogni festa che finisce, ce n’è un’altra che inizia, come spiega anche l’articolo che chiude il nostro Post.

L’investitore deve, semplicemente, realizzare il fatto che siamo già entrati in una Fase del tutto nuova per i mercati finanziari e per l’industria dei servizi al risparmiatore: nuove regole di comportamento , nuove opportunità, nuovi servizi di supporto per la gestione del portafoglio.

Come ad esempio i portafogli modello prodotti da Recce’d, insieme con le analisi, le informazioni ed in generale i servizi che li accompagnano.

Buona lettura.

By Michael Every of Rabobank

The party is ending / The Party is starting

The party is ending…

…and all those expecting the Fed to shift in a dovish direction yesterday are being shown up as a bunch of pivots.

The Fed raised 75bp to 4.00% yesterday, as expected. There was an initial market attempt to rally at language suggesting they were aware policy acts with a lag, which sounded pivot-y. Then Powell spoke, and crushed those hopes. True, he flagged the pace of rate hikes might slow from its breakneck pace: but he made it abundantly clear smaller rate hikes would continue for longer than many expected. Moreover, when a journalist pointed out to him that stocks were rising after his latest move, he deliberately underlined that if the FOMC had known in September what it knows now, it would have plotted its dots higher for where Fed Funds will peak. That means a higher terminal rate ahead --the market’s assumption is now 5.10% vs. 4.85% recently-- and a deliberate attempt to jawbone markets lower, not higher.

You can make the argument that this is about a wage-price spiral, which Powell said he doesn’t see, despite the ADP report yesterday suggesting nominal wage growth is up to 7.7% y-o-y; or that this is about overheating; or that Powell is wrong, because things are cooling fast; or that he hates financialisation and loves the industrial economy – as the FT flags that the US will be sucking in EU industry crippled by rising power bills; or, relatedly, that this is about the geopolitics of power, and of commodities vs. the global role and value of the US dollar; or any combination of the above. It actually doesn’t matter, because the key conclusion is still the same:

Powell doesn’t want to see financial conditions ease. He doesn’t want to see higher equities. He doesn’t want to see lower bond yields. He doesn’t want to see a weaker dollar. The old party paradigm is over, much as markets refuse to accept it.

The Party is starting…

…and all those expecting a shift in a bullish stimulus direction are also being shown up as a bunch of pivots.

Speaking earlier yesterday at Hong Kong’s financial shindig, the UBS CEO stated he doesn’t read the US press, only the Chinese, and that global banks are “very pro-China” despite the 20th CCP Congress reiterating its belief in a Marxism-Leninism which says, “The Capitalists will sell us the rope with which we will hang them.” One also has to wonder, if global banks are pro-China, but Western politicians are increasingly not, where does that logically leave said politicians vis-à-vis global banks?

True, money-over-ideology worked nicely for both sides for years. Yet it also did under Lenin’s New Economic Policy in the USSR in the 1920s until that ended with Stalinism, as Joe saw the 1940s coming, and decided to prepare. As unaware of that history as CEOs but perhaps indirectly echoing it, Bloomberg’s Shuli Ren bewails in ‘Hong Kong Bankers Fear for Their Careers’ that: “Xi, for one, doesn’t see bankers offering much value. Six of the 13 new members of the Politburo have backgrounds in science and tech. He Lifeng, widely tipped as the next economic tsar, is not a member of the Politburo Standing Committee, China’s most powerful decision-making body. For decades, financiers in Hong Kong have been China’s biggest cheerleaders and its bridge to developed nations. They advocated for economic growth and argued for a better relationship between the two superpowers when no one else was. Even they’re losing faith in Xi’s China.”

Indeed, Leland Miller of the China Beige Book notes despite screenshots(!) about Covid-Zero being zeroed (as fresh lockdowns hit Shanghai and the world’s largest iPhone factory), past high GDP growth is not coming back – for ideological reasons. “It is over because the Chinese government has identified a continuation of this economic growth model as a vulnerability to CCP rule,” he states. They know the model, which they actually borrowed or co-opted from the West, no longer works; they fear what happens if they add yet more debt, or try outright QE, or monetisation. The result is the structural growth slump we now all see, and few saw coming.

It is true that Soviet economies, and China pre-reform, had soft budget constraints, monetised debts, and repressed inflation. However, today’s China reads history and Marx carefully. Contrary to common misperception, Marx was opposed to the inflation of fiat currency as well as the stupidity and revolution-inducing inequality of “fictitious capital”, preferring the gold standard. Lenin ran dual currency systems in the USSR, one gold backed, one fiat, with dual circulation (external, internal): the gold one won out as long as Lenin was around.   

China doesn’t want to see more financialisation or higher house prices. It doesn’t want to see higher equities for equities’ sake. It doesn’t want to see lower bond yields for bonds’ sake. It won’t be able to see a stronger CNY. The old Party paradigm is returning, much as markets refuse to accept it.

Mercati oggiValter Buffo
I tre Grandi Rischi 2023: 1) La trappola della liquidità
 

Come già abbiamo scritto, analizzare oggi l’andamento giorno-per-giorno dei mercati finanziari, e domandarsi “che cosa potrebbe salire” oppure “che cosa potrebbe scendere”, oggi è tempo del tutto sprecato, buttato via. Gli spettacoli TV del sabato sera hanno contenuti di maggiore sostanza, e sono anche più divertenti. Guardate quindi “Tale e quale” se proprio volete intrattenimento.

Recce’d non si occupa di intrattenere gli investitori, come fanno invece tutti i venditori di Fondi Comuni, con “imitazioni di gestori di portafoglio a domicilio”. Un “Tale e quale” che vede impegnate migliaia di persone a fare finta di sapere come si costruisce e gestisce un portafoglio, esercitandosi in quella attività che gli stessi Capi delle Reti di promotori finanziari, da sempre, chiamano “il piccolo chimico”, con il beneplacito delle Autorità. Parlando di inflazione, recessione, debito pubblico, ed altri argomenti di cui hanno una conoscenza non professionale, solo per sentito dire.

Fanno come quelli che imitano i cantanti al “Tale e quale”, ma non sanno cantare.

Recce’d invece no: niente imitazioni, Recce’d si occupa solo di sostanza, di valutazioni, di metodi, di indici e di asset class. E dei vostri rendimenti, ovviamente. Con la necessaria competenza professionale.

Guardiamo dunque alla sostanza, che è quella che trovate in questo Post (e nei precedenti): tutto il resto, tutto, tutti quei dettagli, quelle minuzie, quelle piccolezze, tutto quanto è stato creato solo allo scopo di farvi perdere di vista la sostanza, che non è “quale prodotto finanziario scegliere”.

Ciò che un investitore è chiamato a fare, nella parte finale del 2022, è capire dove siamo. dove ci troviamo, e dove siamo diretti. La volatilità dei mercati oggi è "folle” e resterà così ancora per un po’ di tempo: inutile quindi analizzare il prodotto della follia, il giorno-per-giorno. Molto meglio lasciare che la follia collettiva si sfoghi.

Concentriamoci dunque sulla domanda: dove siamo oggi? In che situazione siamo? Quali sono oggi le caratteristiche dei mercati finanziari che daranno la direzione di medio termine agli indici ed agli asset finanziari?

Non siamo i soli a ritenere che siano tre oggi i temi fondamentali, dalla cui evoluzione dipende poi l’evoluzione di medio termine degli indici di mercato. Tre temi, dunque, da comprendere, ed approfondire al massimo che è possibile.

I tre temi sono:

  1. la liquidità dei mercati

  2. il credito (inteso come “costo del credito”, del fare credito)

  3. il costo ufficiale reale del denaro, ovvero il “time-value of money”

Per i lettori del sito, gratuitamente, Recce’d offrirà in successione la propria analisi di questi tre punti. L’analisi sarà presentata in forma sintetica, mentre per gli approfondimenti e le estensioni dovrete contattarci attraverso i canali del nostro sito che già conoscete.

In questo primo Post di una serie di tre, noi oggi analizziamo il tema “liquidità dei mercati”.

Che cosa si intende, quando si parla di liquidità dei mercati finanziari? Lo spiegheremo con un esempio semplice, che vuole aiutare i lettori a capire perché oggi questo argomento per noi investitori ha maggiore rilevanza di inflazione, recessione, disoccupazione, tassi ufficiali di interesse, utili.

Immaginate di detenere mille monete d’oro. Immaginate che esista per quelle monete d’oro un mercato organizzato ed un prezzo pubblico che potete vedere consultando un sito.

Se un giorno decidete di vendere due di quelle monete, e consultando il sito vi rendete conto che subito dopo il prezzo delle monete stesse è sceso, allora in quel momento farete a voi stessi una domanda: posso fidarmi di quel prezzo che vedo a video? E’ davvero quello il valore delle mie monete d’oro? E se domani decidessi di vendere non due monete, ma venti monete, quanto realizzerei dalla mia vendita?

Ora provate a estendere questo esempio al mercato dei Titoli di Stato. L’operatore della sala operativa vede sullo schermo un prezzo, ed una quantità a cui quel titolo è negoziabile subito. Immaginiamo ad esempio un Titolo di Stato degli Stati Uniti, negoziabile schiacciando un tasto al prezzo di 95, per un milione di dollari.

Se la vostra intenzione è vendere non uno, ma dieci milioni, voi già sapete che se inserite quell’ordine di vendita il prezzo che porterete a casa non è più quello che vedete a video. Già sapete che incasserete meno.

E allora che cosa faccio? Aspetto? Ma se domani, poi, fosse peggio di oggi?

Questo è ciò che accade quando il mercato è poco liquido. Per le obbligazioni, ed anche per le azioni (immagine sopra).

In pratica, che cosa accade? Che vedete sul video che il prezzo ufficiale, di Borsa, dei vostri titoli è “X” ma voi sapete già che NON POTETE ottenere quel prezzo, se decidete di vendere una quantità importante sul mercato.

Fondi Comuni di Investimento e Fondi Pensione, per conseguenza, cominciano a pensare non soltanto al presente ma pure al futuro: ai flussi di cassa futuri. I gestori si domandano che cosa succederebbe se domani arrivassero ordini di smobilizzo importanti. E si rendono conto che il valore complessivo del Fondo che gestiscono scenderebbe immediatamente. Il valore di TUTTO il Fondo, a causa delle LORO STESSE azioni.

Come facilmente capite, in questa situazione il gestore del Fondo ha smesso di pensare a inflazione, utili trimestrali, occupazione, recessione ed altro: sarà concentrato unicamente su sé stesso, e sul proprio Fondo da gestire.

Come si esce da questa situazione? Nessuno lo sa.

Se qualcuno avesse pensato che “è sufficiente aumentare la liquidità”, beh … quel “qualcuno” allora vive fuori dalla realtà, oppure non paga la propria bolletta dell’energia elettrica.

La politica di “aumentare la liquidità”, delle Banche Centrali, nell’ultimo decennio, ha già fatto danni a sufficienza. Danni enormi. Servono altre soluzioni, soluzioni diverse, e subito.

Il Ministro del Tesoro degli Stati Uniti, Yellen, ha espresso preoccupazione nel modo che leggete nell’immagine qui sopra, mentre dalla Federal Reserve sono arrivate le parole del Governatore Waller che leggete nell’immagine qui sotto.

In sintesi, Waller ha detto che … è sufficiente che il venditore dei titoli abbassi i prezzi

In effetti, è possibile affermare che “scarsa liquidità” equivale a “valore più basso dei titoli rispetto ai cosiddetti prezzi di mercato”. Lo leggete anche nell’immagine che segue.

Per fare tornare, immediatamente, la liquidità sui mercati finanziari, sarebbe sufficiente abbattere tutti i prezzi ai quali si offrono i titoli: azioni ed obbligazioni.

Per quale ragione i prezzi non si adeguano immediatamente?

Nel caso delle obbligazioni, una discesa dei prezzi corrisponde ad un aumento dei rendimenti delle obbligazioni stesse.

Un aumento che, a sua volta, provoca poi altre conseguenze, che in questo Post non andremo a descrivere: sarà sufficiente ricordare l’ultimo, tumultuoso, mese dei Titoli di Stato nel Regno Unito, e le recentissime dimissioni di Liz Truss.

I mercati, quindi, tengono in conto il fatto che “qualcuno NON VUOLE che i prezzi scendano troppo”.

Ma quel “qualcuno” ha davvero il potere di reggere su tutti i mercati? I mercati medesimi dubitano.

I mercati dubitano che tutti noi siamo caduti in una trappola circolare.

I fatti del Regno Unito, nell’ultimo mese, hanno reso ancora più evidente la trappola nella quale sono cadute, nel 2022, tutte le Banche Centrali dei Paesi del G7: non è possibile fare allo stesso tempo la battaglia contro l’inflazione e la battaglia contro il rialzo dei rendimenti delle obbligazioni.

Si sta girando in tondo, senza arrivare da nessuna parte. E senza risolvere: al contrario, peggiorando la situazione.

Le stesse Banche Centrali, ed insieme a loro i Governi, se ne sono già resi conto. In qualche caso, in modo molto duro: è appunto il caso del Governo del Regno Unito, ma nell’ultima settimana è diventato anche più evidente il caso del Giappone.

Per conseguenza, leggiamo ogni giorno di ipotesi sempre più strampalate ed incredibili: il Ministro del Tesoro degli Stati Uniti, allo scopo di frenare il rialzo dei tassi, ha proposto di fare comperare i Titoli di Stato … al Tesoro.

Secondo questa ipotesi di Yellen, il Tesoro USA emette obbligazioni per raccogliere denaro per finanziare il proprio deficit, ma allo stesso tempo acquista Titoli di Stato per frenare il rialzo del costo del proprio deficit, aumentando in questo modo il proprio deficit, e quindi facendo salire il costo …

… assurdo, come in una commedia di Ionesco.

E come si legge qui sotto, tutti nel retro della propria mente stanno pensando all’episodio LTCM nel 1998 o peggio all’episodio Lehman Brothers del 2008.

Non c’è più recessione, inflazione, utili trimestrali, occupazione: a muovere i mercati oggi sono … solo i mercati, e i dubbi sulla capacità dei mercati di tenersi in piedi nell’attuale contesto.

E, come abbiamo scritto più in alto, quello che raccontiamo in questo Post, è solo uno dei tre grandissimi problemi che mettono in dubbio la stabilità dei mercati finanziari. Gli altri, li affronteremo nelle prossime settimane.

In termini di gestione del portafoglio titoli, in questo autunno del 2022, dovete mettere avanti a tutto questi tre temi, prima di fare le vostre scelte operative. Persino noi di Recce’d, che per anni, ed anni, ed anni, e persino nel pieno della fase “Disneyland” nella quale dominava la stupidità e l’idiozia (2020 - 2021), abbiamo sempre ripetuto di “guardare ai fatti ed alla realtà”, persino noi oggi vi suggeriamo di mettere avanti a tutto i fattori INTERNI ai mercati finanziari.

Per aiutare tutti i lettori, gratuitamente, ad andare al nocciolo della questione, vi offriamo in lettura l’articolo che segue. Un articolo chiaro, autorevole ed utile.

7 ottobre 2022

Raghuram G. Rajan e Viral Acharya

Dopo due anni di quantitative easing, le banche centrali hanno iniziato a ridurre i loro bilanci e la liquidità sembra essere svanita nel giro di pochi mesi, rivelando le gravi vulnerabilità del sistema finanziario. È ormai chiaro che la normalizzazione della politica monetaria sarà estremamente difficile e piena di rischi.

CHICAGO/NEW YORK - Il malfunzionamento del mercato dei titoli di Stato in un'economia sviluppata è un segnale precoce di potenziale instabilità finanziaria. Nel Regno Unito, il "mini-bilancio" proposto dal nuovo governo ha sollevato lo spettro di un debito sovrano insostenibile e ha portato a un drammatico aumento dei rendimenti dei titoli di Stato a lungo termine. Riconoscendo l'importanza sistemica del mercato dei titoli di Stato, la Banca d'Inghilterra è intervenuta correttamente, sia mettendo in pausa il suo piano di scarico dei gilt dal bilancio, sia annunciando che acquisterà gilt nell'arco di quindici giorni a una scala vicina a quella delle vendite previste per i prossimi 12 mesi.

Nel frattempo i mercati si sono calmati. Ma per quanto lodevole sia stata la pronta risposta della BOE, dobbiamo chiederci quale sia la colpa delle banche centrali per l'attuale fragilità dei mercati finanziari. Dopo tutto, mentre i rendimenti dei gilt a lungo termine si sono stabilizzati, la liquidità del mercato dei gilt (a giudicare dagli spread denaro-lettera) non è migliorata. E dall'altra parte dell'Atlantico, anche il mercato dei Treasury statunitensi sta sollevando problemi di liquidità. Molti parametri lampeggiano in rosso, proprio come all'inizio della pandemia COVID-19 nel 2020 e all'indomani del fallimento di Lehman Brothers nel 2008.

Dopo due anni di quantitative easing (QE) - quando le banche centrali acquistano obbligazioni a lungo termine dal settore privato e in cambio emettono riserve liquide - le banche centrali di tutto il mondo hanno iniziato a ridurre i propri bilanci e la liquidità sembra essere svanita nel giro di pochi mesi. Perché il quantitative tightening (QT) ha prodotto questo risultato? In un recente articolo scritto insieme a Rahul Chauhan e Sascha Steffen (che abbiamo presentato alla conferenza della Federal Reserve Bank of Kansas City a Jackson Hole in agosto), dimostriamo che il QE potrebbe essere molto difficile da invertire, perché il settore finanziario è diventato dipendente dalla liquidità facile. Questa dipendenza si manifesta in diversi modi.

Le banche commerciali, che di solito detengono le riserve fornite dalle banche centrali durante il QE, finanziano i propri acquisti di attività con depositi a vista a breve termine che rappresentano potenti pretese sulla loro liquidità in tempi difficili. Inoltre, sebbene le riserve delle banche centrali delle economie avanzate siano le attività più sicure del pianeta, offrono bassi rendimenti, per cui le banche commerciali hanno creato ulteriori flussi di reddito offrendo ad altri un'assicurazione sulla liquidità garantita dalle riserve.

In genere si tratta di limiti di carta di credito più elevati per le famiglie, di linee di credito contingenti per i gestori patrimoniali e le società non finanziarie e di relazioni con i broker-dealer che promettono di aiutare gli speculatori a soddisfare le richieste di margini (richieste di ulteriori garanzie in contanti). Gli speculatori non si limitano agli hedge fund, come abbiamo appreso di recente nel Regno Unito.

Piuttosto, includono anche i fondi pensione, normalmente riservati, che si sono impegnati in investimenti cosiddetti liability-driven: Per compensare il basso rendimento dei gilt a lungo termine indotto dal QE, hanno aumentato il profilo di rischio delle loro altre attività, assumendo una maggiore leva finanziaria e coprendo qualsiasi rischio di interesse con derivati. Se da un lato la loro posizione coperta assicurava che un aumento dei tassi di interesse avrebbe avuto un impatto uguale sui valori delle loro attività e passività, dall'altro generava richieste di margini sulle loro posizioni in derivati. Non disponendo della liquidità necessaria per far fronte a tali richieste, si sono affidate a banchieri con liquidità inutilizzata. In sintesi, durante i periodi di QE, il settore finanziario genera sostanziali richieste potenziali di liquidità, consumando di fatto gran parte delle riserve emesse. La quantità di liquidità di riserva è quindi molto inferiore a quella delle riserve emesse, il che può diventare un grosso problema in caso di shock, come un allarme indotto dal governo.

Il nostro studio rileva inoltre che, nel caso degli Stati Uniti, la QT rende le condizioni ancora più rigide, perché il settore finanziario non riduce rapidamente i crediti emessi sulla liquidità, anche quando la banca centrale si riprende le riserve. Anche questo rende il sistema vulnerabile agli shock: un incidente in agguato. Durante l'ultimo episodio di QT negli Stati Uniti, anche aumenti relativamente piccoli e inattesi della domanda di liquidità - come un'impennata del conto del Tesoro presso la Fed - hanno causato una massiccia dislocazione nei mercati dei PcT. Questo è esattamente ciò che è accaduto nel settembre 2019, spingendo la Fed a riprendere le iniezioni di liquidità.

L'inizio della pandemia, nel marzo 2020, ha rappresentato uno shock di liquidità ancora maggiore, con le società che hanno attinto alle linee di credito delle banche e gli speculatori che hanno cercato aiuto per soddisfare le richieste di margini. Le banche centrali hanno debitamente inondato il sistema di riserve. Si può solo immaginare l'entità dell'intervento che sarebbe stato necessario se lo shock fosse stato pari a quello del 2008. Una crisi ancora più profonda avrebbe spinto alcuni depositanti a correre in cerca di contanti, inducendo alcune banche ad accumulare liquidità di riserva per far fronte a richieste inaspettate sui depositi accumulati durante il boom. In altre parole, maggiore è l'entità e la durata del QE, maggiore è la liquidità a cui i mercati finanziari si abituano e più tempo occorrerà alle banche centrali per normalizzare i propri bilanci. Ma poiché gli shock finanziari, reali e fiscali non rispettano i tempi delle banche centrali, spesso costringono a nuovi interventi delle banche centrali, come abbiamo visto nel Regno Unito.

I responsabili della politica monetaria si trovano quindi in una posizione molto difficile. Una banca centrale può avere bisogno di alzare i tassi per ridurre l'inflazione. Ma se contemporaneamente deve fornire liquidità per stabilizzare i mercati dei titoli di Stato, rischia di inviare un messaggio contraddittorio sulla sua posizione politica, per non parlare del timore che sia diventata un finanziatore diretto del governo. Questo non solo complica la comunicazione delle politiche, ma potrebbe anche prolungare la lotta all'inflazione.

Se le banche centrali hanno sempre avuto il dovere di fornire liquidità d'emergenza, farlo su base prolungata e su larga scala è un problema completamente diverso. I nostri risultati suggeriscono che il QE sarà piuttosto difficile da invertire, anche perché il QT stesso aumenta la vulnerabilità del sistema agli shock. Se la BOE merita un elogio per essere intervenuta in soccorso, le banche centrali più in generale devono riflettere sul proprio ruolo nel rendere il sistema così vulnerabile.

Mercati oggiValter Buffo
Longform'd. Il tema del giorno: "financial instability".
 

Nelle ultime settimane, due eventi (Banca di Inghilterra e Credit Suisse) hanno messo all’attenzione di operatori e commentatori il tema della “financial instability”, che era scomparso da anni.

Tutti i nostri lettori hanno notato che sui media aumenta ogni giorno il numero di riferimenti al 2007, ed alla Grande Crisi Finanziaria 2007 - 2009, ed a Lehman Brothers e Bear Sterns.

Brevemente ne parliamo in questo Post, per approfondire poi durante la settimana nel nostro quotidiano The Morning Brief, dove trovate una messa a punto quotidiana dei nostri portafogli modello (davvero indispensabile in una fase di “financial instability”).

Che cosa intendono operatori e commentatori quando usano questa espressione?

Quando si parla di “financial instability” si fa riferimento ad episodi di instabilità che si presentano, in genere in modo improvviso (per il pubblico), all’interno del settore “banche e finanza”, che include banche, non-banche che fanno credito, banche di investimento, Società di gestione dei Fondi Comuni, Fondi Hedge, e Reti di promotori finanziari, wealth managers, private bankers, robo-advisors, eccetera.

Questi episodi di instabilità ovviamente sono il riflesso di errori nella gestione delle Istituzioni che abbiamo appena elencato, errori che però vengono nascosti al pubblico per un lungo periodo (spesso con la collaborazione delle Autorità, come abbiamo visto in passato), e che spesso vengono ampliati facendo il tentativo di correggerli e salvare la baracca.

Un esempio della settimana scorsa: negli ultimi dieci anni, l’errore delle Banche centrali, che hanno schiacciato per anni il costo del denaro a zero, ha costretto i Fondi Pensione all’utilizzo degli strumenti derivati per aumentare il rendimento dei loro investimenti. I Fondi Pensione a loro volta hanno fatto alcuni errori, utilizzando in modo eccessivo i derivati.

E così siamo arrivati molto vicino ad una situazione di critica: stava per saltare in aria tutto, come ha spiegato la stessa Banca di Inghilterra giovedì 5 ottobre.

Questo fatto, e i fatti di Credit Suisse (Credit Suisse che noi commenteremo poi in una sede diversa) hanno riportato all’attenzione di tutti il concetto di “financial instability”.

In modo esplicito, in settimana ne ha parlato ad esempio Neil Kashkari.

Kashkari, come tutti ricordate, è quel membro della Federal Reserve che in data 8 aprile 2021 diceva “Se vedessi l’inflazione al 4% non ne farei un dramma” (nell’immagine che segue). Dodici mesi dopo, lui come noi ha visto l’inflazione al 9%.

Ma questo, oggi, non c’entra. Oggi ci interessa invece la frase dell’immagine qui sopra, che dice: “Mi aspetto di vedere rotture nei mercati finanziari, ma l’asticella per avere un cambiamento nella politica monetaria è posizionata molto in alto”.

Ecco spiegata la ragione immediata che rende importantissimo il dibattito sulla “financial instability”.

Il tema della “financial instability”, nell’immediato, è rilevante per i mercati finanziari e per gli investitori in ragione del fatto che potrebbe provocare un cambiamento nell’indirizzo della politica monetaria.

Lo abbiamo appena visto tutti, nel Regno Unito: la BoE è ritornata a fare QE, acquistando Titoli di Stato, a sei giorni di distanza dall’annuncio del QT, ovvero della politica di VENDITA dei Titoli di Stato già oggi nell’attivo della Banca Centrale.

Quindi: la “financial instability” può determinare un cambiamento della politica monetaria SENZA che ci siano novità sul fronte dell’inflazione, oppure dell’occupazione, oppure della crescita delle economie.

Kashkari, sopra, ha detto ai mercati: attenzione, per arrivare ad un cambiamento della politica monetaria, l’asticella sta molto in alto. Ovvero: è necessario che il problema della “stabilità finanziaria” si presenti in una forma molto grave. E’ necessaria una crisi molto grave: come fu ad esempio la crisi 2007 - 2009 di cui tanto si scrive e si parla sui media.

Anche Waller, oltre a Kashkari, ha voluto mandare ai mercati il medesimo messaggio.

Waller si è spiegato con maggiore dettaglio: ve lo documentiamo con l’immagine che segue, che però in questo Post non abbiamo lo spazio ed il tempo di approfondire.

Lo faremo in una sede diversa.

Se avete interesse a comprendere più a fondo questo aspetto dell’attualità dei mercati finanziari (aspetto che a giudizio di Recce’d oggi è decisivo per azioni, obbligazioni, materie prime e valute) ci potete contattare attraverso i canali del nostro sito.

Oppure, potete concentrarvi sulla lettura dell’articolo che abbiamo scelto per voi e che trovate qui sotto.

L’articolo di Bloomberg riassume un recente documento della Federal Reserve, articolo che spiega che esistono due diversi “tassi di interesse di equilibrio” per la Banca Centrale:

  1. uno che fa riferimento all’economia reale (inflazione, occupazione, salari, crescita del PIL, bilancia commerciale, eccetera)

  2. un secondo che fa riferimento alla “stabilità finanziaria”

L’argomento sembra molto tecnico, ma al contrario è di immediata utilità per la gestione delle vostre posizioni di portafoglio.

Questo perché, se è vero che esistono due tassi di equilibrio, allora è possibile che la Banca Centrale decida di interrompere la fase di rialzo dei tassi ufficiali, privilegiando quindi il “tasso di equilibrio per la stabilità finanziaria” rispetto al “tasso di equilibrio per l’economia reale”.

Ne riparleremo più in basso, dopo che avrete letto l’articolo che segue.

Il documento della Federal Reserve, a cui fa riferimento l’articolo che segue, è nel nostro archivio e può essere richiesto con una e-mail.

The concept of R** presented in a paper at the New York Fed last week explains the issue facing the Federal Reserve as the market desperately tries to identify the ingredients for a pivot by the central bank.

The paper lays out:

  • R* = neutral rate for the REAL ECONOMY where supply=demand and there’s no inflation, our well-known Goldilocks scenario

  • R** = neutral rate for FINANCIAL STABILITY

The authors argue that after a period of sustained low rates, similar to our current situation, the gap between R** and R* widens, with R** falling below R*. This means with excess leverage built up, the neutral rate for the financial system drops below that of the real economy.

There are parallels to today’s backdrop: real yields have begun to climb, but core PCE is still too high and the labor market is still too strong.

Yet financial stability at these rate levels is already becoming a problem: credit markets are freezing up, liquidity in Treasuries is deteriorating and dollar funding is stretched.

What does this widening gap between R* and R** mean? The financial system becomes unstable before the Fed is able to raise rates high enough to impact the labor market. In effect, the Fed will fail to rein in inflation before it’s forced to pause to tackle financial instability at home. 

This is the same situation that the Bank of England blew wide open last week with their emergency QE operation.

The next scenario for markets to grapple with: how to price a Fed that attempts to manage financial stability concerns (akin to the BOE’s liquidity operations) alongside rate hikes? Perhaps there’s another bout of risk assets plummeting and yields rising before we get to this point.

But Friday’s non-farm payrolls could be a test; a hot print could push this narrative to the next level.

Take a look at the two previous Fed hiking cycles in 2004-2006 and in 2015-2019. Back then maybe the gap between R* and R** was small, so it didn’t matter. We saw cracks in the financial system appear around the same time as the general economy. And, lets be honest, we didn’t have a real inflation fight back then, so the urgency to raise rates into restrictive territory was absent. But with this new, wider gap between the two, could financial instability take center stage before the inflation fight even truly begins?

Ora che abbiamo capito meglio che cosa è la “financial instability”, e che cosa implica per la politica delle Banche Centrali, cerchiamo di fare luce sulle ricadute per noi investitori.

Lo facciamo proponendovi in lettura un secondo articolo, che abbiamo tradotto. E’ assolutamente necessario, per tutti noi investitori, collocare nel modo corretto il fenomeno della “instabilità finanziaria” nel contesto del “cambiamento di regime” del quale questo Blog ha parlato mesi fa.

In aggunta, è necessario legare il tema della “instabilità finanziaria” al tema della “liquidità dei mercati”.

Trovate entrambe le cose proprio nell’articolo che chiude il Post.

I frequent flyer sono abituati alle turbolenze su alcuni voli. Anzi, molti se le aspettano. Tuttavia, nonostante l'attesa, ogni tanto le turbolenze possono creare ansia anche nei viaggiatori più esperti.

È quello che è successo sui mercati la scorsa settimana. Le turbolenze "attese", legate in gran parte a tre continui cambiamenti di paradigma, sono state amplificate da due fattori meno attesi, la cui durata avrà un ruolo importante nel determinare l'ordinato funzionamento dei mercati.

La maggior parte degli economisti, degli investitori e dei trader ha ormai ampiamente compreso che l'economia globale e i mercati finanziari stanno attraversando tre cambiamenti di regime:

  1. Le prevedibili iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali e i tassi d'interesse al ribasso sono stati sostituiti da un inasprimento generalizzato della politica monetaria a livello globale.

  2. La crescita economica sta rallentando in modo significativo, poiché le tre regioni dell'economia globale più importanti dal punto di vista sistemico stanno perdendo slancio allo stesso tempo.

  3. La natura della globalizzazione si sta spostando dalla presunzione di una sempre più stretta integrazione economica e finanziaria a una maggiore frammentazione, in parte a causa delle persistenti tensioni geopolitiche.

Questi tre cambiamenti, sia da soli che collettivamente, comportano un aumento della volatilità economica e finanziaria. In termini di distribuzione dei possibili esiti economici e finanziari, lo scenario di base diventa meno attraente e più incerto, mentre aumenta la possibilità di scenari altamente negativi.

Gli sviluppi del mercato della scorsa settimana, tra cui le impressionanti oscillazioni dei prezzi del reddito fisso e dei cambi, sono andati oltre il fatto che gli investitori e i trader hanno dovuto affrontare questi tre scomodi cambiamenti di paradigma. Due ulteriori fattori hanno reso la settimana particolarmente inquietante.

Il primo è stata l'accelerazione della perdita di fiducia nei confronti della politica. I mercati, che per anni hanno apprezzato la Federal Reserve statunitense e il governo britannico come soppressori della volatilità, sono passati a considerarli come fonti significative di instabilità inquietante.

Dopo essersi lasciata sedurre dalla nozione di inflazione "transitoria" e essersi addormentata al volante della politica, la Fed sta giocando un enorme recupero per contrastare un'inflazione elevata e dannosa. Ma essendo rimasta così indietro, è ora costretta ad alzare aggressivamente i tassi in un'economia nazionale e globale in rallentamento. In questo modo, la finestra un tempo spalancata per un atterraggio morbido è stata sostituita dalla scomoda probabilità che la banca centrale faccia precipitare gli Stati Uniti in una recessione, con danni che si estendono ben oltre l'economia nazionale.

Nel Regno Unito, il nuovo governo del Primo Ministro Liz Truss ha optato non solo per le riforme strutturali e la stabilizzazione dei prezzi dell'energia, ma anche per tagli fiscali non finanziati di una portata mai vista negli ultimi 50 anni. Preoccupati dalle implicazioni per l'inflazione e il fabbisogno di prestiti, i mercati hanno fatto scendere il valore della sterlina a un livello mai visto prima nel 1985. Inoltre, hanno provocato la più grande impennata di sempre dei costi di finanziamento, misurata dal rendimento dei titoli di Stato a cinque anni.

Entrambi questi sviluppi sono intrinsecamente destabilizzanti, dal punto di vista economico e finanziario. Ed entrambi sono difficili da invertire nel breve periodo.

Il secondo fattore aggiuntivo riguarda i flussi di fondi e le implicazioni per la liquidità del mercato.

Secondo i dati compilati da Bank of America, circa 30 miliardi di dollari sono usciti dai fondi azionari e obbligazionari al dettaglio per passare alla liquidità. Questo e altri indicatori, come l'aumento record delle opzioni di protezione contro i ribassi azionari, indicano la possibilità di grandi riallocazioni di asset che hanno messo a dura prova l'ordinato funzionamento dei mercati.

Quanto maggiori sono le tensioni sul funzionamento dei mercati, tanto più i trader e gli investitori si preoccupano di non essere in grado di riposizionare i loro portafogli come desiderato. E più non riescono a fare ciò che desiderano, più aumenta il rischio di contagio. Questo vale in particolare per il reddito fisso, dove molte obbligazioni risiedono ora nei bilanci delle banche centrali.

Come illustrato nelle precedenti rubriche di Bloomberg Opinion, mi aspettavo già un aumento della volatilità e un calo dei prezzi mentre i mercati attraversavano i tre grandi cambiamenti di paradigma. Gli sviluppi della scorsa settimana evidenziano il rischio di un'ulteriore instabilità di facciata che complica un viaggio già accidentato verso nuovi equilibri economici e finanziari, rendendo più probabili gli errori di investimento comportamentali.

Mercati oggiValter Buffo
Tonnara (parte 1)
 

Sicuramente, tutti i lettori ricordano.

Come è possibile dimenticare uno spot Tv così riuscito?

Il “social investing”: il richiamo qui è ai “social network”. Se è così divertente stare su Tik Tok, oppure su Instagram, se è così piacevole, se è così facile, perché non estendere la cosa anche agli investimenti?

Perché non impiegare il proprio denaro con i medesimi criteri con i quali stiamo sui social? Su Instagram? Su Tik Tok?

Come diceva una seconda immagine di quello spot TV: “azioni? crypto? da dove iniziare?”

Vedi un po’ tu.

Seguendo la medesima logica, ma con un atteggiamento più convenzionale, un secondo spot TV, martellante quanto il primo, ci riportava ad un ambiente molto caldo e confortevole, con al centro una preparazione flambé, che fa sempre chic: in questa immagine, c’è un tizio con i capelli bianchi (a sinistra nell’immagine) che sta per porgere al tizio più giovane (a destra nell’immagine) uno smartphone con un logo in bella vista, pronunciando la (famigerata) frase “Ci vuole un attimo”.

Molti altri spot, in questo periodo, suggeriscono all’investitore di operare in quel modo: “Basta un click”, “Ci vuole un attimo”, “Investi sui social network”, “Non stare a pensarci troppo”, ““E’ tutto molto semplice”.

E’ stata la grande illusione degli ultimi anni: i cui responsabili, ovviamente, non sono le Aziende a cui fanno riferimento le pubblicità che noi abbiamo preso a esempio fino a qui.

Non sono loro i responsabili: la responsabilità fa capo a chi si è arrogato (senza averlo) il potere di fare scelte non soltanto sbagliate ma pure abnormi, creando la situazione che ha consentito la diffusione di una mentalità come questa.

Di quale mentalità stiamo parlando qui?

Nella parte bassa dell’immagine qui sopra, potete leggere: “Il 77% di conti di investitori al dettaglio perdono denaro”. Quattro su cinque.

E allora, leggendo questo dato, si deve pensare che i responsabili della situazione che oggi dobbiamo tutti affrontare sono gli investitori medesimi. Sono loro, gli investitori finali, privati e gestori di Fondi insieme, che a tutti i costi VOGLIONO perdere il loro denaro.

Da qui, è immediato arrivare all’immagine della tonnara.

La pesca del tonno è una nobile arte praticata da secoli, secondo le modalità che vedete ben descritte nell’immagine che segue.

Si attirano i tonni in uno spazio ristretto e limitato dalle reti, che si chiama appunto tonnara.

Quando i tonni sono tutti all’interno, il pescatore aziona la fiocina e procede alla pesca del tonno.

In quante occasioni del passato, la massa degli investitori (grandi come piccoli, professionali come individuali) si è fatta catturare all’interno della tonnara?

Quanti sono gli investitori che già in passato si sono fatti infilzare dalle fiocine?

Tra i lettori che leggono questo Post, sappiamo che è elevato il numero di quelli che oggi si trovano all’interno della tonnara.

A questi lettori, che affannosamente ogni mattina si domandano “che cosa dobbiamo fare?”, noi di Recce’d oggi vogliamo parlare in modo franco, diretto ed esplicito.

Siamo tutti adulti, noi e voi: ed allora parliamoci da adulti. Tutti, noi e voi, abbiamo un’età tale, da ricordare i successi del cantante Bobby Solo.

Recce’d vuole parlare con chiarezza: se oggi vi trovate nella tonnara, non c’è più niente da fare.

Se state pensando a “come recuperare”, siete fuori strada. Se state chiedendovi “quanto tempo ci vorrà per recuperare”, siete sulla strada sbagliata. Se state domandando a voi stessi ed ai vostri amici in chat “quando arriva il rimbalzo” questo significa che ancora non avete capito la situazione.

Quello a cui stiamo assistendo non è “un periodo”. Non si tratta della solita “correzione” a cui segue un recupero.

State invece attraversando una fase di cambiamento epocale, un “regime shift”, un “paradigm shift”. Recce’d ne scriveva già nel Blog che state leggendo, mesi e mesi fa.

E quindi: per il passato, e per le perdite accumulate, non c’è più niente da fare: non perdete ulteriore tempo. Azzerate tutto, portate a casa le perdite, e ripartite.

Ma come ripartire?

Una possibilità è quella di ascoltare quello che dicono le Reti che vendono i Fondi Comuni e le polizze assicurative UCITS: a titolo di puro esempio, potreste dare credito a quello che viene detto nell’immagine che segue a proposito dei mercati finanziari.

Tanto, prima o poi, avranno ragione anche loro.

In alternativa, potreste decidere di abbandonare i mercati finanziari, ed investire in una “autentica sicurezza”, che è il mattone.

Mattone che negli ultimi tempi è … andato di moda, anche sui social, come diceva questo titolo che segue, datato 21 febbraio 2021. E da non dimenticare mai.

Oppure potreste seguire i suggerimenti del tizio che vedete qui sotto in fotografia.

No, non ci riferiamo al tizio a sinistra nella fotografia: ci riferiamo al tizio che sta sulla destra, quello di “le Borse non scendono mai” (“stocks only go up”). Ricordate? Un anno fa?

Come? Qualcuno non ricorda il mitico Dave “Day Trader” Portnoy?

Possibile.

Con una sola immagine, che segue, ve lo ricordiamo noi. Voi andatelo a cercare, sul Web: è davvero mitico, specie in queste settimane.

Ci sono ancora altre alternative che potreste prendere in considerazione: ad esempio, potreste seguire i suggerimenti dei quotidiani italiani (Corriere della Sera, La Repubblica, il Sole 24 Ore, La Stampa) che con regolarità pubblicano portafogli modello ed indicazioni operative per la gestione del portafoglio, come ad esempio con le immagini che seguono.

Nel caso nel quale, purtroppo, i vostri investimenti passati abbiano prodotto perdite così grandi, da impedirvi di proseguire nelle attività di “investimento social”, anche in quel caso non mancano le alternative per il vostro futuro

Ad esempio, ci sono grandi aziende che vi offrono concrete opportunità con campagne pubblicitarie dirette specificamente a chi ha perso il proprio denaro con “l’investimento social”.

Qualsiasi cosa decidiate di fare in futuro, noi di Recce’d ci sentiamo di indicarvi un obiettivo: come minimo, in futuro cercate di non fare ridere, perché i signori qui sotto hanno già riso a sufficienza.

Mercati oggiValter Buffo
Finanza trash
 

La situazione che tutti vedete oggi, sui mercati finanziari costringe tutti gli investitori, grandi e piccoli, nessuno escluso, a ridefinire le loro priorità.

Obbliga tutti gli investitori, privati e professionali, a ridefinire “che cosa è davvero importante”.

Dopo due anni passati fuori dalla realtà, dopo due anni di vacanza a Disneyland, ecco che tutti gli investitori, quelli investono in modo consapevole e tutti gli altri, quelli che neppure capiscono dove mettono i loro soldi, sono costretti a farsi delle domande.

Sono costretti a chiedersi se, per i rendimenti ed i rischi dei propri investimenti, sono davvero importanti tutti i temi che sono stati “alla moda” e che ogni mattina erano sulle prime pagine dei quotidiani.

Tutti sono davvero obbligati a domandarsi se, per la performance passata e soprattutto futura dei propri soldi, sono davvero importanti i temi di ogni giorno su CNBC.

  1. le dichiarazioni dei banchieri centrali

  2. le previsioni di Goldman Sachs e JP Morgan

  3. le stime di consenso dell’inflazione

  4. le stime dell’inflazione delle Banche Centrali

  5. le stime di consenso per gli utili

  6. le stime di consenso per il PIL

  7. le opinioni di strategisti come Marko Kolanovic (immagine sopra)

  8. il QE delle Banche Centrali

  9. i tassi di interesse ufficiali a zero

  10. Tesla e le auto elettriche

  11. Peloton e le bici elettriche

  12. Palantir e il “big data” e Peter Thiel

  13. TINA

  14. FOMO

  15. la media mobile a 200 giorni

  16. le percentuali di Fibonacci

  17. il Fondo ARK

  18. i titoli Big Tech del Nasdaq

  19. i dati sui flussi di acquisto dei Fondi Comuni

  20. i dati sui flussi dei buybacks delle Società quotate in Borsa

  21. i dati sul ribilanciamento di fine mese dei Fondi CTA

  22. i dati sulle posizioni dei piccoli investitori sulle opzioni call e put, il Gamma ed il Delta

  23. il petrolio a 200$

  24. la Borsa che “nel lungo periodo sale sempre”

  25. il “buy-the-dip”

  26. il Bitcoin

  27. i certificati indicizzati agli indici di Borsa

  28. le polizze UCITS indicizzate alle Borse

  29. le azioni “meme”

  30. … e l’elenco ovviamente potrebbe continuare

Purtroppo, oggi a tutti gli investitori tocca di domandarsi:

“e se tutti questi temi, che dominavano ogni giorno in TV e sui quotidiani, fossero poi soltanto un mucchio di spazzatura mista a cretinate (come qualcuno sosteneva anche due anni fa)?”.

Il paragone che risulta più azzeccato, alla luce dei fatti, è quello della Tv spazzatura: oggi un investitore deve rendersi conto che a fianco della Tv spazzatura (trash) esiste anche la Finanza spazzatura (trash).

Noi di Recce’d, mentre i quotidiani, CNBC e i siti Web del trading-on-line vi instupidivano con quello che è elencato poi sopra, noi invece vi abbiamo regolarmente informato ed aggiornato a proposito di ALTRE cose, di cose molto diverse.

Ad esempio, noi regolarmente vi abbiamo scritto di fare attenzione alla Taylor Rule, proponendovi anche l’immagine qui sotto dello scorso mese di marzo.

Allora, nel mese di marzo, la Taylor Rule ci diceva che il costo del denaro negli Stati Uniti avrebbe dovuto essere del 12%. Allora, stava allo 0,50%.

Dopo tutto, non era poi così difficile, immaginare ciò che sarebbe successo in seguito.

Non pare anche a voi?

Non sono molti, ad averci dato ascolto nel periodo dell’euforia e dell’isteria (e lo abbiamo capito, fino alla parte finale del 2021, seguendo i prezzi dei mercati finanziari).

Ovviamente, oggi però sulla prima pagina di CNBC ci mettono (sono costretti a metterci) proprio John Taylor. Lo vedete sotto, nell’immagine.

Ma chi avrebbe mai potuto immaginare, una cosa simile?

Mettere John Taylor in prima pagina su CNBC, invece di metterci qualcuno che “pompa” le Borse?

E, per di più, ascoltare John Taylor, adesso, con due anni di ritardo, quando (purtroppo) è del tutto inutile?

Sui media, oggi, c’è stato un drammatico e improvviso ribaltamento di temi dominanti: ma nessuno può essere sorpreso. Siamo passati dal boom economico al 2007 in nove mesi.

Ma nessuno di noi, e nessuno di voi, può dirsi sorpreso: si tratta di cose già viste, che sono già successe, come testimoniato dall’articolo che chiude questo Post. Recce’d ve lo aveva anticipato, questo scenario che oggi tutti vedete, già nel 2020.

In questo momento, per gli investitori che invece avevano dato ascolto, e credito, alla Finanza spazzatura, c’è davvero poco che si può fare: soltanto subire.

E girare pagina, e cambiare per il futuro: le perdite passate vanno messe a bilancio, e dimenticate.

Per il futuro, è necessario cambiare tutto: strategie di investimento, interlocutori, strumenti.

By

Chris Anstey

29 settembre 2022 16:37 CEST

Former Treasury Secretary Lawrence Summers likened the array of risks confronting the global economy to the pre-crisis summer of 2007, with the UK’s current troubles just one example of potential breakdowns.

“We’re living through a period of elevated risk,” Summers told Bloomberg Television’s “Wall Street Week” with David Westin. “In the same way that people became anxious in August of 2007, I think this is a moment when there should be increased anxiety.”

The summer of 2007 saw the first signs of strains over a collapsing US housing market, eventually morphing the following year into the worst financial crisis since the Great Depression.

Besides the UK, “I don’t think there’s any sign that I see -- yet -- of other markets being disorderly,” said Summers, a Havard University professor and paid contributor to Bloomberg Television. “But we know that when you have extreme volatility, that’s when these situations are more likely to arise.”

Among the dynamics behind the current fragility are substantial leverage, uncertainty about the economic policy outlook, unease about high rates of underlying inflation, volatility in commodities and geopolitical tensions tied to Russia’s Ukraine invasion and to China, Summers said.

Japan’s Investments

One particular area to monitor is the strains inherent in Japan’s policies right now, the former Treasury chief said.

On the one hand, Japan has been withdrawing liquidity from its markets, through its purchases of yen last week in an effort to support the exchange rate. But on the other hand, it’s injecting liquidity through the Bank of Japan’s continuing monetary easing. It’s an “extraordinary thing” Summers said.

“It will be interesting to see how that plays out,” Summers said. Japanese investors have “vast holdings” of fixed-income securities around the world, and that will be something to keep an eye on, he said.

As for the UK, “we’re in very complex and uncharted territory,” Summers said. While the Bank of England’s intervention in the gilt market stabilized things for a time, that may not prove lasting, he said, noting that the BOE’S plan is for operations to continue until Oct. 14.

No Vacations

The key problem is that markets don’t believe UK macroeconomic policy is sustainable, he said.

“It’s not going to stay stable forever on the basis of two weeks buying -- and it’s probably not even going to stay stable for two weeks, unless there is a sense that this is a bridge to the fundamentals being fixed,” Summers said of UK markets. “And that’s not what we are seeing from the indications we’re getting this morning.”

Prime Minister Liz Truss on Thursday ruled out a U-turn on the biggest set of tax cuts since 1972, saying “this is the right plan.”

Summers, who served at the Treasury during the Clinton administration and was director of the White House National Economic Council under President Barack Obama, said that given the current risks, “this is certainly not a time when very many firefighters should be taking vacations.”

“When a country as major as Britain is going through something like this, that is something that can have consequences that go beyond,” Summers noted. 

He likened financial troubles to tremors before an earthquake. While sometimes the tremors pass, that’s not always the case -- as was true in 2007, he said.

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