Facciamo un po' di Accademia (parte 2)

Abbiamo deciso di dedicare una serie di Post ad argomenti tecnici: si tratta delle tecniche per costruire e gestire un portafoglio. Argomenti forse un po' complicati, e non sempre di stretta attualità: e tuttavia, siamo certi che molti dei nostri amici che ci seguono attraverso il sito si rendono conto che, affidandosi al caso, le scelte di portafoglio resteranno perdenti, e i risultati dei propri investimenti resteranno negativi.

Ed è allora forse il caso di fare un piccolo sforzo, per uscire dalla trappola nella quale la gran parte dei Clienti risparmiatori italiani è stata costretta, per le ragioni che abbiamo dettagliato nel primo Post di questa serie (che potete leggere più sotto).

Oggi partiamo dalla gestione del rischio: una cosa che, per la maggior parte dei consulenti, dei promotori, dei private bankers, diventa importante solo una volta l'anno, quando salta in aria la Cina. E quando a voi non serve più.

La gestione del rischio, invece, per voi investitori e per noi gestori è fondamentale proprio quando, come negli ultimi mesi di mercati sembra (sembra soltanto) che non succeda nulla. E' proprio allora che sono della massima importanza gli strumenti che consentono di misurare quanto rischio c'è nei vostri portafogli.

La gran parte dei nostri amici, a questo proposito, si sarà sentita raccontare, tante e tante volte, che la misura più efficiente del rischio è la volatilità passata: "negli ultimi 30 anni, la volatilità delle azioni è risultata doppia o tripla di quella delle obbligazioni".

Recce'd vi ha già scritto, in più occasioni, che utilizzare vecchi strumenti come questi oggi non solo è inutile: per voi potrebbe essere molto dannoso. La volatilità media storica non solo non vi serve: vi inganna. La ragione? Riflettete: il rendimento attuale del Bund a 10 anni è ai minimi degli ultimi 120 anni. Centoventi: non dieci. Che cosa ve ne importa, in un contesti simile, di sapere quale è la volatilità media degli ultimi 30 anni? Voi siete costretti a muovervi in una situazione senza precedenti. 

Che fare allora? primo: buttate via i vecchi arnesi (e anche chi ve li propone ancora). Secondo: pretendete che chi si presenta per darvi suggerimenti e consigli sia almeno informato delle tecniche alternative che oggi tutto il mondo conosce e che sono disponibili. Noi in Recce'd ad esempio utilizziamo da sempre e con successo la tecnica della simulazione, e la stima del "maximum drawdown", ovvero la misura di quanto potrebbe perdere a fronte di specifici eventi ognuno degli assets presenti nel portafoglio.

Tra gli studi più recenti su questo tema, uno propone la misura dello Expected Draw Down (EDD):

What EDD proposes is that investors should focus not on volatility, but on the maximum expected drawdown. The maximum drawdown will be affected by market direction; consequently, the market expectations can be used to measure expected drawdown. If you have a positive view on the stock market, the expected downside risk or drawdown over some horizons will be shifted up by some linear amount related to your expectation. Similarly, if you have a negative market view, your expected drawdown will get worse.  Hence, you can directly use your expectations to place a tilt on drawdown exposure relative to the no view  case. The authors center on the idea that expectations can be focused on factors such as market betas to provide the drawdown tilts. What truly makes the EDD framework useful is that it is simple to implement and just an extension of what investors currently do with risk parity. Of course, there is no way around the problem of forecasting skill, but even a simple approach based on trend may help provide appropriate market tilts to control maximum drawdown.

Nel Post noi vogliamo aiutarvi a capire l'intuizione che sta dietro la tecnica: per dettagliare la tecnica di calcolo e di stima, dovremmo utilizzare un linguaggio che non è adatto al Blog (e che forse non sarebbe neppure utile). Il lettore che coglie l'intuizione sottostante da domani saprà distinguere da chi propone soluzioni concrete e chi propone vecchi strumenti privi di qualsiasi utilità.

In estrema sintesi: quando guardate il vostro portafoglio, fareste bene a chiedervi, oppure a chiedere al vostro consulente, che sia banker o promotore, "quanto potrei perdere?" in questo specifico momento di mercato e su quella specifica posizione in portafoglio, piuttosto che perdere tempo con le volatilità storiche che vi vengono generalmente proposte come misura dei rischi che state correndo, e che vengono associate (tagliate ... con l'accetta) a qualcosa che chiamano "profilo di rischio".

E sapete che, se vi servisse un supporto, Recce'd è sempre al vostro fianco. Non è semplice? Vero: ma chi mai vi ha detto che investire è una cosa semplice? Di certo qualcuno che non ha a cuore il vostro interesse.